Varie, 19 febbraio 2002
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Cage Nicolas
• (Nicholas Kim Coppola) Long Beach (Stati Uniti) 7 gennaio 1964. Attore. Ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista per Leaving Las Vegas (Mike Figgis), nomination per Il ladro di orchidee (Spike Jonze). Altri film: Birdy (Alan Parker), Face-off (John Woo), Il mandolino del capitano Corelli (John Madden). Nipote del regista Francis Ford Coppola • «Uomo di poche parole. Timido, lievemente a disagio, elegantissimo nella camicia candida, le lunghe mani tempestate di immensi anelli, i mille bracciali sui polsi sottili [...] ”Sono sempre stato un grande fan dei film d’avventura, adoro Errol Flynn e possiedo vari poster originali delle sue pellicole. Però credo che oggi i protagonisti di quel genere di storie siano diversi, nel senso che sono molto più umani, più accessibili, più vicini alla gente comune. E questo mi piace. Gli attori sono più simili alle persone normali e, proprio per questo, la gente riesce a identificarsi meglio con i personaggi che interpretano” [...]» (’La Stampa” 8/12/2004). «Non ho aspettative. Non scelgo mai i miei ruoli avendo in mente la possibilità di vincere l’Oscar. Per me la cosa importante è dare il meglio di me, essere sincero, far arrivare al pubblico la mia verità. Avere il miraggio dell’Oscar, lo considero una corruzione della propria arte. Quando dovevo interpretare Via da Las Vegas, mi consigliavano di non farlo, mi dicevano che non sarei arrivato all’Oscar con un personaggio che si distrugge con l’alcol, invece ho vinto proprio con quel ruolo [...] Mi considero ancora uno studente di recitazione, un apprendista [...] Quando affronto un personaggio cerco per tutto il giorno, anche fuori dal set, di pensare come lui. [...] Da ragazzo non sapevo decidermi su cosa avrei fatto da grande, se diventare pugile, biologo marino, pilota o mago. Fare l’attore ha significato per me sperimentare tutte le cose che avrei voluto fare. Tutte le potenzialità della mia vita che non ho potuto esprimere. In ogni ruolo che interpreto c’è sempre qualcosa di personale» (Roberto Rombi, ”la Repubblica” 14/2/2003). «’Una volta, viaggiando in Arizona, ho incontrato uno sciamano che mi ha detto che avevo bisogno della medicina del serpente [...] Mi ha detto che ero uno di quelli che erano stati morsi e che dovevo trovare un modo per indirizzare meglio la mia rabbia e la mia energia negativa. Era assolutamente vero e da allora ho imparato ad apprezzare la spiritualità degli indiani” [...] Secondo Sean Penn, è un altro attore che si è venduto. ”Se Sean ha usato esattamente quell’espressione non posso farci molto. Ma questa differenziazione tra film piccoli e film grandi non la capisco. Un film pieno di effetti speciali e di spettacolari inseguimenti in auto può essere molto artistico. E anche un film piccolino deve sapere come intrattenerci [...] Sono cresciuto con il cinema, i miei eroi sono eroi dello schermo. E per rivelare quello che senti non c’è niente di più potente di un primo piano. Non puoi ingannare, non puoi sfuggire. Certo, il contatto diretto con il pubblico è affascinante e un giorno, chissà, proverò anche quello [...] Mio padre era molto orgoglioso delle sue radici italiane e ancora adesso la mia fantasia è una tavolata piena di bambini, di vino e di calzone con tutti che cantano opera. E non so se questo mi rende più italiano, ma resto anche un romantico, convinto che l’amore possa curare tutto”» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 2/6/2002).