Varie, 19 febbraio 2002
CALISSANO
CALISSANO Paolo Genova 18 febbraio 1967. Attore. Partecipa a Giochi senza Frontiere 93-94 per poi passare nel 2001 alla conduzione insieme a Natalia Estrada di Divieto d’entrata. Grazie alla soap Vivere arriva la notorietà, che cresce con Vento di Ponente. Ha recitato anche in teatro e nei film Bugie rosse, Soldato ignoto e Palermo Milano solo andata. Arrestato nel settembre 2005 dopo che una ragazza era morta in casa sua per overdose (cocaina). «[...] L’affascinante dottor Bruno di Vivere, l’avido imprenditore di Vento di Ponente, l’ufficiale innamorato di Per amore, l’ospite [...] dell’Isola dei Famosi, da tempo era un attore in ribasso, con un problema personale, del quale tutti erano al corrente, a iniziare dai vicini. Cocaina. [...] Negli ultimi tempi Calissano si era fatto notare per gli schiamazzi sulla sua Harley-Davidson smarmittata, per i brutti giri, per una dipendenza sempre più evidente. ”Si è buttato nel cesso”, sintetizza un suo amico. Aggiunge che la sua deriva era iniziata con la fine della sua relazione con la show girl Matilde Brandi. L’attore appartiene a una famiglia molto conosciuta a Genova. nato ricco, figlio di un ufficiale dell’aeronautica militare e di una nobile, Mercedes Galeotti de’ Teasti, conti di Mantova. Laureato in economia e commercio, sognava di fare il portiere nella Sampdoria, e ci stava riuscendo, con qualche apparizione in squadra, prima che Gianluca Pagliuca gli rubasse la scena. Se n’era andato in America, a fare il modello e a studiare recitazione, e quando era tornato a casa aveva fatto il botto con le soap opera nostrane, soprattutto con Vivere, la nostra risposta a Beautiful. Successo, donne, comparsate nei talk show, il 2000 come anno di grazia e la nomina a ”fidanzato d’Italia” da parte dei rotocalchi. [...]» (Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 26/9/2005). «[...] interpretava la parte di Bruno De Carolis, bello e tenebroso [...] il ruolo del bravo ragazzo cucito addosso [...] La sua è una famiglia benestante, di grossi commercianti, lui si laurea in Economia e Commercio all’Università di Boston. Davanti può avere il successo nel mondo della finanza, delle imprese, invece sceglie una strada totalmente diversa, la televisione. ”Lì mi sono conquistato credibilità dopo anni di gavetta”, raccontava ”e poi forse io amo di più le situazioni immaginarie che quelle reali, come da bambino quando un giorno fingevo di essere un soldato, un altro un artista. Anche allora fuggivo dalla realtà”. L´infanzia privilegiata, in realtà, lo aveva segnato: ”I miei si sono separati, mia madre ha cercato di compensare nel migliore dei modi ma certe cose mi sono mancate [...] Le mie grandi paure sono la solitudine, il tradimento, l´abbandono. Ho provato a superarle cercando di essere perfetto, poi ho capito che andava bene anche così”. Neppure il successo ha allontanato i suoi fantasmi. [...] si era rifugiato nella droga, in un mondo fatto di serate in locali [...] Locali da lap dance, dove chi lo riconosceva si stupiva di vederlo. Che bisogno aveva uno come lui, ricco, bello e famoso, di andare nella Genova del sottobosco notturno? Chissà. Sognava di incontrare ”una donna forte, di quella forza consapevole a cui non serve imporre”, non gli era successo. Paolo Calissano giurava di aver avuto solo tre storie importanti. Storie senza lieto fine. Per un po’ si era fatto vedere con Matilde Brandi, anche lei volto noto della tv, poi con una modella. Gli amici di Genova avevano capito da tempo che ormai Paolo si era infilato in un tunnel, che loro non potevano più aiutarlo. Di notte, in quelle tante notti vissute con compagnie occasionali, con la droga e il sesso come finale, lasciava emergere la sua parte più cupa. Più nascosta. Di giorno, sempre più raramente, Paolo Calissano ritrovava l´entusiasmo. E il sorriso da bravo ragazzo, che ha fatto sognare tante donne. Convinte che fosse, davvero, bello e tenebroso. Non fragile e depresso» (Wanda Valli, ”la Repubblica” 26/9/2005). «Vi assicuro, nella soap si fatica: è difficile rendere credibili sentimenti di quel genere con poco tempo e ambienti perlopiù fasulli» (’Sette” n. 6/2001). «[...] Io nasco come sportivo, giocavo a calcio, portiere nella squadra giovanile della Sampdoria (pur essendo di fede genoana). Ho avuto come allenatore anche Lippi. Un giorno però, spuntò un tale Pagliuca, e scelsero lui. Così chiusi. Andai a studiare in America. [...] Quando mi proposero di recitare in Vivere, io mi misi a studiare il personaggio. Facendomi le domande che si imparano con il Metodo. Il metodo Stanislavskij, che ho studiato in America, in un corso di recitazione che usava gli stessi sistemi dell’Actor’s Studio. Per interpretare un personaggio, devo sapere tutto di lui [...]» (Ranieri Polese, ”Sette” n. 3/2000).