Varie, 14 febbraio 2002
BONITO
BONITO OLIVA Achillle Caggiano (Salerno) 4 novembre 1939. Critico d’arte • «Come ben sanno gli addetti ai lavori, è il ”gran Narciso” della critica d’arte italiana. Talmente narciso che è arrivato a presentare se stesso (nudo) come opera d’arte al catalogo Bolaffi. Blandito e osannato, dileggiato ed esecrato a seconda dell’andamento ondivago del suo potere nell’industria delle esposizioni [...]» (Mario Perazzi, ”Sette” n. 20/1997). «Slanciato verso il basso (napoletano), quasi il bignamini di un Marinetti rivisitato, manda avanti una vita megalomane, taccagna, geniale, irritante al punto di aver dato celebrità e celebrità alla Transavanguardia, il solo movimento pittorico fatto in casa che sia riuscito a imporsi in campo internazionale. un critico d’urto, ma spesso anche ”critico d’arto” (quando c’è di mezzo una donna); sostenitore del presenzialismo mondano (più prezzemolo che Oliva); Gran Premio Antipatia (al punto di teorizzarla in un volume come sentimento portante dell’Arte). Quindi innesta i furori e il disprezzo di tanti colleghi e artisti. ”Cialtrone”, ”privo di modestia storica, esibizionista, espone più se stesso che i suoi artisti”, ”tipico esempio del malcostume dominante”, ”copista di se stesso”, ”uno dei tanti pagliacci nazionali che siamo riusciti ad esportare”. Sono solo alcuni esempi del livore e della vertiginosa invidia che provoca con i suoi atteggiamenti e con le sue invettive. Comunque, la migliore opera illustrata e lanciata da Achille Bonito Oliva è Achille Bonito stesso» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 3/10/1998). «Alla fine degli anni Sessanta da Napoli venni a Roma e aderii al Gruppo 63. Fui indicato a Nanni Balestrini da Roland Barthes. Dalla poesia alla quale mi ero inizialmente dedicato mi spostai verso la critica d’arte. Sentivo una maggiore vitalità nei movimenti dell’arte, forse perché non doveva essere tradotta» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/7/1993).