Varie, 14 febbraio 2002
BOSÈ Lucia
BOSÈ Lucia (Lucia Borloni) Milano 28 gennaio 1931. Attrice. Commessa in uno dei bar più noti della città, nel 1947 fu eletta Miss Italia. Passata al cinema, nel 1950 fu protagonista di Non c’è pace tra gli ulivi di Giuseppe De Santis, nello stesso anno è la ricca borghese di Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni. Dopo una relazione con Walter Chari, nel 1956 sposa Luis Dominguin, il torero spagnolo più famoso del mondo, che la convince a ritirarsi dal set. Due figli, Miguel che diventerà una star e Paola. Torna al cinema dopo la separazione dal marito, nel 1968 fa Satyricon d i Fellini (’Corriere della Sera”, 28/1/2001) • «Vivevo a Porta Vigentina, via Ripamonti, era una cascina. Ho avuto un’infanzia bellissima. Poi diventai Miss Italia, anzi prima lavoravo in una pasticceria: la Pasticceria Galli. Facevano dei marrons glacés squisiti. Un giorno entro Luchino Visconti con Giorgio De Lullo, non sapevo chi fosse Visconti e mi disse: ”Lei ha un viso cinematografico”. Quando diventai Miss Italia mi scrisse: ”Si ricorda? Avevo ragione”. Fu lui a dire a De Santis e ad Antonioni di farmi lavorare» (Alain Elkann, ”La Stampa” 30/5/1994) • «Rende onore all’espressione inglese to grow old gracefully, invecchiare con grazia, con dignità, senza inutili tentativi di camuffare l’età e nascondere le rughe. La sua stravaganza sono i capelli tinti di un azzurro profondo. Era una delle attrici italiane più famose, e la più bella, quando arrivò in Spagna nel dicembre del 1954 per girare un film. Quella Spagna del Generalissimo Franco, una Spagna povera, autarchica, lontana dall’Europa, sarebbe dovuta essere una parentesi nella vita dell’attrice, ma l’amore, come spesso succede, sconvolse tutti i programmi. Incontrò Luis Miguel Dominguin, allora al culmine della fama come principe dei toreri, e lo sposò. Dopo tre figli e la separazione passa ancora la maggior parte del suo tempo a Brieva, un villaggio castigliano vicino a Turegano, dove ha creato il Museo degli Angeli. Ha raccolto i ricordi in un libro Diva, divina ( Planeta), confessioni fatte alla scrittrice Begonia Aranguren. [...] ”I ricordi della guerra, soprattutto. Milano bombardata, distrutta. Avevo 11 anni e la mia casa prese fuoco. La mia famiglia, terrorizzata, dovette scappare. Io rimasi tranquilla mentre genitori, nonni, zii raccoglievano le poche cose che si erano salvate dal disastro. Le misero su un carretto e se ne andarono, dimenticandosi di me. Allora cominciai a correre finché non raggiunsi il carro e mi attaccai a una corda. Fu un trauma, ma anche una buona esperienza. Per venirne fuori devi trovare per conto tuo la corda salvatrice […] Dopo il concorso di Miss Italia mi chiamò per un provino De Santis per il film Non c’è pace fra gli ulivi. Poi recitai in Cronaca di un amore […] In Italia c’era un movimento intellettuale vivacissimo, tutto era arte, cultura. In Spagna, niente. Nomi come Kafka, Fitzgerald, Proust, Hemingway erano sconosciuti. L’ambiente era molto piccolo. Però trovai affascinante il contrasto con la vita italiana ed europea. La Madrid degli anni 50 era incredibile: le donne non potevano guidare l’auto, uscire sole, portare i pantaloni. Vi era un solo decente parrucchiere per signora, ma non potevi andarci sola perché era come entrare in un bordello... […] Mi separai da Dominguin e rimasi sola: i benpensanti davano ragione a lui […] Con lui era proibito parlare italiano in casa, mangiare pasta, andare in Italia se non ero accompagnata da una zia di mio marito. Mi era proibito lavorare. Vi fu una sola eccezione perché il regista, i l grande Luis Buñuel, era amico di mio marito […] Ero molto innamorata e non mi importava. Arrivarono i figli, tre, e tenevo molto alla famiglia. E poi la vita non era cupa. Cultura zero, ma grandi feste. Era un mondo piccolo formato da toreri, cantanti e ballerine, attori. E poi c’erano Franco e la sua corte, i ministri […] Dopo il matrimonio religioso vedevamo spesso Franco, soprattutto nelle partite di caccia. Era cortese. Mi diceva: ”Come sei bella! E sei anche intelligente’. Ma una volta aggiunse: ”Non devi essere intelligente, altrimenti non avresti sposato un torero’ […] Ogni tanto si avvicinava a mio marito e gli sussurrava: ”Perché frequentate quel comunista di Picasso?”’. Ma ”quel comunista’ era nostro amico e andavamo spesso in Francia a trovarlo. Per me, prima di essere un genio, era una persona amica. Aveva i difetti che gli rimproverano i figli? Può darsi, ma chi è senza difetti? […] In Spagna nessuno si separava. Tutte le porte si chiudevano e la legge stabilì che i figli dovevano stare con mio marito. Reagii immediatamente. ”Ti sparo’, dissi a Dominguin e, vedendo la mia espressione, mi credette. Se ne andò, lasciandomi i figli. Però mi passava soltanto poche pesetas per loro. Tornai al cinema. Furono tempi di solitudine: i benpensanti davano ragione a mio marito”» (Mino Vignolo, ”Corriere della Sera” 6/3/2003).