Varie, 15 febbraio 2002
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Brooks Mel
• New York (Stati Uniti) 28 giugno 1926. Regista. Attore • «Vecchio leone della comicità, al cinema ma anche nei musical, a teatro, in televisione, da solo o in gruppo [...] speciale mimica facciale che ha fatto di lui uno dei grandi di Hollywood, come attore, compositore, musicista, regista, tanto da farlo entrare nel ristrettissimo numero, appena sette, delle star che hanno vinto i quattro premi più prestigiosi dello spettacolo americano: il Tony, L’Emmy, il Grammy e l’Oscar. I suoi film da Mezzogiorno e mezzo di fuoco, a Balle spaziali da Frankenstein jr. a L’ultima follia, hanno rinnovato la comicità tradizionale riempiendola di note che vanno dal sovversivo al pecoreccio, spianando così la strada alla demenzialità. Come non ne fosse consapevole, lui invece li paragona ai grandi classici americani, quelli con Ginger Rogers e Fred Astaire, e cita come suoi ispiratori musicali Cole Porter e Gershwin, quanto di più lontano ci sia. [...] ”[...] Io ero un povero ragazzo ebreo che voleva lavorare nello spettacolo. [...]”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 17/3/2006). Tra i suoi maggiori successi il film The Producers (in italiano Per favore non toccate le vecchiette): «Nessuno la voleva. Il titolo originale era Springtime for Hitler, lo show dentro lo show: la gente lo considerava frivolo e sacrilego. Mi chiesero se potevo cambiarlo e metterci invece Mussolini. Ne verrebbe fuori una comica diversa, dicevo. Poi me lo hanno fatto produrre, il film, e all’inizio andò male, venne stroncato. Poi, all’improvviso, venne adottato da tutti, anche da quei critici che lo avevano ripudiato, valli a capire. diventato un cultmovie. [...] Ho sempre scritto canzoni per i miei film, come I’m tired per Mezzogiorno e mezzo di fuoco o Hope for the best, expect the worst che è il mio motto per Il mistero delle dodici sedie, e così via. Mia moglie, Anne Bancroft, mi ha sempre incitato a scrivere musica. Canticchio sempre. Mi viene una melodia in testa e la memorizzo. La fischio. Sono un gran fischiatore, da quando sono ragazzino» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 14/5/2001).