Varie, 14 febbraio 2002
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Bloomberg Michael
• Medford (Stati Uniti) 14 febbraio 1942. Tycoon. Politico. Sindaco di New York (dal 2001, rieletto nel 2005 e nel 2009). La sua biografia, almeno fino al 2001, sembra quella del tipico americano bianco e liberal della West Coast. Nasce da una famiglia ebrea di Boston, Massachusetts e si laurea ad Harvard, una delle università della Ivy League. Dopo un’esperienza di lavoro alla Solomon Brothers, fonda la Bloomberg LP, un’agenzia di notizie finanziarie per gli esperti di Wall Street. Presto diventa uno degli uomini più ricchi del mondo (è 94esimo nell’elenco di ”Forbes” del marzo 2005), con un capitale valutato 5 miliardi di dollari. Fino al 2001, quando decide di correre per la carica di sindaco di New York, è iscritto nelle liste democratiche. Ma temendo di perdere le primarie del suo partito, decide di cambiare casacca e di correre per i repubblicani, aiutato dal sindaco uscente, il mitico Rudolph Giuliani. Nel novembre 2001 Bloomberg vince di misura (50 a 48) sul democratico Mark Greene, anche grazie a una campagna elettorale sfarzosa: 75 milioni di dollari (cinque volte più del suo avversario), tutta autofinanziata. Impone così la sua bizzarra immagine di repubblicano liberal: aperto al business, ma favorevole al diritto di aborto e a legalizzare il matrimonio gay. Quattro anni dopo, nel novembre 2005, viene rieletto, superando con largo margine (58 a 38) il democratico Fernando Ferrer. Anche in questa occasione ha speso 73 milioni di dollari di tasca propria. Si è più volte definito «Mister Grande sogno americano» perché, nato da una famiglia non ricca (si è mantenuto agli studi facendo il parcheggiatore e il riparatore di radio), è riuscito ad accumulare un’enorme fortuna. Divorziato, due figli, da anni impegnato in opere benefiche, piace molto alle donne e ha fama di playboy. Famosi i suoi frequenti weekend alle Bermude • «[...] Bloomberg non è repubblicano. Tutto il contrario. stato iscritto alle liste elettorali democratiche fino al 2001, quando ha capito che mai uno come lui, senza solidi legami nell’apparato, avrebbe potuto passare indenne sotto le forche caudine delle elezioni primarie di quel partito. Così ha cambiato bandiera e i repubblicani sono stati ben lieti di accoglierlo per mostrare al mondo che erano in grado di conquistare la città più progressista degli Stati Uniti. [...] ogni giorno va in ufficio in metropolitana, dice spesso che il suo fine è rendere la città più vivibile. In piena controtendenza con il resto d’America, insiste che la città deve essere percorribile a piedi. Il suo obiettivo più importante a lunga scadenza è la risistemazione del Waterfront, sia a Manhattan sia a Brooklin, per consentire ai cittadini l’accesso al fiume e alla baia. In quattro anni ha costruito una rete di percorsi ciclabili che ora consentono (a chi è in grado di percorrere 53 chilometri su due ruote) di fare il periplo di Manhattan in bicicletta costeggiando l’acqua. Una delle iniziative più apprezzate di Bloomberg è stata l’istituzione del ”311”, un centralino telefonico a cui segnalare disfunzioni e inoltrare proteste. Sono arrivate centinaia di migliaia di chiamate, le più numerose contro l’eccesso di rumore in città. A quel punto Bloomberg ha minacciato multe salate a chi suona il clacson, ottenendo qualche risultato. Impone sulle sigarette un aumento record, tanto che il Manhattan Libertarian Party, la destra repubblicana che aborrisce l’intervento dello Stato, organizza una distribuzione alternativa di pacchetti a minor prezzo. Ma lui tiene duro. Nel 2003 proibisce il fumo in tutti i locali pubblici, compresi i bar, tradizionale rifugio dei fumatori incalliti. Si levano veementi e colorite proteste. Nell’Upper West Side, la zona cara alla sinistra intellettuale, un bar della 75esima espone per oltre un anno un manichino di legno, proprio davanti alla porta di ingresso, con il sindaco Bloomberg che si inchina ai clienti e dice: ”Se avete una sigaretta accesa, prego spegnere qui”, indicando un portacenere sul fondoschiena del sindaco. Ma presto le proteste si spengono e i fumatori si rassegnano a fumare all’aperto. [...] Giuliani era un oratore carismatico e un sindaco muscolare. Bloomberg è il contrario: un pessimo parlatore attento alla qualità della vita di una città post-industriale. [...]» (Enrico Pedemonte, ”L’espresso” 8/12/2005) • «[...] Qualcuno lo chiamò il ”Berlusconi americano” dimenticando che la sua rete tv, Bloomberg Cable News raggiunge nelle giornate buone lo 0,6% del pubblico, è rigorosamente non partigiana ed è comunque già stata sterilizzata in un ”fondo cieco”, non è diventato miliardario, dopo essere nato figlio di un semplice contabile, dando ascolto agli altri» (Vittorio Zucconi, ”la Repubblica” 6/11/2003) • «[...] ”Ho una fidanzata in ogni città dove mi reco”, si è vantato anni fa nella sua autobiografia, dove ammette relazioni con dive quali la cantante nera Diana Ross e l’attrice ed ex modella Marisa Berenson [...] Durante la campagna elettorale i tabloid rispolverano le querele intentate contro di lui nel biennio 96-97 da ben quattro ex impiegate che l’accusano di molestie e discriminazione sessuale. ”Mi ha fatto proposte indecenti”, punta il dito la prima. ”Quando ha saputo che ero incinta mi ha invitato ad abortire”, le fa eco un’altra. ”Era lascivo con tutte le dipendenti donne”, guira una terza. Il miliardario nega tutto. Però alla fine decide di firmare un accordo extra giudiziario, versando un’ingente somma per mettere tutto a tacere. Ma il columnist conservatore James Pinkerton osa paragonarlo a Bill Clinton: ”Hanno tutti e due una eterosessualità avventurosa”. [...] il ruolo di ”first lady” spetta alla primogenita Emma e non a qualche fidanzata estemporanea, come temeva qualcuno [...] A chi si scandalizza quando il sindaco si appresta a nominare la sorella responsabile del ”Dipartimento anziani”, Bloomberg replica che ”tutte le donne della mia famiglia lavorano per me” [...]» (Alessandra Farkas, ”Sette” n. 5/2002).