Salute di sorrisi e canzoni n. 34 Febbraio 2002 pag. 52-55, 15 febbraio 2002
Dieci modi per vincere A differenza di quello che accade per le molestie sessuali, il mobbing colpisce in uguale misura uomini e donne, che reagiscono allo stesso modo
Dieci modi per vincere A differenza di quello che accade per le molestie sessuali, il mobbing colpisce in uguale misura uomini e donne, che reagiscono allo stesso modo. Cosa fare se colleghi e superiori cominciano a isolarvi e a darvi sempre incarichi che nessun altro vuole svolgere? Ecco i suggerimenti di Mirko Tosi, presidente del Mima, Movimento italiano mobbizzati associati, per resistere a queste pressioni senza farvi prendere dall’angoscia e dallo sconforto. 1) abbi pazienza. Il viaggio contro il mobbing è lungo e difficile, ma non perdete la calma: dopo un periodo iniziale di angoscia e ansia ritroverete la forza di sorridere, sconfiggere i vostri «aguzzini» e chiedere il giusto risarcimento. 2) no ai sensi di colpa. Se siete «mobbizzate» non dipende da un vostro atteggiamento sbagliato. Voi non avete nessuna colpa, rappresentate soltanto il capro espiatorio di una situazione lavorativa complessa di cui è difficile capire le ragioni. 3) niente dimissioni. Spesso il mobbing ha come scopo quello di licenziare impunemente. Dare le dimissioni vi libera dall’oppressione, è vero, ma così facendo la date vinta all’autore delle vessazioni e vi precludete qualsiasi azione risarcitoria. 4) Un po’ di riposo. Se proprio avete bisogno di staccare la spina, dite che non state bene. A patto, però, di non rimanere a casa troppo a lungo: al ritorno potreste trovare che molte cose sono cambiate in peggio perché chi vi maltratta ha avuto il tempo di affilare le armi. 5) Il tempo è dalla tua parte. Secondo i calcoli dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), le azioni «mobbizzanti» costano all’azienda circa il 190% della vostra retribuzione annua lorda, se si considerano le giornate perse in malattia, le liquidazioni e i risarcimenti. Alla fine, quindi, saranno loro a cedere. 6) Raccogli documenti. Tenete un diario di ogni azione che ritenete vessatoria e delle conseguenze psicofisiche prodotte. Chiedete con una lettera che vi venga confermato per iscritto ogni ordine che vi è stato dato verbalmente. 7) Parlane con i colleghi. Rendete nota all’interno dell’azienda la vostra situazione: in alcuni casi questo ha fatto sorgere un forte movimento di opinione contro i responsabili del mobbing. Ma fate attenzione a non violare la segretezza degli atti d’ufficio. 8) Cerca alleati. Non è facile trovare colleghi disposti a testimoniare in caso di denuncia. Spesso temono ritorsioni da parte degli autori delle pressioni. Ma non isolatevi. Rinsaldate i rapporti con loro e cercate di individuare i più coraggiosi. 9) Iscriviti a un’associazione. Rivolgetevi unicamente a quelle che non hanno scopo di lucro o interessi economici da difendere (ne trovate alcune nel riquadro in questa pagina). 10) Ricorri alle vie legali. Se decidete di intraprendere questa strada, non siate impazienti: preferite dapprima il procedimento civile (una causa di lavoro o di risarcimento per lesioni personali). Ma preparatevi a tempi lunghi. Anche in caso di vittoria in primo grado, aspettatevi un ricorso in appello da parte dell’azienda: calcolate da un minimo di quattro fino a dieci anni. Rivolgetevi a un buon avvocato che abbia già trattato cause di mobbing.