Varie, 14 febbraio 2002
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Bonelli Gianluigi
• Milano 22 dicembre 1908, Alessandria 12 gennaio 2001. Autore di fumetti e fondatore dell’omonima casa editrice. Esordisce scrivendo i romanzi Il crociato nero e Le tigri dell’Atlantico. Nel 1948, con il disegnatore Aurelio Galeppini (morto nel 1994) crea il personaggio di Tex Willer, del quale scrive tutte le storie fino al 1980. "Diamante da sette carati al dito e Rolex d’oro al polso, amava andarsene in giro con i jeans e la camicia sbottonata sul petto, dove tra i peli ormai bianchi brillava un medaglione: «È indiano – raccontava – Sioux o Comanche, non ricordo più. L’ho comprato dopo aver fatto Tex, in un viaggio alla Monument Valley”. Gli piaceva ripetere che il suo personaggio, pur modellato sui libri d’avventura sui film di Hollywood, nasceva allo specchio. Tex, il ranger del West, era lui: Gianluigi Bonelli da Milano. Suo il carattere “negatore di Dio, delle ideologie, dei partiti, delle nazioni, della guerra”. Suoi gli ideali di libertà, di avventura, di giustizia, di gioventù. Profumatissimo (“Lavanda Atkinson” precisava con orgoglio) era capace di parlare per ore del suo mito americano (“Là c’è gente seria, mica come da noi”) e di Jack London, anarchico come lui. Confessava che aveva fatto anche il pugile e che gli piaceva andare a caccia: “Ma non sono capace di uccidere nessun animale, amo troppo la vita» (Guido Tiberga “La Stampa” 13/1/2001). Nel 1951 fu attaccato da deputati Dc perché colpevole "di avvelenare i lettori con dottrine violente e malsane". Racconta il figlio Sergio: «Oggi tutto quel pandemonio mi sembra ridicolo, e ne provo un po’ di vergogna, ma del senno di poi son piene le fosse. Fatto sta che noi editori, in assurde riunioni, dovevamo stabilire (o meglio cercare di interpretare, calandoci nella mentalità dei famosi deputati) i “confini” della morale. In “Tex” c’era un’indianina con le cosce nude? Presto una maxigonna! C’era una sciantosa scollata? Presto un girocollo. I pugnali vennero messi al bando e sostituiti con nodosi randelli. I morti resuscitarono trasformandosi in feriti gravi. Le pistole furono spesso coperte dalla “biacca”, lasciando buoni e cattivi disarmati. Ma, visto che non c’era tempo per rifare completamente i disegni, i personaggi rimanevano in una posizione di sparo buffa e inspiegabile» (Oreste Del Buono, “La Stampa” 13/1/2001). Paolo Di Stefano sul “Corriere della Sera” del 13 gennaio 2001: «Tex Willer è l’esatto contrario di Alberto Sordi, è l’anti-italiano per eccellenza che per un paradosso piace ai nostri politici, i quali forse come gli italiani vorrebbero identificarsi con lui. Un anti-italiano che a differenza degli stessi politici è capace di pentirsi (nasce come fuorilegge), vendicatore giusto e inflessibile, coraggioso, lucido e freddo anche davanti all’ignoto. Posto al cospetto del male, non conosce trasformismo [...] È tutto ciò che l’italiano vorrebbe forse essere, ma sa bene che non sarà mai». Citato su “Repubblica” del 13 gennaio 2001: «Ancora oggi non saprei trovare i motivi per cui Tex ha funzionato e, per fare un esempio, Yuma Kid si è spento. Nello scriverlo ci ho messo lo stesso impegno. Ma spesso mi sorprendo a pensare che anche la vita dei personaggi dei fumetti sia come quella degli uomini in carne e ossa: alcuni nascono con i segni di un destino favorevole».