Varie, 14 febbraio 2002
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Blunkett David
• Sheffield (Gran Bretagna) 6 giugno 1947. Politico. Laburista. Ministro dell’Interno di Blair. Costretto alle dimissioni nel dicembre 2004. « cominciato come un peccato veniale: un permesso di soggiorno procurato alla baby-sitter della sua amante. finito come un peccato mortale, almeno per un politico: l’accusa di essere arrogante, tanto arrogante da confidare velenosi giudizi sui propri colleghi al giornalista che stava scrivendo la sua biografia. [...] La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per così dire, è una canzone. [...] in un pub vicino a Westminster dove i peones del Labour erano riuniti per un party prenatalizio, è arrivato a sorpresa Blunkett e si è messo a cantare un vecchio brano di Fred Astaire e Ginger Rogers, Pick yourself up, intonando con particolare impeto la strofa che fa: ”I pick myself up, dust myself up, start all over again”, mi tiro su, mi do una spolverata, ricomincio tutto da capo. Parole che sembravano riferite allo scandalo della baby-sitter, all’indagine nei suoi confronti, alle polemiche che aveva suscitato. ”Pareva ammattito”, ha detto ai giornali uno dei partecipanti alla festa. ”Dovrebbe dimettersi, è diventato un peso per il partito”, ha commentato un altro. All’inizio della vicenda, un sondaggio indicava che per la maggioranza della popolazione Blunkett aiutò effettivamente la domestica filippina della sua amante a ottenere un permesso di soggiorno, ma che questa non è una ragione sufficiente per chiederne le dimissioni. Poi però la sua situazione si è aggravata. Prima è uscita la sua biografia, in cui il ministro degli Interni ne dice di tutti i colori sui colleghi di governo, descrivendoli come se l’unico alleato su cui Blair può contare fosse lui. Jack Straw, ministro degli Esteri, gli ha tolto il saluto, e quando Blunkett gli ha telefonato per scusarsi, ha fatto sapere che non accetta le scuse. John Prescott, il vice-premier, gli ha dato dell’arrogante. Quindi si è saputo che l’indagine sul visto alla baby-sitter aveva scoperto qualcosa: una e-mail in cui apparentemente il ministro degli Interni chiedeva ai suoi funzionari di velocizzare la pratica. Blunkett sosteneva di non aver mai fatto niente del genere: e una menzogna, in politica, è spesso più grave della colpa, grande o piccola, che cerca di coprire. Infine sono circolate voci di altri abusi di potere da parte sua. Vere o false, quando [...] in parlamento Blair ha smesso di difenderlo, Blunkett ha capito che non c’era più niente da fare. Cieco dalla nascita, ragazzo prodigio del Labour, sindaco, deputato, più volte ministro: probabilmente la sua brillante carriera finisce qui, con sollievo dei laburisti che non dovranno trascinarsi dietro una storia imbarazzante [...] Il paradosso è che un governo accusato di avere portato la Gran Bretagna in guerra in Iraq con una falsa premessa, l’esistenza di armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein, è rimasto tranquillamente al suo posto; mentre il ministro incaricato di proteggere la nazione dal terrorismo di Al Qaeda è costretto a dimettersi per un favore a una baby-sitter, qualche battuta al vetriolo sui colleghi e una canzonetta in un pub» (Enrico Franceschini, ”la Repubblica” 16/12/2004). «Gli rimproverano un peccato d’amore, due figli con una donna sposata, e qualche abuso d’ufficio che ci farebbe sorridere anche se fosse vero, perché l’accelerazione del visto di soggiorno alla baby sitter filippina, e un biglietto di treno a spese dello Stato [...] sarebbero comunque il minimo che un uomo possa fare per il proprio figlio e la sua amatissima mamma, il minimo che chiunque di noi farebbe, pagliuzze di ipocrisia spacciate per minacce alla pubblica morale. Ma l’Inghilterra puritana è anche questo e i giornali popolari, i famosi tabloid [...] si accaniscono contro David Blunkett, il ministro degli Interni del governo