Varie, 14 febbraio 2002
BONINO
BONINO Emma Bra (Cuneo) 9 marzo 1948. Politico. Radicale. Eletta alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, 1992, 1994, al Senato nel 2008. Ministro per il Commercio Estero nel Prodi II (2006-2008). Nel 2010 candidata presidente della Regione Lazio (battuta da Renata Polverini) • «Infanzia serena e studi brillanti. Si laurea in lingue alla Bocconi di Milano nel 1972. Nel 1975 entra nel Cisa (Centro Informazione Sterilizzazione Aborto) di Adele Faccio e ne partecipa alla fondazione. Per rendere il problema dell’aborto clandestino un caso politico si autodenuncia e aiuta altre donne a interrompere gravidanze indesiderate. Per questo, nello stesso anno viene arrestata: tre settimane di detenzione. il primo di una lunga serie di arresti (a Varsavia nell’85 e a New York nel ”91) e di fermi. [...] Nel ”76 entra alla Camera col Partito Radicale e viene rieletta in tutte le legislature, fino al 1994. Nel ”78 è una delle promotrici della raccolta di 700mila firme per il referendum contro il Nucleare, bocciato dalla Corte costituzionale. L’anno dopo, è eletta parlamentare europeo e comincia a occuparsi della fame nel mondo e di sottosviluppo: con Marco Pannella avvia la campagna ”Olocausto del nostro tempo”. Segue il ”Manifesto dei premi Nobel”, nel quale oltre cento illustri firmatari chiedono interventi a favore del terzo e Quarto Mondo. Nell’86, inizia a promuovere iniziative internazionali per la difesa dei diritti civili, umani e politici nei paesi dell’Est europeo. In seguito, sarà molto coinvolta negli avvenimenti dell’ex Jugoslavia e si batterà per il riconoscimento delle Repubbliche di Croazia, Bosnia Macedonia e Kosovo. Dal ”91 al ”93 è presidente del Partito radicale transnazionale. In quegli anni rilancia l’offensiva per la liberalizzazione della droga, mettendo in pratica molte forme di disubbidienza civile antiproibizionista. Dal ”93 al ”94 è segretario del Partito radicale: è il periodo delle campagne internazionali per la creazione di un Tribunale speciale sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia; per l’istituzione di una corte penale permanente; e per la proclamazione di una moratoria sulla pena di morte. Nel ”94, i radicali partecipano alle elezioni nelle file del Polo delle libertà. Il governo Berlusconi la nomina commissario all’Unione Europea per la Politica dei consumatori. Due anni dopo Jacques Delors le attribuisce un riconoscimento molto ambito: ”europea dell’anno”» (’Il Venerdì” 19/12/1997). «La raccomandazione più fervida che fin dai tempi di Elisabetta I il Foreign Office britannico faceva ai propri ambasciatori, ai legati, ai plenipotenziari, a chiunque insomma rappresentasse la corona in terra straniera era quella di mostrarsi sempre e comunque compartecipi del proprio ruolo e, nel caso sciagurato di una caduta di interesse o di vocazione, di ben dissimularlo.Un rischio, quest’ultimo, che Emma Bonino certamente non corre. Ove si applica, questa […] piemontese devolve l’anima, letteralmente. Lo ha fatto tra il 1995 e il 2000 all’Unione europea quand’era commissario agli aiuti umanitari, ma allo stesso modo e con eguale zelo e passione si è spesa come commissario alla Pesca, impegnata per mesi in una non esaltante guerra commerciale fra Europa e Canada con in palio le quote di merluzzo e di sogliola da spartirsi nei Grand Banks al largo di Terranova. Una dura prova di carattere per una signora passionale e insieme ispida come filo spinato, capace di adoperare le leve del potere e insieme di commuoversi di fronte a certi sciupii della dignità umana […]. Chi non la ricorda nei falansteri del Rwanda, nelle bidonville di Manila e della Malaysia, a Cuba, nel Kosovo, una specie di scricciolo rabbioso che levava il dito contro l’indifferenza del mondo ricco, rampognando la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale per quel loro notarile conteggio degli interessi sul debito del terzo mondo? Ci siamo già dimenticati di quel 27 settembre del 1997, quando venne sequestrata dai talebani in un ospedale di Kabul dove era andata a verificare il funzionamento degli aiuti umanitari europei e ne uscì denunciando in tutto il mondo le terribili condizioni di vita delle donne afghane? Quanti come lei passano con disinvoltura da una tavola rotonda di denuncia contro l’infibulazione nel mondo islamico a un sit in contro la pena di morte come se ciò fosse nient’altro che il suo agire quotidiano? La sostiene – per quanto cerchi di dissimularlo – un retaggio umanista che l’accompagna da sempre, anche se dagli anni Settanta la sua militanza nel partito radicale non concede spazio ad equivoci ed ambiguità né lei ha mai fatto mistero delle sue posizioni libertarie, abortiste, deregulatorie in tema di droghe leggere e di carcerazione preventiva. In altre parole Emma Bonino – che non è e non aspira ad essere una santa – è a modo suo una risorsa. Non solo per noi italiani (talora non aiutati a stimarla dai suoi stessi modi e dal padrinaggio pesante di Pannella), ma certamente lo è e lo può essere anche per la comunità internazionale: la sua vasta esperienza in tema di aiuti ai rifugiati è nota […]» (Giorgio Ferrari, ”Avvenire” 7/3/2005). «[...] l’arresto più famoso rimane quello di Bra, nel ”75, dopo la sua presa di posizione sull’aborto, il processo di Firenze, la fuga in Francia. Quello fu il suo primo vero spot politico. ”Eravamo vicini alle elezioni. Mi telefonano i compagni radicali, allora erano compagni, che chiedono un aiuto. Noi del Pdup di Bra eravamo al 13 per cento, una vera forza politica, e cercammo di dar loro una mano”. Il ricordo è di Carlin Petrini, presidente di Slow Food, ma allora in campo: ”Mi dissero: domani Emma rientra in Italia, a Bra, per votare. Dovete farla arrestare al seggio, così tutti ne parleranno. Mi ricordo che avvertimmo il maresciallo Cosmai, che non ne voleva sapere: ”La Bonino vada a farsi arrestare da un’altra parte. Io non ci penso proprio’. Poi, in qualche modo l’arresto s’organizzò, con tanto di fotografi”. E nacque la Bonino dura e pura, quella col cartello Leone go home, appeso al collo [...] O la Bonino di Bari ”78, congresso radicale, anche lei sull’infida mezzeria di quella stagione terroristica: ”Tra la violenza dello Stato e quella delle Brigate Rosse, noi radicali rappresentiamo la via della non violenza alternativa”. O la Bonino che per il reato di bestemmia finisce ”discussa” in Corte Costituzionale. O la Bonino dei grandi digiuni pannelliani [...]» (Cesare Fiumi, ”Sette” n. 25/1999).