varie, 15 febbraio 2002
BUSA Roberto
BUSA Roberto Vicenza 28 novembre 1913, 9 agosto 2011 • «Il gesuita che è stato nel nostro Paese il pioniere dell’informatica linguistica; tra il 1974 e il 1980 ha pubblicato il monumentale Index Thomisticus (56 volumi oggi disponibili anche in cd); ha insegnato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, all’Aloisianum di Gallarate e all’Università cattolica di Milano» (Giulio Giorello, “Corriere della Sera” 29/12/2001) • «Figlio di un funzionario delle Ferrovie, sullo studio dell’archeologia delle parole ha costruito la sua missione terrena. Fu quel che si chiama un destino. Nel 1940 si trovava a Bordeaux, in attesa di un incarico come cappellano militare. Ma un padre provinciale gli disse: “Le piacerebbe fare il professore?”. Quelle parole furono la genesi di un’avventura che durò una vita. Fu spedito all’Università Gregoriana, con una libera docenza sulla filosofia di San Tommaso. Da quel momento iniziò ad immergersi nei nove milioni di parole che compongono l’opera del santo aquinate. Tuttavia, per continuare quel lavoro immane che produsse undici milioni di schede perforate, aveva bisogno di uno strumento che velocizzasse le operazioni di ricerca, collegamento e archiviazione, di una macchina che a quell’epoca era ancora in fase fetale. Nel 1949 fu ricevuto a New York dal grande capo dell’Ibm, Thomas John Watson, che non gli nascose il suo scetticismo. Quell’omone asciutto dall’aspetto sereno, stava chiedendo al colosso americano dell’elettronica un cervellone per le sue ricerche filologiche. “Mister Watson - disse padre Busa - a lei sembra giusto dire che una cosa è impossibile, se non si è mai neanche provato a farla?”. Alla fine il magnate acconsentì, e la Ibm sborsò quattro milioni di dollari. Il risultato di quell’operazione fu l’opera più vasta della storia dell’editoria a stampa, quell’Index Thomisticus (1974-1980) che raccoglie in 56 volumi (circa 70 mila pagine: nel 1992 le cinquecento tonnellate di schede perforate iniziali si trasformarono in un minuscolo cd-rom da 1,6 gigabyte) l’opera omnia di Tommaso d’Aquino (118 scritti del filosofo della Scolastica, oltre dieci milioni e mezzo di parole). Infaticabile e illuminata formica del cosmo, non solo fu il primo uomo ad avvalersi della tecnologia elettronica per analizzare la fenomenologia della parola (tanto da essere universalmente riconosciuto come l’inventore dell’informatica linguistica: la prestigiosa enciclopedia Treccani gli ha destinato una voce), ma fu anche il precursore dell’“ipertesto”, la struttura testuale a rimandi collegati (i “link") su cui si fonda l’architettura di Internet. Il futuro http (Hipertext transfer protocol), era già, per padre Busa, metodo ante litteram, prima della sua estensione telematica: in seguito lo utilizzò anche per l’analisi semantica del Corano e dei “Manoscritti del Mar Morto” (i celebri testi scoperti nel 1947 nelle grotte di Qumrän). Ancor oggi il prelato del byte ama giocare con il mistero e il potere della parola. “Se in inglese gift vuol dire ’regalo’, in tedesco significa ’veleno’. E l’avverbio italiano dove, in inglese diventa ’colomba’. Le parole sono ambigue e spesso omografe - dice - e un esempio che faceva sorridere i miei allievi è la frase: ’le feci fare l’esame delle feci’: due termini uguali, ma dal significato totalmente diverso”. […] “In un’epoca di globalizzazione - spiega - sarà sempre più importante evitare equivoci comunicativi. L’intelligenza artificiale del computer servirà anche a questo. Se il cosmo sembra retto da un programma pensato da una mente misteriosa, anche la mente del computer è emanazione di Dio”» (Roberto Faben, “Il Messaggero” 25/7/2002).