Blair, un cieco dalla nascita che si muove con l’aiuto di quattro cani ormai famosi a Westminster, Teddy, Offa, Lucy e Sadie, uno dei quali vomitò in Parlamento durante lo speech di un deputato dell’opposizione. Con il suo faccione gaio, crudo e franco, due enormi orecchie a sventola, la barba disordinata e virile, gli occhi perduti, David Blunkett è un politico d’eccellenza e un uomo d’eccellenza. di cui si chiedono le dimissioni non per incompetenza e neppure per disonestà, ma per i suoi momenti di libertà, per i suoi privatissimi istanti di grazia. E noi italiani, che siamo abituati ai politici ladri e mafiosi, alle leggi ad personam e al conflitto d’interessi, noi che sempre guardiamo con invidia e con amore all’Inghilterra [...] non possiamo che inarcare il sopracciglio con degnazione e compiangere Blankett, la sua amante, i loro figli e tutta la nazione che germogliò e fruttificò nella rivolta moralistica contro il papismo acquiescente e la bonomia italica ma ha ridotto l’originaria divisione tra pubblico e privato a una nevrosi giornalistica, a una spazzatura giornalistica, roba da Vernacoliere, ma senza lo spirito dei livornesi e dei pisani. [...] ”il Daily Mail”, uno dei più famosi tabloid, si accaniva nella denuncia del dettaglio pruriginoso, con le foto della terrazza panoramica di Villa Caterina, un albergo nell’isola di Corfù, cinquemila sterline a settimana, dove [...] la coppia, insieme al piccolo William di tre anni, ”trascorse una luna di miele mano nella mano” e dove ”probabilmente il ministro non si avvide di ingravidare per la seconda volta la signora Kimberly Quinn” che adesso è tornata dal marito, l’amministratore sessantenne dell’edizione inglese di Vogue, un uomo buono e innamorato che fa sapere di averla perdonata, di voler bene a William come fosse suo... Così il fumetto travolge le tradizionali qualità degli inglesi, la morigeratezza, il senso della misura, l’antispagnolismo. Trionfano la rabbia politica contro il governo Blair, l’offesa irriverente, la ferocia aneddotica. Vengono intervistati autisti, camerieri, baby sitter, guardie del corpo, cuochi e vicini di casa, tutti testimoni minuziosi e candidi di ”tre anni di passione”, di scenari teatrali, alberghi di fate, languidi desideri consumati sul sedile posteriore dell’auto di Stato, cene ”di carne grigliata” con la scorta fuori dalla porta. La calura e il piacere carnale tipici dei popoli latini qui svaporano in tristezza, in malinconia, in scandalo, come se quell’amore provasse che Blunkett ha due morali, una pubblica da esibire e un’altra privata da nascondere, come se la politica obbligasse al sacrificio amoroso, alla rinuncia del desiderio, alla fine della privacy. [...] I politici hanno certo molti doveri ma non quello di non avere un amante o un hobby o un diario segreto. E non è vero che esistono due morali, due sfere divisibili. Un uomo è un uomo e non è due uomini. Blunkett sta al governo per amministrare le risorse e i bisogni della comunità, a nessuno deve interessare quel che fa a casa. E in un Paese civile un ministro non si mette in discussione perché ha aiutato la baby sitter del figlio a ottenere un visto di soggiorno, comunque dovutole. Chi non lo fa? E che cosa c’è di incivile? Un politico si mette in discussione quando usa la legge per i suoi interessi, quando norma anomalie private, quando del suo vizio privato fa pubblica virtù, quando privatizza la televisione pubblica o la scianca per favorire la propria, quando piega la legge ai suoi bisogni o la aggira disamministrando. Blunkett ha restituito allo Stato i soldi del biglietto ferroviario che aveva ceduto alla signora e, da ministro degli Interni, ha ordinato un’inchiesta su se stesso. Vorrebbe riconoscere i bambini, è ancora innamorato di una donna che è tornata ad amare il marito a sua volta innamorato. Insomma un pasticcio. Perché dovrebbe essere amministrato dal pubblico il pasticcio sessuo-affettivo di un