Varie, 14 febbraio 2002
BRANCO
BRANCO Silvio Civitavecchia (Roma) 26 agosto 1966. Pugile. Professionista dal 1988. Peso medio, supermedio e mediomassimo detto ”il barbaro”. 71 incontri (10 scon fitte, 2 pari). Il 12 settembre 1996 conquistò il titolo mondiale dei medi battendo lo statunitense Thomas Tate. Sei difese, lo perse il 18 dicembre 1998 a Brindisi contro Agostino Cardamone. Il 15 aprile 2000 a Padova conquistò il titolo mondiale dei supermedi contro il giamaicano Glen Johnson. Il 10 ottobre 2003 a Marsiglia conquistò contro il francese Mehdi Sahnoune il titolo dei mediomassimi, perso il 20 marzo 2004 a Lione contro il francese Fabrice Tiozzo. Il 27 luglio 2006 al Velodromo Vigorelli di Milano conquistò contro il portoricano Manny Siaca il titolo dei mediomassimi, lo perse il 28 aprile 2007 ad Oberhausen, alla prima difesa, contro il croato Stipe Drews • «Il primo campione del Mondo italiano dei mediomassimi. [...] Lontani i tempi in cui, Mondiale Ibf dei supermedi con Ottke nel dicembre 2000, l’italiano batté forse un record negativo di ogni tempo, doppiando i colpi solo due volte in 12 round» (Riccardo Crivelli, ”La Gazzetta dello Sport” 11/10/2003) • «Al centesimo gol preso a mezza altezza, papà Vincenzo lo strappò di forza alle aree di rigore e lo iscrisse in palestra: la boxe gli sarebbe servita per irrobustirsi. Aveva 12 anni, Silvio Branco, ed era un portierino niente male, già nel mirino di diverse società del circondario. Ma si portava dietro una tara non indifferente, visto il ruolo: ”Non crescevo ed ero mingherlino, pesavo solo 38 kg. Sui palloni a terra facevo il fenomeno, ma quando gli avversari alzavano la mira, erano dolori”. A volte, le favole riescono davvero a infilarsi nei sentieri più impensati: fosse stato allora un ragazzo dal fisico normale, si sarebbe probabilmente confuso con le migliaia di giovani di belle speranze che giungono sulle soglia della gloria pedatoria e poi vengono respinti con il loro bagaglio di sogni. Invece, l’intuizione della palestra si rivelò una manna dal cielo: perché Silvio si è costruito una corporatura da modello e, soprattutto, ora può guardare tutti dall’alto al basso. Campione del Mondo dei mediomassimi, il primo nella storia italiana, dopo una serata marsigliese illuminata solo dalla sua classe, una dimostrazione di tecnica e talento che ha instupidito Mehdi Sahnoune, troppo presto indicato come futuro dominatore della categoria. Un’impresa meravigliosa, che assume un’aura mitica se solo si fanno scorrere i nomi più recenti dei padroni del vapore, da Roy Jones a Darius Michalczewski (detentore Wbo) fino ad Antonio Tarver, re del Wbce dell’Ibf. Per dirla tutta, mica nomi qualunque, ma fenomeni del ring. [...] ”Mi chiedete se sento i brividi? Sarò sincero, vi dico di no. Perché non si improvvisa nulla e io ho sempre preso sul serio il mio lavoro, ho sempre puntato ad obiettivi che sapevo di poter raggiungere. Alla mia età, non hai più il tempo per esaltarti, però assapori le soddisfazioni con più cognizione di causa. [...] Sono partito dai medi, ma imediomassimi sono la mia categoria, anche se il mio peso forma ormai è sugli 83 kg» (Riccardo Crivelli, ”La Gazzetta dello Sport” 12/10/2003) • L’8 luglio 2002 fu arrestato per usura insieme al fratello Gianluca. «Dall’altare del ring alla polvere del carcere. E’ la parabola al contrario dei fratelli Gianluca e Silvio Branco, pugili civitavecchiesi tra i migliori dell’ormai non ricchissimo panorama nazionale di questo sport. A mettere i Branco ko l’indagine coordinata dalla Procura di Civitavecchia e condotta dai carabinieri. I due boxeur sono stati arrestati con accuse pesantissime: associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione. Se le ipotesi di reato fossero confermate in sede processuale, rischierebbero da sette anni in su. L’indagine che ha portato in carcere i due sportivi partì due mesi fa in seguito alla denuncia di una delle vittime della banda di strozzini che agiva tra Civitavecchia e Santa Marinella, località balneare poco distante. In quell’occasione fu arrestato anche Vincenzo Branco, padre e manager dei pugili. Ovviamente l’inchiesta dei carabinieri è proseguita e dalle intercettazioni messe in atto, è emerso che sarebbero stati proprio Gianluca e Silvio a rilevare l’illecita attività del genitore, della quale peraltro erano già a conoscenza. In base all’accusa, infatti, avrebbero avvicinato ben sedici ”clienti” del padre (che pretendeva interessi tra il 100 e il 150 per cento al mese!), intimandogli di dire ai carabinieri che gli assegni trovati a casa Branco erano stati semplicemente cambiati. Inoltre gli avrebbero ”suggerito” di continuare a pagare, ricorrendo anche a minacce. In un caso, vista la ritrosia di un commerciante ad ”adempiere al proprio dovere”, si sarebbero addirittura messi a progettare un attentato, prima dinamitardo e poi incendiario, per convincerlo a pagare. Ma le manette sono arrivate prima che l’insano piano si concretizzasse. […] Il padre dei pugili civitavecchiesi, dipendente comunale, è chiacchierato da sempre in città e in passato (circa venti anni fa) fu condannato proprio perché prestava soldi a strozzo. Ma si pensava che Gianluca e Silvio fossero rimasti fuori da questa ”occupazione”. Anche perché sul ring avevano dimostrato di saperci fare e di potersi costruire un futuro più che tranquillo con i loro guadagni» (Andrea Benedetti Michelangeli, ”Il Messaggero” 9/7/2002).