18 febbraio 2002
Siesto Francesco, di anni 71. Originario di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, rispettabile avvocato civilista a Roma, da un anno in pensione, casa al mare a Lavinio, innamorato sin da ragazzo di sua moglie B
Siesto Francesco, di anni 71. Originario di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, rispettabile avvocato civilista a Roma, da un anno in pensione, casa al mare a Lavinio, innamorato sin da ragazzo di sua moglie B. Anna, di anni 70, due figli: Antonio detto Tony, di anni 43, agente assicurativo, e Marco, 36 anni, avvocato, entrambi sposati. Da quando non lavorava più era diventato taciturno, apatico, pur restando gentile e affettuoso. Ultimamente crisi depressive, forti mal di schiena, blandi sedativi come cura. Giovedì 7, cenò con moglie, figli, nuore e un’amica di famiglia. Alle 23 e 30 li accompagnò alla porta e li salutò. Osservò la moglie che sparecchiava e rassettava, attese che si sedesse sul divano per qualche minuto di televisione. Poi andò nel suo studio, prese la pistola, si fermò dietro al divano e sparò in aria. Lei si girò di scatto e alzò un braccio per coprirsi il viso: tre pallottole le colpirono in modo non grave l’avambraccio e la spalla. Mentre strillava e si trascinava sul pianerottolo, il Siesto si sparò alla tempia. In un primo tempo l’inquilina del piano di sotto, Roberti Annunziata, pensò a lavori di ristrutturazione nell’appartamento a fianco. Quando salì col marito medico, Livi Felice, Anna era arrivata sul pianerottolo: non si voleva far medicare e continuava a indicare il salotto di casa sua. Al sesto piano di un signorile palazzo anni Sessanta alle spalle di piazzale Dunant, quartiere Monteverde, Roma.