ministro? Non è già pesante per il pasticcione stare dentro a un pasticcio? [...] Un ministro degli Interni cieco sembra quasi un ossimoro perché le cose e le persone vengono bene amministrate se sono ben viste, e David Blunkett è un uomo che immagina il mondo ma non lo vede e mai lo ha visto perché è nato cieco [...] Eppure, ministro dell’Educazione dal 1994 e ministro degli Interni dal 2001 si è mosso con uno sguardo d’aquila nel mondo dei vedenti, ha introdotto la carta d’identità, ha reso trasparente al controllo e ai visti quell’immigrazione clandestina dove si nasconde il malumore dei naufraghi del pianeta e dove dunque alligna il malocchio del terrorismo. Ed è soprannominato Big Blunkett variante di Big Brother, Grande Fratello, che è la metafora orwelliana di colui che vede tutto senza essere visto. E forse Blunkett vede tutto proprio perché nessuno si sottrae al cospetto di chi non vede nulla. Anche il rapporto tra sesso e vista qui è rovesciato. Normalmente è così stretto che ad un certo punto, ad una certa età, è la vista che prende il posto del sesso: soffermarsi con gli occhi su un corpo femminile per molti di noi è già possederlo. Invece Blunkett sconfessa anche questo luogo comune. Raccontano addirittura che la signora Kimberly Quinn lo conquistò durante una cena prestandogli i suoi occhi. E che gli mentì per daltonismo narcisista: ”Sono alta e bionda”. Invece è piccola e bruna. Nella mitologia, per atterrare un gigante la cosa migliore era accecarlo. Invece in Blunkett la cecità è il prezzo pagato per altri talenti, per altre eccellenze. E infatti fu un amore cieco e disordinato perché anche lui era separato, anzi divorziato e con tre figli. In tutto il mondo, Inghilterra compresa, ci sono trasmissioni televisive con seguiti di massa che esaltano e mitizzano questo genere di disordini. Ebbene il successo di questi immondezzai virtuali non si spiegherebbe se non fossero ancorati a disordini reali e vitali. In un’epoca in cui siamo tutti informali come Blunkett, in cui l’amore è un pasticcio e il sesso stravede perché dà la vista ai ciechi e acceca i vedenti, il solo scandalo è che Blunkett faccia scandalo. Se gli inglesi ci vedono l’affare, siamo pronti a cedere Berlusconi, Bossi, Buttiglione e i suoi teocon in cambio di Blunkett, dei suoi cani, e di tutte le sue signore» (Francesco Merlo, ”la Repubblica” 2/11/2004). « l’unico ministro, tra quelli che contano, che abbia la fiducia di Tony Blair senza appartenere, però, alla corte del premier. l’unico che possa parlare di ”legge e ordine”, tema spinoso per la sinistra, senza temere di tradire gli elettori laburisti, perché con le sue origini popolari se lo può permettere. l’unico, o quasi, cui i giornali tributino il massimo complimento britannico in politica: ”Un paio di mani sicure”. Ed è l’unico - a volte si rischia di dimenticarlo - che soffra di un handicap, un grave handicap che però mostra ogni giorno di saper superare, con naturalezza: è cieco. Cieco totale, cieco dalla nascita. Perciò, sommando queste sue caratteristiche, viene ovvio pensare non solo che potrebbe un giorno succedere a Blair, ma che potrebbe essere il primo capo di governo non vedente in Europa, almeno nei tempi moderni. Lui, sereno, non si candida ma non lo esclude [...] la vita di Blunkett è quella d’un uomo che non si rassegna. Da bambino s’arrampicava sugli alberi e inforcava la bicicletta: cadeva, si rompeva qualche dente, riprovava. Da ragazzo s’è ribellato al pregiudizio che indirizza molti ciechi solo a ripetitivi lavori manuali, e invece s’è laureato e s’è dato alla politica. Da adulto ha voluto fare quello che fanno molti: s’è sposato, ha avuto tre figli e ha divorziato senza fare drammi. Ora, nella vita e nel lavoro, sembra avere solo la compagnia di Lucy, il cane labrador che l’accompagna anche ai Comuni (c’è voluto un permesso speciale), e quella dei testi in Braille, che sono lenti e scomodi: ”Ci vuole un sacco di tempo per