Varie, 14 febbraio 2002
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BJRK (Björk Gumundsdottir) Reykjavik (Islanda) 21 novembre 1965. Cantante. Attrice. «La diva più strana che il pop europeo abbia saputo creare, un’artista d’avanguardia cresciuta sull’onda del punk [
BJRK (Björk Gumundsdottir) Reykjavik (Islanda) 21 novembre 1965. Cantante. Attrice. «La diva più strana che il pop europeo abbia saputo creare, un’artista d’avanguardia cresciuta sull’onda del punk [...] Nella sua musica c’è il rock e c’è l’opera, c’è l’estremismo del punk e un certo espressionismo di sapore romantico, c’è l’elettronica, la contemporaneità, la ricerca e la canzone, mescolate insieme e proposte da una voce che sembra venire da un mondo lontano. Nulla di tutto quello che abbiamo ascoltato fino ad oggi è uguale a lei, e allo stesso tempo in ogni brano c’è qualcosa di familiare, di conosciuto, ci sono sentieri che in molti hanno percorso, c’è una eredità che non viene dispersa. Lei, la diva alternativa si scatena, si dimena, sussurra e grida, danza con poca grazia, sembra voler mettere a nudo la sua anima, dialoga con il pubblico [...] La sua è una musica apparentemente priva di gioia, nella quale un percorso interiore, quasi privato, si trasforma in esperienza collettiva; diciamo ”apparentemente” perché in realtà […] la carica d’energia vitale che porta in scena altro non è che una straordinaria celebrazione della vita, della forza della musica e dell’arte. Ma c’è uno struggimento, un appassionato dolore, una sorta di compiaciuta malinconia che pervade […] che non si trasforma mai in tristezza, anzi che riesce ad essere, come vuole la musica popolare, godibile, a tratti danzabile, leggero nel senso spirituale del termine [...] Un’artista colta e raffinata e al tempo stesso una sorta di Madonna del mondo alternativo […] che sa praticare l’avanguardia e al tempo stesso essere una diva da videoclip» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 9/11/2001). «La più eccentrica e sorprendente delle musiciste (e dei musicisti) […] Si parte dal 1980, quando una ragazzina di 14 anni, studentessa al Conservatorio di Reykjavik, soffia nel flauto Glora, primo brano composto da lei: già troppo moderno, dissonante, ripetitivo, nonostante l’educazione accademica. Si arriva all’84 con un duo voce e chitarra per Sidasta Eg. La chitarra è quella di Thor Eldon con il quale in quegli anni forma gli Sugarcubes - band che sarà la prova dell’esistenza (musicale) dell’Islanda - e con il quale farà un figlio, Sindri […] Il primo disco in assoluto che la rese una piccola diva nel suo paese: aveva undici anni e registrò un 33 giri che tra molte canzoni folk islandesi conteneva anche delle cover, non ultima The fool on the hill dei Beatles.[…] Arrivò in Inghilterra per, come dice lei, ”tirare fuori la sua parte estroversa”. Il mondo non poteva essere fatto solo di vulcani, geyser e lunghissimi silenziosi inverni: prese con sé il figlio Sindri e mise su casa a Londra. La città le prese la mano. Raccontò di aver fatto, tra il 1994 e il 1998, un grande uso di caffè, ma in realtà frequentava la gente della notte per la quale la caffeina era come camomilla. Di Londra catturò il battito e le nuove tendenze musicali. Di Londra dice: ”Lo considero il mio periodo ”hardcore’, la scelta di essere sempre in una situazione di emergenza. l’emergenza che tira fuori il meglio di te. Sono stati quattro anni folli, ma necessari. Dovevo scuotermi dalla pigrizia di una vita sicura, in Islanda, con la mia famiglia, in un paesaggio amico e conosciuto. A un certo punto ho voluto cambiare tutto. Non volevo più cose facili. E difatti non le ho avute”.[…] Dancer in the dark di Lars von Trier, sua unica e definitiva esperienza cinematografica. Che è stata per lei una purificazione. ”Dopo tanto io-io-io, sul set ho dovuto pensare con la testa di qualcun altro. stata dura, anche se il personaggio di Selma aveva tutta la mia comprensione. Il film mi è servito a rafforzare un’opinione: ognuno faccia il suo mestiere, quello per il quale è nato. Io vivo per la musica, sono vanitosa soltanto della mia voce. Del mio aspetto mi curo meno”. Sarà vero? Si è davvero vestita in fretta quando, rigata di nero e di rosa, è salita sul palco di Cannes 2000 per ricevere la Palma d’Oro come migliore attrice? Avrà indossato quel che trovava quando si presentò alla notte degli Oscar nel costume da cigno (con tanto di uovo)? […] ”Più o meno coscientemente mi sono sempre avvicinata alla musica in uno stato di esaltazione, una sete primitiva, una costante curiosità”» (Laura Putti, ”la Repubblica” 18/11/2002).