varie, 15 febbraio 2002
BUCCHI
BUCCHI Cristian Roma 30 maggio 1977. Calciatore. Dal 2009/2010 al Cesena (B). Ha giocato con Perugia, Vicenza, Ternana, Catania, Cagliari, Ancona, Ascoli, Modena (capocannoniere del campionato di B 2005/2006), Napoli, Siena, Bologna. Si mise in luce tra i dilettanti con il Settempeda, dove fu scoperto da Luciano Gaucci che nel 1998 lo portò in A nel Perugia. In Umbria ebbe problemi di doping: «Non raccontiamo che è la carne a renderti positivo ai controlli. Non ci credo, anche se Pavan ha detto di aver mangiato molto cinghiale e gli hanno dato una condanna più lieve della mia [...] Io penso che sia circolata una fornitura di integratori che nelle indicazioni non indicavano il nandrolone ma lo contenevano. Oppure a una produzione endogena e allora mi preoccuperei perché il nandrolone può favorire i tumori e io lo devo sapere [...] Ho sentito in una trasmissione chi ha accostato noi calciatori a Ben Johnson che aveva valori vicino a mille contro i miei tre e mezzo. C’è molta ignoranza» (’La Stampa”, 25/4/2001). «Lo chiamavano ”l’Inzaghi dei poveri”. Nel Settempeda, fra i dilettanti, aveva giocato 58 partite e segnato 52 gol. Qualcuno segnalò a Gaucci quello spilungone che certo non era un esempio di stile e non aveva i piedi morbidi, ma era un formidabile opportunista, sempre in agguato in area di rigore: spendendo la misera cifra di 44 milioni di lire Gaucci lo portò al Perugia. A 20 anni il gran salto in serie A, 27 partite 5 gol; poi in B a Vicenza, per farsi le ossa (10 gol), e alla Ternana (9 gol). Dopo la storiaccia del doping, un intermezzo a Catania [...] A marzo 2003 tornava da un Genoa-Cagliari, vittoria per 3- 1. ”Preparati, arrivo, si festeggia”, telefonò dall’aeroporto alla moglie Valentina. La trovò accanto alla loro bimba (un anno); dormivano – sembrava – e invece Valentina, 24 anni, era morta, fulminata da un infarto» (’Corriere della Sera” 25/9/2003). «Ho smesso di piangere, non di soffrire. Però ho ripreso a vivere. [...] Ho subito una tragedia a 25 anni. Avevo quasi un rigetto per il calcio. [...]» (Francesco Velluzzi, ”La Gazzetta dello Sport” 29/11/2005).