leggerli, non si possono sottolineare e se ci rovesci sopra un bicchier d’acqua diventano impossibili”, dice. Ma non si lamenta. Naturalmente, se mai dovesse diventare premier, non sarebbe un leader alla Blair, che ha scompaginato il paesaggio della politica, ma qualcosa di diverso, quasi un compromesso, all’inglese, tra destra e sinistra: progressista nella promozione degli ultimi (era suo il programma ”istruzione, istruzione, istruzione” con cui Blair vinse il primo, trionfale mandato), ma severo di costumi. Niente Cool Britannia, niente concessioni alla moda, nessun giovanilismo. Ma ciò che fa di lui un personaggio a parte è il candore. L’intervistatrice dell’’Independent”, schietta, gli chiede che cosa vorrebbe vedere se potesse riavere, solo per un giorno, il dono della vista. E Blunkett: ”Sceglierei le persone con cui stare, per vedere come sono fatte, e per primi i miei figli, perché altrimenti mi sparerebbero. E potrei avere un pulmino?”. Certo. ”Con il minibus andremmo prima alla National Gallery”, il museo di Trafalgar Square dove ci sono i più importanti quadri antichi del Regno Unito, ”ma subito dopo nella campagna più bella”. E poi? ”Potrei avere anche un piccolo aeroplano?”. Come no... ”Vorrei scegliere qualcosa da mozzare il fiato, una vista di montagna da tenere nella mia mente. E sulla via del ritorno vorrei vedere il peggio della povertà, per tenere a mente anche quello”. La domanda viene automatica: forse la Sheffield della sua infanzia, dove rimase orfano a 12 anni perché suo padre, che a 67 anni continuava a lavorare all’azienda del gas, cadde in una vasca d’acqua bollente, e morì dopo lunga agonia? ”No, ricordo in ospedale il terribile odore della carne bruciata”, dice Blunkett. Del suo misero mondo dell’infanzia, come dei sogni che solamente un cieco può fare (solo ”suoni, contatti”), preferisce un ricordo senza immagini: ”Magari, se vedi le cose, resti deluso”» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 12/3/2002). «Dopo poco più di quattro mesi nell’ufficio del ”concrete mushroom” […] si parla già con crescente insistenza di lui […] come successore più plausibile di Tony Blair […] Quello che è riuscito a fare, in pochi mesi all’Home Office, ha dello straordinario perché ha realizzato il sogno di ogni leader politico: quadrare il cerchio, cioè convincere tutti gli interlocutori che si sta dalla loro parte, ma senza apparire opportunisti o incoerenti. Le origini di quest’uomo del Nord post industriale e impoverito sono umili e difficili: cieco dalla nascita, mandato in un college per non vedenti a quattro anni, padre operaio ucciso in un incidente sul lavoro (è caduto in un calderone d’acqua bollente). un ex leader del comune della sua città natia, Sheffield, è un’esponente della destra interna dell’Old Labour. Insomma, ha ottime credenziali presso i tradizionalisti di sinistra, poco convinti da Blair ma, essendo vicino al premier, è il suo più prezioso alleato. Da classico ”old liberal” le sue opinioni erano poco liberal, quasi autoritarie: linea dura contro la droga, contrario all’abbassamento a 16 anni della maggiore età per i rapporti omosessuali, vicino alla polizia e critico con gli avvocati e i giudici liberal-trendy ”troppo ricchi, troppo cinici, troppo indifferenti alla vita della gente semplice”. Ora vuole ristabilire il primato del Parlamento nello stabilire le leggi e allontanare i giudici troppo invadenti da questo delicato campo perché ”mai gente non eletta deve decidere le sorti del paese”. Queste opinioni gli hanno fatto guadagnare il sostegno della potente stampa di destra» (’Il Foglio” 1/11/2001). «Non sopporta quegli avvocati che contestano casi legali sperimentali e astratti, per aggiudicarsi cachet miliardari ”per vittorie pirriche procedurali”. ”Le mie opinioni sulla legge si sono formate dalle mie esperienze di vita, sulle strade di Sheffield: la gente deve poter capire perché esiste una legge”» (’Il Foglio”, 22/11/2001).