Varie, 15 febbraio 2002
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BUONTEMPO Teodoro Carunchio (Chieti) 21 gennaio 1946. Politico. Presidente della Destra. Dal 2010 assessore alla Casa del comune di Roma
BUONTEMPO Teodoro Carunchio (Chieti) 21 gennaio 1946. Politico. Presidente della Destra. Dal 2010 assessore alla Casa del comune di Roma. Diploma di ragioneria, giornalista, capocronista del ”Secolo d’Italia”, ex membro del comitato centrale del Ms-Dn, deputato dal 1992 al 2008 • «’Quando nel 1992 mi affidarono la circoscrizione elettorale che comprende Ostia Lido, Casalpalocco, Castel Fusan, Castel Porziano e Infernetto, centottantamila residenti, non fu quel che si dice un favore”. Si considera tollerato a malapena nel partito: amato dalla base, inviso a i vertici. Conquistò palmo su palmo il territorio. In questo ci sa fare. ”E anche il seggio, tradizionale appannaggio della sinistra”. [...] :Quand’ero giovane i capelli mi arrivavano fino alle spalle, avevo la barba. Dormivo nella Cinquecento di papà davanti alla facoltà di Architettura. Il posto mi sembrava sicuro e poi c’era una fontanella per lavarmi”. Fu allora che lo soprannominarono ”er pecora”. ”Ma nessuno mi conosceva così. stata ”la Repubblica’, non ricordo chi, a riesumare quel nome, quando Fini era lì lì per battere Rutelli. Volevano accreditare l’immagine del rozzo, del picchiatore”. Non intendeva certo smentirla, nel dicembre 1996, quando tirò un pugno al giornalista Giancarlo Perna, colpevole di avergli messo in bocca dichiarazioni sgradite a proposito nientemeno che di Alessandra Mussolini, nipote del Duce. O quando disse dei naziskin che ”bisogna prenderli a calci”. [...] ”Mio padre Giovanni era socialista. Faceva il muratore in un paesino di montagna dell’Abruzzo, Carunchio, provincia di Chieti. Denunciò gli abusi di potenti del posto e fu costretto ad andarsene. Mamma dovette abbandonare il lavoro in macelleria”. Si trasferiscono a Ortona, e qui inizia la carriera del contestatore. La partenza invero è soft e persino apolitica: ”Volevo rompere la logica dei ragazzi da una parte e delle ragazze dall’altra. Irrompevo nelle scuole alla ricreazione col mio slogan: ”Il ballo è libertà’”. Così viene notato e avvicinato da vari politici. Ma ha un debole per il Movimento Sociale. Perché era il partito dei vinti e perché il Duce qualcosa di buona aveva fatto, non come Hitler, tutto odio razziale. [...] Nel Msi fa carriera a livello locale, lo zio socialdemocratico gli toglie il slauto. Il padre muore d’infarto, la madre s’ammala di cirrosi. Col diploma in ragioneria, s’adatta a scaricare casse tra il porto e la stazione. Poi prende la Cinquecento. [...] Tenta qualche esame a Scienze Politiche, la sera fa il cameriere al night club Rupe Tarpea. Viene il ”68. ”Il Sistema fece in modo di dividerci con la logica degli opposti estremismi”. [...] Abbandona l’Università, va a vivere in via Firenze, in sezione: per letto una pila di manifesti, vita privata zero. [...] ”Per campare toglievo le copertine ai fumetti in resa. L’uomo mascherato, Capitan Mike. Gli editori cambiavano le copertine copertine e rivendevano i fumetti come nuovi. Poi, c’è quasi da ridere, compravamo lastre radiografiche all’Ospedale. Di notte in riva all’Aniene le facevamo scaldare. A temperature altissime, liberavano l’argento che colava negli stampi, si formavano lingotti. Se avessi continuato quest’attività sarei miliardario”. [...] Dopo il business dei lingotti venne l’assunzione al ”Secolo”. [...] ”Al Secolo rompevo i coglioni, ero nel cdr, feci assumere Storace abusivo. Trattai anche una vertenza. Io al tavolo con l’Fnsi, Almirante e l’esecutivo all’altro. Mi misero in cassintegrazione, allla prima occasione fui licenziato”. [...] Nell’81 entra in Consiglio comunale a Roma e ci resta per sedici anni. [...] Oggi è in guerra aperta coi ”liberaldemocratici” Fini e Gasparri. più vicino alle istanze sociali della corrente di Storace e Alemanno, ma senza essere organico. [...] Guido Quaranta lo classifica ”battitore libero”. Il politologo Pasquale Serra, in Individualismo e populismo, lo indica invece come il simbolo di una destra radicata nel territorio e che esce dal ghetto in cui era confinata grazie ai successo alle amministrative [...]» (Antonio Armano, ”Il Foglio” 18 marzo 2001).