Varie, 14 febbraio 2002
BONINSEGNA
BONINSEGNA Roberto Mantova 13 novembre 1943. Ex calciatore. Vicecampione del mondo nel 1970 (suo il gol del temporaneo pareggio nella finale persa 4-1 con il Brasile di Pelè). In nazionale collezionò 22 presenze segnando 9 reti. Lanciato dal Cagliari, con l’Inter vinse lo scudetto del 1971, con la Juventus quelli del 1977 e del 1978, più la coppa Uefa del 1977. Capocannoniere del campionato di serie A nel 1971 e 1972 • «[…] bomber cattivissimo con un indimenticato palmarès: esordio in serie A anno ”65, uno scudetto con l’Inter, due con la Juventus dove ha conquistato pure una Coppa Italia, una Coppa Uefa e il primato tra i cannonieri nel ”71 e ”72. Per non parlare del primo gol ai Mondiali ”70, nella partita contro la Germania finita 4 a 3 e nella Storia e di quella solitaria ancorché inutile maratona per mezzo campo per quell’unica rete contro il Brasile di Pelè che pure vinse la finalissima. Uno, tanto per dire, che negli annali viene ricordato così: ”Centravanti di sfondamento. Spavaldo, persino temerario, micidiale nel tiro da media distanza, sin troppo egoista, onnipresente in mischia per il suo gioco duro di difese anche cattive” […] figlio di un operaio comunista alle cartiere Burgo e figlio del boom, primi calci sui campetti a Mantova e poi nel vivaio dell’Inter dove all’inizio non gli crede nessuno, tanto che Helenio Herrera se ne disfa con un’alzata di spalla ma non d’ingegno e nel ”63 lo presta al Prato, prima di fare una precipitosa marcia indietro, e il resto è leggenda. […]» (’La Stampa” 17/3/2005) • «Grandezza del sommo Brera: battezzare i pedatori con soprannomi che ancora a distanza di ere calcistiche scalpellano immagini, producono suono. Dici Bonimba e vedi un mulinare di energia in bianco e nero, senti lo spostamento d’aria. Roberto Boninsegna ovvero gli Anni 70, ovvero Inter-Juve: uno scudetto, 113 gol e due volte capocannoniere a Milano, due scudetti, una coppa Uefa, una Coppa Italia da ”gobbo”. L’eroe dei due mondi ha vinto più a Torino, ma la griffe sul cuore è sempre rimasta nerazzurra. Ora se ne sta acquattato nella sua Mantova, l’ombelico nobile della Padania. [..] ”A Milano, nel 70/71, l’anno dello scudetto con l’Inter: 2-0 per noi, segnai. A Torino invece un Juve-Inter del 76/77, ero passato dall’altra parte e piazzai una doppietta. Nel 72/73. Zoff mi parò un gol già fatto sullo 0-0 e poi perdemmo a 5 minuti dalla fine, gol di Capello. Alla Juve non ci volevo andare, la presi come una sconfitta. Invece devo ringraziare chi mi convinse, furono i miei tre anni migliori, vinsi tutto. Se mi piaceva Bonimba come soprannome? Mica tanto. Domandai spiegazioni a Brera e mi disse che gli ricordavo il nano Bagonghi, che ero goffo, col culo basso. Mi distrusse”» (’La Stampa”, 6/3/2002). «L’uomo che metteva paura agli stopper, che non piaceva a Helenio Herrera (anche i maghi sbagliano), che non doveva andare al Mondiale del ”70 e che poi ha rischiato di vincerlo, che è stato campione d’Italia con l’Inter a 27 anni e con la Juve a 35 […] Per regalare lo scudetto all’Inter, segnò un gol al Napoli rischiando la vita, andando a colpire il pallone a tre centimetri dalla scarpa di Panzanato (2-1 al Napoli, 21 marzo ”71) e uno in rovesciata al Foggia, che chi va a San Siro non ha ancora dimenticato (2 maggio ”71, 5-0). Più che un centravanti, un uragano, che Boniperti strappò a Fraizzoli nel ”76 (in cambio di Anastasi), vincendo altri due scudetti» (Fabio Monti, ”Corriere della Sera” 2/10/2002).