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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

Calatrava Santiago

• Benimamet (Spagna) 28 luglio 1951. Architetto • «Ha dichiarato, inaugurando uno dei suoi ponti: ”La mia missione non era altro che migliorare le condizioni di vita della gente, rendere più veloci i collegamenti e appianare le differenze fra l’una e l’altra sponda”. L’architetto dei ponti. Ha fatto l’Alamillo di Siviglia, il Lusitania di Merida, il ponte di Piazzale Roma a Venezia, commissionatogli nel 1996 da Massimo Cacciari. Ma il suo lavoro, in realtà, va ben oltre. Ha realizzato lo Stadio Olimpico per i Giochi di Atene 2004, stupefacente, una copertura immane sospesa fra cielo e terra, con percorsi, per arrivarci, di cemento e d’acqua, degni di un film del futuro. E poi, la Città delle Scienze a Valencia (dove è nato, per la precisione in un piccolo paese limitrofo, Benimamet), un complesso che già convoglia al proprio interno migliaia di visitatori indigeni e stranieri; gli aeroporti di Lione e Liegi; la Torre delle Comunicazioni di Montjuic a Barcellona, che è ormai un simbolo della capitale catalana; la stazione Oriente di Lisbona; l’Auditorium di Tenerife. E tanto altro, dal pannello solare mobile del Museo di Milwakee, alla Path Station da edificare a Ground Zero, a New York, alla Torre ”a torciglione” di Malmö, guglia fatata che sembra rubata all’antica Ninive. [...] ha pensato e sviluppato [...] alcune centinaia di progetti, realizzandone però solo il trenta per cento. un artista globale, scomodo e riservato. Innamorato della tecnologia, audace strutturista, mai dimentico della pittura e delle possibilità infinite del colore. Uno che non ha esitato a querelare sir Norman Foster, accusandolo di plagio per il progetto del Reichstag di Berlino. Vive e lavora normalmente a Zurigo, ma ha organizzato altri atelier a Valencia e a Parigi. Ama l’Italia (che gli ha dedicato la mostra più completa sulla sua opera complessiva e sulla sua poetica [...] a Palazzo Strozzi, a Firenze, dove ha vinto il concorso per l’ampliamento dell’Opera del Duomo). [...] Scontroso, colto, efficiente, diretto. [...] nato a metà del Novecento, ha cominciato la carriera studiando Belle Arti, è passato all’Architettura e quindi all’Ingegneria civile. Interdisciplinarietà sistematica, cioè, sulla base di un continuo lavoro creativo che gli ha fatto meritare il titolo di ”artista rinascimentale del mondo di oggi”. [...] Non nasconde l’ammirazione che Calatrava prova e testimonia, in ogni sua creazione, per Antonio Gaudì e Felix Candela. [...] Rievoca, l’architetto, i tempi in cui, all’Università, si studiava la statica. Rammenta agli indotti che ”la forza equivale a massa e accelerazione» e che, proprio per questo, «il tempo, nel gioco, risulta una variabile fondamentale”. ”Le piramidi spiega oggi sono certo più basse di quando furono costruite. Il tempo è la variabile che ha procurato il cambiamento: un concetto esistenziale, che io trovo bellissimo”. E in base a questa filosofia, la sua architettura è realmente ”mobile”. ”Il Palau de les Arts rappresenta lo spirito autentico dei valenciani e la loro coscienza musicale e artistica. l’opera più complessa che io abbia mai pensato e costruito fin qui. L’ho voluto così importante perché corrisponda esattamente alle ambizioni culturali dei miei concittadini, proiettate al futuro, al XXI secolo”. [...]» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 7/10/2005). «Un’attività vorticosa e internazionale, all’attivo oltre 200 progetti, circa il 30 per cento dei quali realizzati, che incontra ampi consensi, suscita non minori critiche, ma soprattutto accende la fantasia di molti amministratori locali. Sedotti dai suoi ponti flessuosi e dinamici come corpi in perenne movimento, dalla grandeur dei suoi gesti architettonici e dall’abilità con cui riesce a inscriverli nei più diversi tessuti urbani e metropolitani. Nel 1996, fu l’allora sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, a volere fortemente un ponte firmato Calatrava lungo il Canal Grande. Un paio d’anni dopo venne il turno di Pistoia: l’amministrazione locale lo incaricò di studiare un collegamento tra la zona sud della città e una nuova area di espansione urbana. [...] Dall’apprendistato in una scuola di arti e mestieri al doppio percorso di architetto e ingegnere, allo studio ”matto e disperatissimo” dell’anatomia, della geometria descrittiva e dinamica, inseparabili compagne di vita [...]» (Silvia Dell’Orso, ”L’Espresso” 19/12/2002). «[...] ama definirsi artista: ”A Valencia ho frequentato la scuola di arti e mestieri prima di quella d’architettura e ingegneria. [...] Sono un appassionato di musica, amo il bel canto, non solo Bach e Beethoven. [...]”» (Laura Dubini, ”Corriere della Sera” 6/10/2005).