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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

BOBULOVA Barbora Martin (Slovacchia) 1976. Attrice • «Si scrive Barbora ma si legge Barbara e lei, anche se vive in Italia dal 1996, non ha nessuna intenzione di italianizzare il suo nome sostituendo la ”o” con la ”a”

BOBULOVA Barbora Martin (Slovacchia) 1976. Attrice • «Si scrive Barbora ma si legge Barbara e lei, anche se vive in Italia dal 1996, non ha nessuna intenzione di italianizzare il suo nome sostituendo la ”o” con la ”a”. ”Sono battezzata così e non voglio cambiare. Sarebbe stupido […] Penso che nella vita potrei fare anche altro che recitare. Ho cominciato a fare l’attrice per caso. Vivevo a Martin, una piccola città della Cecoslovacchia in cui non succedeva niente. Un regista venne da Bratislava per fare il casting di un film. Io accompagnai mia sorella e una sua amica, ma il regista scelse me. I miei genitori sono stati bravi perché mi dicevano che era solo un gioco e che dovevo continuare a studiare. Avevo dodici anni. Adesso posso dire che è diventato il mio mestiere” […] Approda in Italia dove nel 1998 recita in Ecco fatto, l’opera prima di uno sconosciuto Gabriele Muccino: ”Spero di poter lavorare di nuovo con lui. Sono felicissima del suo successo […] Non so se rimarrò in Italia tutta la vita. Ho un fidanzato americano che fa il produttore e che potrebbe ospitarmi”» (F.A., ”Il Messaggero” 2/6/2002). «Ex-allieva della Scuola d’Arte Drammatica di Bratislava, lanciata in Italia da Marco Bellocchio che la scelse come protagonista femminile del Principe di Homburg e arrivata al grande successo popolare grazie al film tv di Carlo Lizzani Maria Josè, l’ultima regina, è una ragazza esile ma determinata, con lineamenti delicati da bambola che possono nascondere, proprio perchè così perfetti, angosce, tormenti, segreti. Le piace mettersi alla prova con autori capaci di tirarle fuori il lato oscuro, anche a costo di dure fatiche […] ”Il lavoro televisivo è molto diverso da quello del cinema, non c’è libertà di interpretare e spesso non c’è neanche troppo tempo per perfezionare la recitazione, così è naturale adeguarsi a un livello convenzionale. In tv un attore tende a impigrirsi e io non sono affatto pigra: se sento che mi sto lasciando andare vuol dire che devo cambiare strada”. E poi sul piccolo schermo grava la dittatura dell’audience: ”La qualità non corrisponde agli ascolti, questa mania di far dipendere tutto dai dati trasforma il nostro lavoro in una gara e noi, invece, siamo degli artisti”. Esigente prima di tutto con se stessa (’Lizzani è un regista paziente e colto, sul set c’era un’atmosfera calma, tranquilla, ma mi piacerebbe poter rifare Maria Josè perchè non sono contenta di come mi è venuta”), ha imparato presto la lingua italiana e si è misurata con tanti, diversi partner maschili. Di Massimo Ghini, per esempio, suo compagno nella Cittadella, dice: ”Non credo che nella vita potremmo essere una coppia perfetta, abbiamo cercato di esserlo sul piccolo schermo”. Anche con Andrea Renzi, l’uomo che, nella Spettatrice, è l’oggetto della morbosa curiosità della protagonista, ”è rimasta sempre una certa distanza”. Naturalmente, precisa, tutto questo non vuol dire che in Italia mancano attori capaci: ”Voglio solo dire che nel mio Paese ci sono tanti attori molto bravi che però non hanno le possibilità degli italiani e questo mi dispiace”» (f. cap. ”La Stampa” 10/2/2003).