varie, 15 febbraio 2002
BRUNETTA Renato
BRUNETTA Renato Venezia 26 maggio 1950. Economista. Politico. Eletto alla Camera nel 2008 (Pdl). Ministro della Funzione pubblica nel Berlusconi IV (2008-2011). Nel 2010 candidato sindaco di Venezia (sconfitto al primo turno da Giorgio Orsoni). Dal 1996 ordinario di Economia del Lavoro all’Università di Roma Tor Vergata • «[...] con Tremonti il ministro più popolare del governo, ma anche il più preso di mira: mini-ministro, l’unico più basso di Berlusconi... “Miserie. Provo sincera pena per chi le dice. Radical-chic, sinistra al caviale: mi fanno un baffo. Certo, un tempo ci soffrivo. Poi ho imparato ad accettarmi. Sono orgoglioso di essere figlio di gente povera. Figlio della Venezia popolare. Ha presente Thomas Mann e Visconti? La Venezia letteraria, crepuscolare? Ecco, tutto il contrario. Da bambino andavo a vedere i siori che mangiavano il gelato a San Marco. Soldi per i gelati io non ne avevo. Andavo a pescare i granchietti e le anguelle, quei pesciolini trasparenti, da fare fritti. E andavo a lavorare con mio padre”. Venditore ambulante di protesi, è stato scritto. “Ma quali protesi. Gondoete”. Prego? “Gondole di plastica nera. Vetri di Murano. Souvenir. Avevamo una bancarella in lista di Spagna, accanto alla stazione. E lì, sui marciapiedi di Cannaregio, ho imparato tutto. Il lavoro, il sacrificio. Conoscere la gente, parlarci”. “Vivevamo in nove in novanta metri quadri, con i miei due fratelli, mia zia vedova e i suoi tre figli. In affitto tutta la vita. Quando papà finalmente mise da parte un po’ di soldi, comprò una Topolino usata; mamma ci rimase male, ancora adesso mi tormenta il pensiero che con quel denaro avremmo potuto comprare la casa. Da qui la mia passione per le case. Tutti dovrebbero avere, più che un lavoro, una casa [...] in casa mia non c’era un libro. Io ho fatto le magistrali, sono maestro abilitato. Ma, un giorno, una giovane supplente mi disse: ‘Lei non si rende conto di essere diverso?’. ‘In che senso?’, risposi. ‘Non capisce che la sua mente è diversa?’. Quella supplente, che non ho più rivisto, mi cambiò la vita. Tornai a casa, parlai con la mamma. Lei capì”. Il ministro si commuove, pensando alla madre. “Cominciai a studiare il greco la notte, di nascosto. Fino a quando un professore, che aveva intuito, non mi fece tradurre l’epigrafe in greco dei Sepolcri di Foscolo. I compagni compresero. E si schierarono con me: il mio successo era il loro riscatto sociale. Mi amavano, anche perché finivo i compiti in un quarto d’ora e li passavo a tutti. Così ho dato l’esame per passare al Foscarini. Il figlio dell’ambulante, il piccolino, al liceo dei siori. Alla maturità fui il primo della classe”. Nel ’68 Brunetta aveva diciotto anni. “Ed ero contro. Fui cacciato dall’assemblea dei figli di papà che chiedevano il 30 politico. Capii subito l’inganno: ‘Voi siete ricchi, io povero. Ma io ho la testa; voi no. Così voi chiedete voti uguali per tutti, per restare voi ricchi e io povero. Ma così mi fottete!’. Ho sempre votato Psi. Oggi sono un socialista di Forza Italia. Lib-lab: liberalsocialista”. Esordio con Gianni De Michelis. “La migliore testa della politica italiana degli ultimi cinquant’anni”. Consigliere economico di Craxi — “un freddo, mi apprezzava molto ma non l’ho mai frequentato» — e di Amato: “Gran testa, poca personalità. Gliene voglio: poteva salvare il Psi, e non l’ha fatto”. Infine, Berlusconi. “Entrò in un convegno mentre stavo parlando. Gentile com’è, si scusò per avermi interrotto. Risposi che grazie a lui avevo ricominciato da capo trovando un incipit migliore. Fu amore a prima vista. Approfondito quando, dopo la caduta del suo primo governo, mi chiese una serie di conversazioni, non lezioni, di economia. Mi chiedeva del tasso di crescita, del rapporto deficit-pil, di Maastricht. Io facevo due ore all’università, poi due ore con lui, poi lo lasciavo per tornare a lezione. E Berlusconi: ‘Sì, ma poi torna?’. Mai visto tanta umiltà, tanta sensibilità, tanta voglia di capire. Con quella frase mi ha conquistato per sempre”. [...] la mia fidanzata. Ufficiale. Si chiama Titti ma il cognome non lo dico. È un’arredatrice d’interni. Condivide la mia passione per le case. Ne abbiamo due, a Venezia e a Todi [...] cita di continuo Tremonti. Eppure la vulgata vuole che il rapporto tra i due sia teso, al limite dell’incompatibilità. “Con Tremonti ci conosciamo da 28 anni, quando lui era un brillante giovane professore a Venezia e io ero un giovane incaricato. Tra noi c’è sempre stata una sfida a vedere chi è più bravo. Tremonti è fantasioso, io sono fantasioso. Giulio ha grandi visioni, io ho grandi visioni. Lui è geniale, io sono geniale. Ecco, il nostro è un rapporto tra due persone geniali. Tutto qui”» (Aldo Cazzullo, “Corriere della Sera” 15/6/2008) • «Economista da combattimento fiscale [...] già socialista, esperto di politiche del lavoro e relazioni industriali [...] nel suo sito web si presenta in questo modo: “I suoi lettori lo seguono da anni con interesse e passione per la capacità di illustrare con semplicità temi complessi come quello dell’economia o delle istituzioni europee”. Ed è vero. Ma attenzione al linguaggio. Tra le apprezzate doti, prosegue, c’è “la sua vis di polemista brillante che ama spesso incrociare la spada con celebri editorialisti ed esponenti di primo piano della politica italiana. Restano memorabili - si conclude l’auto-presentazione - le battaglie ingaggiate con Michele Santoro, ripetute in più occasioni e in diverse trasmissioni”. Ecco: fra vis polemiche, clangori di spade e combattimenti con Santoro, è lo stesso Brunetta a evocare, al di là di ogni imbarazzo, la figura del gladiatore da arena televisivo. [...]» (Filippo Ceccarelli, “La Stampa” 27/11/2004).