Varie, 14 febbraio 2002
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Branson Richard
• Surrey (Gran Bretagna) 18 luglio 1950. Tycoon. Patron della Virgin • «Lo chiamano il ”miliardario hippy” perché da vent’anni esibisce lo stesso guardaroba da studente universitario; jeans stinti, magliette di seconda mano comprate nei negozi di beneficenza e vecchi pullover ben stropicciati. Anche la barba, rossa e incolta, lo fa assomigliare più a un sessantottino di mezza età che a qualcuno dotato di un patrimonio di alcune migliaia di miliardi di lire [...] è, secondo ”The Economist”, ”l’unico eroe di una nazione che prova antipatia per il successo imprenditoriale”. Merito della sua immagine di Don Chisciotte onesto che rifiuta di farsi corrompere [...] e, per di più, sfida il monopolio di colossi come Coca-Cola e British Airways. diventato sinonimo di uno stile di vita trendy e scanzonato. [...] ha costruito un impero che si occupa di tutto. Ha chiamato Virgin tutte e duecento le sue aziende. [...] Nella City dicono che l’etichetta costituisce il maggior patrimonio rimasto in tasca a Branson [...]» (Riccardo Orizio, ”Sette” n. 14/1998). «Strapieno di soldi, idee e stravaganze. Racconta che diventare in nemmeno 25 anni uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna è come sentirsi una zanzara in un campo di nudisti: sai benissimo cosa fare, ma non sai dove cominciare. Le attività del suo gruppo non si contano, perchè spaziano dalla radio agli abiti da sposa, dagli aerei ai treni, dagli alberghi ai megastore. Anche il suo passato è rigorosamente tratteggiato di storie da prima pagina, come quella che lui stesso raccontò alla Bbc: ”Andavo al prestigioso college di Stockton, e il primo giorno di scuola un compagno più anziano mi violentò. [...] La vita del ”miliardario hippy”, come lo chiamano a Londra anche perché da vent’anni usa lo stesso stile nel vestire, jeans e maglioni sgualciti, sembra uscita da un film di Frank Capra. [...] ”Da ragazzo la sola cosa che mi interessava era il giornalismo. La mia prima avventura, infatti, riguarda un giornale. Avevo sedici anni quando creai ’Student’, un magazine studentesco. Ci credevo, così cominciai a girare Londra a caccia di pubblicità. Qualche anno dopo creai la Virgin Mail Order Record Company, vendita di dischi per corrispondenza. Ma lo sciopero delle poste del 1971 mi portò sull’orlo della bancarotta: così affittai un piccolo negozio in Oxford Street, ci portai i dischi rimasti e li vendetti a basso prezzo. Un successone...”. Da allora un colpo dietro l’altro. Da Tubular Bells di Mike Oldfield, che significò il primo vero forte guadagno per Branson, all’ingaggio nella scuderia Virgin dei Sex Pistols. Il primo negozio della Virgin Redords si trovava a Notting Hill, che ora è diventato il quartiere più trendy di Londra. Nel 1982 poteva già dichiarare al servizio imposte di Sua Maestà profitti per undici milioni di sterline. Intanto aveva smesso di vivere su un barcone e si era trasferito in una assai più confortevole abitazione. [...] ”Io sono l’industriale senza cravatta e questo, piaccia o no, è il mio stile” [...]» (Emilio Piervincenzi, ”Il Venerdì” 22/1/1999).