varie, 15 febbraio 2002
BRITTI
BRITTI Alex Roma 23 agosto 1968. Cantante. Chitarrista • «Il grosso pubblico lo conosce come cantautore, ma lui è soprattutto un musicista, un chitarrista che tutti gli anni, la notte di Capodanno, va nella tana romana del blues, il Big Mama, per il piacere di suonare gratis accanto al vecchio e tosto bluesman americano Louisiana Red. Alex Britti ha suonato per quindici anni nei locali italiani e europei, ed è proprio in quelle mille e mille serate, specie nei lunghi spostamenti in pullmino fra una città e l’altra fatti di ore e ore di chiacchere fra strade e autostrade con gli altri musicisti, che nascono le sue vere radici. ”I primi tempi in cui suonavo facevo solo blues, finché mi sono accorto che la mia musica aveva una bella componente melodica. Insomma, ho scoperto che mi piacevano le canzoni e ho ricominciato a frequentarle. Nelle serate tutti badavano solo alla musica, mi guardavano le mani, mi chiedevano gli accordi che usavo, e così ho sentito il bisogno di scrivere dei testi e raccontare le mie sensazioni. Io sono un musicista blues, ma scimmiottare gli americani non mi è mai piaciuto e quindi porto avanti la filosofia del blues, che è figlio di tante madri, dall’Africa all’America, e che a prima vista sembra una cosa solo allegra ma ha testi che poi dicono ben altro”. Questa lunga introduzione ha una sua logica: se si conoscono l’itinerario musicale e la carriera di Britti è molto più facile capire il senso delle sue canzoni [...] ”A me piace mescolare molti ingredienti. L’insalata mista di rock, pop, jazz e blues, il minestrone in cui nuotano Jimi Hendrix, Eric Clapton, Thelonious Monk, Fatboy Slim e anche Barry White e Lando Fiorini, che erano gli idoli dei miei genitori, è la ricetta ideale. Il mio obiettivo? Frugare in tante diverse culture che poi diventano una sola, scrivere quello che sento e rispecchiare in ogni canzone un diverso stato d’animo. [...] per me un album è come una canzone sola, come un film fatto da tante scene tutte legate [...] Sono cresciuto con Hair, Jesus Christ Superstar, Tommy e Blues Brothers [...]”. [...]» (Fabrizio Zampa, ”Il Messaggero” 25/8/2005). Secondo classificato al festival di Sanremo 2003: «è bastato l’intro blues di 7000 caffè sul palco dell’Ariston per ricordare a tutti che è innanzitutto un chitarrista, e che questa è l’acqua in cui nuota dai tempi del Big Mama di Roma, il locale in cui ha cominciato a diciassette anni, suonando al fianco di grandi del blues come Lousiana Red. Britti, l’artista pop, vanta duetti con Joe Cocker, B.B. King, Ray Charles. […]. Quando è cominciata la sua passione per la sei corde? ”Negli anni 70. Avevo sei anni. La scalinata della chiesa di Monteverde il pomeriggio si riempiva di ragazzi con la chitarra: suonavano Edoardo Bennato, Ivan Graziani, De André, De Gregori. Ero rapito, affascinato dalla chitarra e dall’individualità che permetteva. I miei mi regalarono una Eko Junior, quelle piccole, da bambini. Per un anno ci ho giocato, la suonavo come un tamburo. Poi un prete, che dava lezioni di chitarra per coinvolgere i ragazzi nella messa cantata, m’insegnò i primi accordi: un anno dopo ero insieme a lui a insegnare agli altri ragazzini. A dieci anni ho cominciato a suonare nei gruppi. A sedici un amico fonico, che aveva uno stereo spettacolare a casa, mi registrò un album di David Lindley, rock tex-mex, e lì ho scoperto l’assolo alla chitarra elettrica che per me fu come scoprire la luna. Ho subito comprato la chitarra elettrica, mi sono chiuso dentro casa per mesi: ho preso Moonflower di Santana, un doppio live, e l’ho imparato a memoria. Poi con Cold shot di Steve Ray Vaughan ho scoperto il blues, Muddy Waters, John Lee Hooker, Jimi Hendrix […] decisi che cantare le canzoni non m’interessava più, volevo fare il chitarrista, volevo solo suonare, suonare... […] Lo dico sempre, ascoltate i miei album, non solo i singoli alla radio: io suono anche nelle canzoni pop che faccio ora […] Non è che uno sceglie, è che all’inizio non ti si fila nessuno. Io ho iniziato al Big Mama, ero il più giovane. Ho iniziato con la ”Roma blues band”, poi con il grande Roberto Ciotti, e quando venivano gli stranieri mi offrivo come chitarrista: a 17 anni ho suonato con Louisiana Red, anche seguendolo in tournée estive. Poi, pian piano, le jam session, i gruppi di jazz e lì un’altra batosta, ho scoperto John Coltrane, Miles Davis, Dizzie Gillespie […] Era il mio destino, con la Fender Stratocaster e i due amplificatori Marshall: troppo jazz quando suonavo blues, troppo blues per il jazz. Ma non me ne sono mai preoccupato troppo […] Non è solo un fatto di tecnica, i più bravi suonano con il cuore» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 24/7/2003).