varia, 14 febbraio 2002
BONGUSTO
BONGUSTO Fred (Alfredo Buongusto) Campobasso 6 aprile 1935. Cantante • «Il timbro pastoso e caldo, il personaggio un po’ ombroso e after hours e un repertorio non legato a mode effimere gli garantiscono uno spazio e un suo pubblico anche ben oltre gli anni di massima popolarità, che restano i Sessanta. A quel decennio risalgono infatti tutti i suoi più significativi successi, come Amore fermati e Una rotonda sul mare (1964), Frida (1965), Prima c’eri tu (vincitrice di Un Disco per l’estate nel 1966), Aspetta domani (1966), Pollo a Detroit (1967), alcuni dei quali diventati autentici classici della canzone sentimentale italiana» (Dizionario della musica italiana. La canzone, Augusto Pasquali, Newton&Compton 1997). «[...] è nato con le stimmate del ”crooner” e lui ci ride sopra: ”Sembra una parolaccia, chi lo capisce in Italia che dire ”crooner’ a qualcuno significa dargli del cantante da atmosfera, alla Sinatra? Io ho sempre avuto il dono dello swing, la voglia dello swing. Ma lo swing che c’era allora oggi non c’è più. [...] I classici inizi che si usavano un tempo, i night. Ho cominciato a Torino che era piena di locali. Era il 1959, avevo appena finito il liceo con una voglia matta di fare musica sulla scia di Bruno Martino, Don Marino Barreto. Sognavamo i locali che portavano cento persone, atmosfera raccolta, diretta a gente attenta che aveva bisogno di musica persuasiva per parlare d’amore all’orecchio della ragazza. Il bello era proprio lì, nella disperazione degli sguardi, nei sussurri, nella speranza che forse c’è un domani, che forse ci vogliamo bene [...] Nel 1963 [...] vivo l’anticipo del boom. Escono Doce doce e Frida. Veramente tutto inizia con una sigla musicale, non mi si vedeva ma mi si sentiva, Amore fermati”. Ma la vera fortuna bussa un anno dopo con Una rotonda sul mare. ”L’ho capito subito che era perfetta. Mi ricordo che incontrai Gorny Kramer in Galleria a Milano e gli dissi: ”Ho scritto una canzone nuova, se non fa successo cambio mestiere’. Andò tutto bene eppure quella canzone ebbe un’infinità di traversie [...] Ero in Rca per l’arrangiamento, mi volli affidare a un brasiliano che però partì per impegni improvvisi dopo aver preparato solo quattro battute d’arrangiamento. Io, disperato, mi affidai ad Augusto Martelli che all’epoca era innamorato pazzo di Mina e dunque il giorno della registrazione, visto che doveva vedere lei, mi mandò il padre al suo posto. Io volevo uccidermi. Si incominciò così, alla ventura, senza capire bene dove si andava. Alla fine ci accorgemmo che una mano divina era intervenuta sul pezzo”. E fu un trionfo. ”Certo, ancora adesso è la canzone sinonimo dell’estate, delle vacanze, del mare. La cantavo a Riccione e alla Bussola che in quegli anni raccoglieva il meglio del mondo internazionale. Una canzone importante ma io sono legato anche alle altre, Tre settimane da raccontare e pure a Rosa che non ha avuto un enorme successo ma che era bellissima, scritta con Califano [...] Avevo scritto con Armando Trovajoli la musica del film Matrimonio all’italiana e cantavo nel film la canzone. Ci fu una grande presentazione a Roma e fummo tutti invitati. Alcuni amici in sala mi suggerirono di andare dalla protagonista, da Sophia Loren per farmi conoscere visto che aveva molto apprezzato il tema che avevo scritto. Mi accolse come un questuante, mi guardò come fossi un pellegrino, capii che la mia presenza la infastidiva. Ci soffrii molto [...] Mio padre era di Monte di Procida e l’amore per Napoli e per i suoi linguaggi mi è sempre venuto naturale. Ho vissuto di quelle atmosfere, ci sono precipitato dentro. Rivedo ancora mio padre che suonava la chitarra. Nonostante sia morto quando avevo solo sei anni, nella campagna di Grecia durante la guerra, io lo ricordo benissimo. L’ultima volta che l’ho visto mi era venuto a prendere a scuola con una bicicletta Bianchi, mi portò in giro, seduto in canna, una meraviglia [...]”» (Michela Tamburrino, ”La Stampa” 29/8/2005).