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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

BOKSIC Alen. Nato a Makarska (Croazia) il 21 gennaio 1970. Calciatore. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1993, tredicesimo nel 1996

BOKSIC Alen. Nato a Makarska (Croazia) il 21 gennaio 1970. Calciatore. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1993, tredicesimo nel 1996. Con l’Olympique Marsiglia ha vinto la Champions League 1992/1993. Con la Juventus ha vinto lo scudetto 1996/97 e la Coppa Intercontinentale 1995/96; con la Lazio ha vinto lo scudetto 1999/2000. Si è ritirato ad inizio 2003 (giocava in Premier League con il Middlesbrough). «’Alien”nelle giornate migliori è imprendibile, semplicemente devastante. Peccato, però, che domeniche di questo tipo gliene capitino cinque all’anno. Il suo grande estimatore è Cragnotti, presidente della Lazio dei record, che lo difende da critiche (sbaglia troppi gol) e perplessità (è spesso in infermeria). Lo lascia andare per una stagione alla Juve [...] ma lo richiama subito dopo a casa, innamorato di questo attaccante croato che parte da metà campo e si porta a spasso il diretto avversario, ubriacandolo di finte e controfinte. Protagonista di una bizzarra polemica con Eriksson (i due non si prendono proprio): prima di una partita rifiuta di andare in campo perché la maglia è troppo stretta. L’allenatore lì per lì abbozza e poi non lo fa più giocare. [...]» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «Sarà pure un grande scorbutico ma di certo è un grande uomo. E nessuno alla Lazio deve offendersi se la sua vera passione è sempre stata e resta la sua patria, la Croazia. E il suo club l’Hajduk Spalato, per la cui salvezza ha donato quattro milioni di euro, insieme ad Asanovic, Stimac e Bilic, entrando nel comitato direttivo della società. Il senso d’appartenenza, tipico del popolo slavo, di un ”girovago” del pallone, che ha giocato nei campionati più importanti d’Europa, Francia, Italia e Inghilterra senza mai sfuggire alle proprie origini. Di lui ha sempre colpito questo dignitoso distacco che in troppi hanno scambiato per freddezza. Col Marsiglia ha vinto tutto, campionato e Coppa dei Campioni. In Italia due scudetti con Juventus e Lazio. Ma mai si è concesso a una passerella di troppo. Porta con sé, nell’intimo, l’altro grande legame della sua vita sportiva: la Lazio, meglio ancora Sergio Cragnotti, di cui si sentiva ”figliolo”, a volte prodigo. Chi s’incarognì nel segnalarne l’assenza alla festa scudetto forse neanche poteva sapere del suo contemporaneo dramma interiore, la separazione dalla moglie che gli ha dato tre figli. Se n’era andato così, in punta di piedi, nascosto dall’entusiasmo della gente biancoceleste, che lo ha sempre più rispettato che osannato. Rispetto a Van Basten, cui molti l’avevano paragonato per la classe e la potente agilità, a tratti autentica leggiadria, dicevano non avesse il senso del gol. Ma anche sul campo, come nella vita, non si contano i suoi assist, l’intrinseca capacità di aprire spazi alla fama degli altri, dei suoi compagni. [...] L’unico rimpianto è di non aver fatto abbastanza per la sua nazionale: in Francia non c’era, in Giappone pagò il dazio all’anagrafe» (Vincenzo Cerracchio, ”Il Messaggero” 2/2/2003).