Varie, 14 febbraio 2002
BOFFO Dino
BOFFO Dino Asolo (Treviso) 19 agosto 1952. Giornalista. Dall’ottobre 2010 direttore editoriale di Tv 2000. Ex direttore di “Avvenire” (dal 1994, dimissioni il 3 settembre 2009 dopo che “Il Giornale” di Vittorio Feltri aveva rivelato una sua vecchia condanna per molestie a una ragazza di Terni cui, secondo le insinuazioni, avrebbe voluto soffiare il fidanzato) • «[...] occhi chiusi quando parla e guardaroba edonista, tono curiale da “Ascolta, si fa sera”, uno che introduce i dibattiti con un “ci facciamo qualche domandina” [...] l’uomo più amato da Ruini [...] uno che ama ripetere ai suoi giornalisti “Concetti, non fervorini o fervoroni”? [...] Con monsignor Camillo Ruini appena arrivato a Roma, e non ancora cardinale, il grande colpo: gli trovò una perpetua manzoniana, una pia signorina prelevata da un istituto di Treviso, sua città natale. Con monsignor Stanislao Dziwisz, segretario del pontefice, ancora meglio. Da braccio organizzativo dell’Azione Cattolica, Boffo spalancava le porte dei pensionati per accogliere frotte di pellegrini polacchi in visita al papa, guadagnandosi l’eterna riconoscenza di don Stanislao. Gratis, cioè a spese dell’associazione. Piccoli caritatevoli investimenti dal rendimento a lungo termine. [...] Direttore di “Avvenire”, il quotidiano della Cei, ma anche della tv Sat 2000 e del network radiofonico nazionale BluSat, il circuito dei vescovi, è arrivato al vertice della piramide multimediale messa su da Ruini. Il monopolista della comunicazione religiosa. “I cattolici sono umili. Ma non rinunciatari”, ha avvertito. Prima di trasformarsi, come per miracolo, nel front runner del recupero del White Power, il pit-bull scatenato contro il nemico: i poteri forti che vogliono distruggere la Chiesa, il laicismo imperante, travestito da centro-sinistra. Una visione alla Codice da Vinci: Bene contro Male. Come il guerriero San Giorgio, Boffo si è gettato nella mischia, lancia in resta. Missione: liberare via Solferino da quel preoccupante odore di zolfo che si annusa da qualche tempo. Esattamente dal ritorno del drago, al secolo Paolo Mieli. Il laico di cui il cardinale Ruini si fidava al punto di fargli vedere in anteprima le sue prolusioni politicamente più delicate, che poi Mieli definiva “straordinarie” nella sua posta. Mieli e non solo. La cotta per Ernesto Galli della Loggia, la partecipazione azionaria della Cei all’impresa di “Liberal”. Una vera e propria consacrazione per il terzismo. Tutto vanificato da un uno-due micidiale del nuovo “Corriere” mielesco: la campagna su Pio XII e i bambini ebrei. E soprattutto l’appoggio del quotidiano ai referendum. Apriti cielo! La risposta di “Avvenire” al voltafaccia è da apocalisse. Titoli beffardi: “Pagine criptate, ammuine chiare”. Corsivi al vetriolo di Sebastiano Cnel, firma clonata in cui molti riconoscono la longa manus del direttore. [...]» (Marco Damilano e Denise Pardo, “L’Espresso” 17/2/2005) • «[...] così bianco, raccontano ridendo gli amici, che il padre camionista (coincidenza: come il papà di Angelo Scola) era l’unico a girare con l’autocarro tappezzato con una sola donnina: la Madonna. [...] nato nel borgo di Onè di Fonte, adagiato sotto i colli asolani, crebbe attaccato alle tonache dei preti: chierichetto, dottrina, processioni, ping pong all’oratorio, novene mariane, cori in latino (“Eia ergo, advocáta nostra, / illos tuos misericórdes...”) e scuola dai preti al mitico istituto “Filippin” di Paderno del Grappa. [...] mandato a farsi le ossa a Roma, dove finì ancora giovanissimo a capo dell’Acr (azione cattolica ragazzi) che allevava i lupetti, i pionieri dell’associazionismo religioso. [...] nella sua chiesa, è rimasto sempre. Salendo di gradino in gradino, di sagrato in sagrato, di pulpito in pulpito. Prima responsabile trevisano dell’Azione cattolica, poi direttore del diffusissimo settimanale diocesano “La vita del popolo”, poi vicedirettore di “Avvenire” e infine [...] direttore non solo del giornale della Cei ma anche della televisione “Sat2000” e del network radiofonico “BlueSat”. Il che fa oggi di lui l’uomo forte di tutta l’informazione cattolica italiana. Un trono sul quale, dicono gli avversari, siede grazie a Camillo Ruini, al quale il nostro ha trovato perfino la perpetua Pierina. Una sottolineatura maliziosa ma inesatta. Se Boffo è una “creatura” di Ruini, dice la leggenda, Ruini è in qualche modo una “creatura” di Boffo: fu Dino infatti, quand’era il responsabile giovanile dell’Ac, a suggerire come padre spirituale del suo gruppo quel segaligno prete emiliano. [...]» (Gian Antonio Stella, “Corriere della Sera” 14/6/2005).