14 febbraio 2002
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Blige MaryJane
• New York (Stati Uniti) 11 gennaio 1971. Cantante • «La diva che da ragazza assaggiò gli oltraggi della strada, tra droga e alcol, e che a 30 anni si può ben dire una sopravvissuta del ghetto» (Carlo Moretti). «Nata nel Bronx, cresciuta nel sud, a Savannah, ritornò nell’inferno di New York giusto in tempo per le scuole elementari e per quel praticantato nel coro della chiesa pentescostale indispensabile per conseguire la laurea in soul music. Una ragazza difficile, una ragazza di strada, gli assistenti sociali l’avrebbero sistemata in una classe per disadattati, per lei invece era solo un corso di specializzazione in hip-hop. A casa si curava con i dischi di sua madre: Otis Redding, Al Green, Gladys Knight; per le strade del ghetto affrontava a testa alta le sfide di un mondo dominato dalla baldanza dei maschi. Sbagliando [...] cercando di alleviare la pena “con qualche pillola di troppo”. Di quel periodo le restano segni invisibili di malamore nel cuore e una cicatrice vistosa sotto l’occhio sinistro che neanche il cerone riesce a nascondere. Ma anche il ricordo di un fortunato karaoke in cui cantò Caught up in the rapture di Anita Baker, una canzone difficile, piena di scat e di pathos, una prova impossibile, insidiosissima per una principiante. “Sono cresciuta a suon di soul e R&B” ricorda, “in una zona poco tranquilla della città. Ecco perché la mia voce ha degli accenti rap così violenti”. E raccontano che non è la persona più facile dello show-business, che è più aggressiva e umorale di Dinah Washington» (Giuseppe Videtti, “la Repubblica” 9/4/2002) • «La ragazzaccia cattiva e drogata non c’è più e, al suo posto, è riemersa un’altra Mary J, pronta a vivere finalmente con gioia il suo status di regina dell’hip hop&soul mondiale. Bionda, con un timbro di voce insolito e graffiante anche quando non canta. [...] All’inizio di carriera mi odiavo, non mi piacevo per niente, avevo un rapporto di inferiorità cogli uomini, ero votata all’autodistruzione e ai peggiori stravizi. Poi ho incontrato Dio e adesso mi amo di più, mangio meglio, parlo meglio e, con una dieta più sana, ho ritrovato la voce tanto a lungo trascurata» (Giacomo Pellicciotti, “la Repubblica” 2/10/2003).