Varie, 14 febbraio 2002
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BOBAN Zvonimir Imotski (Croazia) 8 ottobre 1968. Ex calciatore. Arrivato in Italia nel 1991 per giocare col Bari, l’anno successivo passò al Milan squadra con cui vinse quattro scudetti (1992/93, 1993/94, 1995/96, 1998/99) e una Champions League (1993/94)
BOBAN Zvonimir Imotski (Croazia) 8 ottobre 1968. Ex calciatore. Arrivato in Italia nel 1991 per giocare col Bari, l’anno successivo passò al Milan squadra con cui vinse quattro scudetti (1992/93, 1993/94, 1995/96, 1998/99) e una Champions League (1993/94). Con la nazionale croata fu terzo ai mondiali del 1998 • «Figlio del colonnello Marinko, capitano della Dinamo Zagabria, stella del calcio, diventa un simbolo quando durante Dinamo-StellaRossa reagisce alle manganellate di un poliziotto serbo e lo colpisce con un violento calcio al mento. Gli fa volare l’elmetto, la foto fa il giro del mondo. Zvonimir è squalificato dalla nazionale jugoslava, si nasconde da amici, non partecipa ai Mondiali del 1990 in Italia. Punto di riferimento per i giovani (non soltanto del calcio), esplode nel Milan dove vince quattro scudetti. L’ultimo, quello con Zaccheroni, porta la sua polemica firma. Il suo utilizzo fa entrare in collisione Berlusconi e Zac. Vince la splendida coppa Campioni di Atene contro il Barcellona. A Zagabria lo premiano e lui premia la Croazia. il capitano della nazionale terza al mondiale di Francia 98. La folla per lui va in delirio: diventa il più grande calciatore croato di tutti i tempi» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 7/2/2004) • «’I ricordi più importanti? La prima volta che con la Dinamo Zagabria divenni capitano. Accadde a Pristina, avevo 18 anni. Poi la vittoria di Torino, sulla Juve, nel novembre del ”92. Capello ebbe coraggio. Per lasciare spazio a me, rinunciò a gente come Gullit e Papin, due Palloni d’oro, e a Savicevic. Infine l’errore contro la Francia, al Mondiale ”98, con la maglia della Croazia. Mi lasciai sfuggire il pallone a 30 metri dall’area e Thuram ci castigò. Fortuna che quella croce divenne meno pesante con la conquista del terzo posto. Tra i successi il 4-0 al Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni ad Atene; l’ultimo scudetto, quello con Zaccheroni; il terzo posto al Mondiale. Per noi croati quel piazzamento ha significato più della Champions League e dello scudetto per il Milan. Forse per questo resta un po’ speciale” […] stato un simbolo per l’intera Croazia. Merito del calcio sferrato a quel poliziotto nella storica sfida con la Stella Rossa. ”Sono orgoglioso di quel gesto, anche se, ai tempi, non fu facile gestire la situazione. Ero un ragazzo, si parlava di dieci anni di carcere. Ho rischiato tutto per sfogare quello che avevo dentro […] Fossi riuscito a giocare da trequartista come a Zagabria, se il Milan fosse stato costruito con il 3-4-1-2, avrei forse potuto ottenere più riconoscimenti individuali. Ma con Capello si giocava il 4-4-2 ed io ho accettato di fare il centrocampista puro e duro. Negli ultimi tre anni, grazie a Dio, ho però ritrovato il mio ruolo da numero 10, anche se ero sempre messo in discussione. Mi stavo stancando di fare il centrocampista autentico. Mi spiace soltanto di non avere vinto con la Dinamo Zagabria. La Stella Rossa era troppo forte […] Con Capello ho avuto scontri anche duri, che però avrei potuto e dovuto evitare. Pure con Zac è successo: avrei dovuto comprendere la sua situazione, anche se lui non ha capito la mia”» (Alberto Costa, ”Corriere della Sera” 4/10/2002).