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 2002  febbraio 15 Venerdì calendario

BRILLI

BRILLI Nancy (Nicoletta) Roma 10 aprile 1964. Attrice. Tra i suoi maggiori successi la serie tv Commesse • «[...] Bionda con gli occhi gialli, e una faccia felina alla Shirley McLaine [...] quel nome da soubrettina dell’Ambra Jovinelli che sembra finto e che finto non è [...] ”[...] me ne sono sempre successe di tutti i colori, per esempio un terribile incidente in moto verso i sedici anni. [...] sotto sotto ho un temperamento violento, ma tutta questa aggressività mica riesco a tirarla fuori: medio, sorrido... così alla fine mi si ritorce tutto contro. Se fossi nata nell’Ottocednto sarei stata una di quelle isteriche sempre sul punto di cadere in deliquio: isteria viene dalla parola che in greco vuol dire utero, e io mi sono ammalata all’utero... [...] Mia madre è morta che avevo nove anni: uno choc [...] non conservo nemmeno uno straccio di memoria della mia vita prima dei nove anni [...] Neppure con l’ipnosi sono riuscita a ricostruire un ricordo per piccolo che fosse [...] Ma il peggio è venuto dopo: angherie psicologiche, parenti terribili, soprattutto una delle nonne. E un’educazione rigida, bigotta: di quelle che non devi mai sentirti contento di nulla, che ti devi conquistare tutto, che se ti capita di essere felice tocca che ti senti in colpa... L’eredità pesante della mia famiglia è stato un perfezionismo che ho fatto molta fatica ad arginare: una voglia di dar di più. dar di meglio, a qualunque costo [...] io finisco come Paola Borboni, in scena col bastoncino fino a novant’anni [...] Da piccola avevo un sogno ricorrente, anzi una fantasia a occhi aperti che ripetevo prima di addormentarmi: ero un supereroe, adorato da tutti, e riuscivo a salvare il mondo. Ma alla fine morivo e assistevo al mio funerale. Piangevo, ma mi piaceva da morire. Perché il dolore è seducente [...] Ci si può rimanere inchiodati [...]”» (Egle Santolini, ”Specchio” 7 marzo 1998) . «La bionda più amata dagli italiani, la donna che tutti gli uomini vorrebbero sposare e tutte le donne avere cone amica e tutti i ragazzini immaginare come cugina o zia o comunque parente in qualche modo [...] emana calore, voglia di tenerezza e pensieri positivi [...] ”Sono cresciuta senza madre, perché la mia è morta quando ero piccolissima, e le sue veci le ha fatte mia nonna, dicendomi che dovevo sempre guardare in alto, tanto che ero convinta che un giorno sarei diventata imperatore, e poi ho scelto l’indipendenza da una famiglia borghese e tradizionalista, ho attraversato tutte le fasi di una vita non facile. Prima una specie di buco di casa in subaffitto, poi i miei lavori di grafica portati in giro perché pensavo che quello fosse il mio futuro, e poi quel provino con Garinei per Se il tempo fosse un gambero con Enrico Montesano, e io scelta fra oltre mille, cominciando un’esistenza tutta diversa. E poi, il matrimonio con Massimo Ghini, e dopo la separazione, perché forse eravamo troppo giovani e impreparati, e comunque è molto difficile l’unione fra due attori [...] Cresci pensando che, siccome sei carina e bionda e con gli occhi verdi, e pure simpatica, gli altri ti daranno facilmente amore, lavoro, occasioni grandi, amicizia, solidarietà... forse, erano i pensieri di mia nonna, e di una generazione che dava alla bellezza un lavoro primario. Per carità, no che non serva” [...]» (Lucia Castagna, ”Sette” n. 32/1997) •«Non è certo una Ferilli qualsiasi. Perché in lei c’è un frullio di luce e di gambe, il brillio di uno sguardo, il trillo di un sorriso. Quando Squitieri la scopre è forse una Claretta un po’ troppo trillante, ma crescendo incanta come brillante Adelina nel Se il tempo fosse un gambero e poi si fa bramare come il grillo fortunoso che baciando lascia i miliardi Totip. Lei è un rullo di passione che scavalca Ivano Fossati, passa per Massimo Ghini e approda a Manfredi, lasciando ciascuno brillo d’amore, per poi frullarsi alla fine in una grande allargata compagnia che se non è più una famiglia è almeno una tribù unita dall’incapacità di rinunciare per sempre al più bello tra i brillanti. No, non è una qualsiasi Ferilli, non si accontenta di mandrilli da spillare perché sa che chiunque le costruirebbe un trullo per rinchiuderla dentro, anche rischiando di diventare un grullo cercando di afferrarla. Perché anche se appare di cristallo non ha niente di frollo ed è difficile farla crollare, neppure una malattia fellona che l’aveva assalita alle spalle riuscì mai a strapparle uno strillo. E brilla e trilla e frulla, grazie Nancy Brilli» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 3/10/1998) • «L’attrice che ha fatto sognare gli italiani come una nuova Marilyn [...] ”da ragazza ero infelice, a disagio con me stessa. Mi sentivo brutta, stupida, per lungo tempo mi sono complicata la vita, adesso me la voglio semplificare. Ma quando ti dicono ”Vai in analisi’, non dicono che razza di fatica si fa [...] Secondo me bisogna farlo, poi non sai più da che parte stai e non ti riconosci, però ti aiuta. Io per un periodo non uscivo di casa se non ero vestita da Carnevale. Pensavo a costruire solo fuori, poi un bel giorno ho raggiunto me stessa, quello che sono adesso”. [...] ha confessato che per un periodo si feriva. ”Sì, una sera, da Costanzo. Non volevo parlare dell’ autolesionismo, invece è uscito, come il pus dalle ferite. Dopo arrivarono tante lettere di persone solidali, gli aveva fatto bene sentire che non erano sole. Stranamente quando ti tagli non senti dolore, trovi le automotivazioni, è complicato. Le donne sono più complesse degli uomini, anche nella sessualità”. [...] Rimpianti? ”Solo un rammarico grande. Anni fa, il mio produttore chiese a Giorgio Gaber: ”Lo faresti uno spettacolo con la Brilli?’. Lui rispose: ”Volentieri”. E io per una forma di autolesionimo, ero nel pieno della mia attività massacratoria, non feci niente. Oggi se ci ripenso mi darei un cazzotto. E non sono andata a cena con Woody Allen"» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 6/7/2004). «Sono stata battezzata ma non vado in chiesa perché mi provoca delle crisi di pianto difficili da sopportare. Forse in un altro tempo mi avrebbero bruciata come una strega, ma invece è il rito che provoca in me una commozione violenta» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/9/1999) • Vedi anche: Lucia Castagna, ”Sette” n. 18/1007; Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 38/1998.