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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CAMMARATA

CAMMARATA Diego Palermo 27 marzo 1951. Avvocato. Presidente dell’Istituto autonomo case popolari di Palermo. Politico. Ex deputato (Forza Italia). Dal 2001 sindaco di Palermo (rieletto nel 2007) • «Cinquantenne con la faccia da eterno ragazzo e i riccioli ribelli da tombeur des femmes, uno che [...] si occupava delle case popolari della Provincia [...] Non è un campione dell’antimafia né un prestanome della mafia, ma un tranquillo avvocato senza quarti di nobiltà politica che invece delle sezioni di partito ha frequentato il circolo del tennis, invece delle tessere ha collezionato accendini, invece di battesimi, cresime e matrimoni – regno dei postdemocristiani che lo hanno portato a spalla verso la vittoria – è sempre stato un habitué della ”Cuba”, il locale più trendy di Palermo, quello dove solo tre o quattro vecchi amici siedono al tavolo fisso di Gianfranco Miccichè [...] Entrato nella cerchia in quanto amico di Gaetano, fratello del vicerè berlusconiano, è diventato alla svelta il suo braccio destro, coordinatore provinciale del partito e infine deputato della Zisa con 36.300 preferenze, suscitando le invidiose gelosie di chi lo ha accusato sottovoce – in questa perfida campagna elettorale – di avere come unico titolo di merito quello di essere stato ”l’autista di Miccichè”. Veleni palermitani, certo, per introdurre il virus del sospetto nella prevedibile vittoria del signor Cucilaviadiri (chi glielo doveva dire), uno che però s’è fatto apprezzare anche dagli orlandiani come presidente dell’Istituto case popolari – 13 mila case da gestire, 687 miliardi di bilancio – uno che è riuscito a mantenere la sfida con l’ulivista Francesco Crescimanno sui binari di un insolito, civile rispetto reciproco, ottenendo proprio dall’avversario sconfitto la prima telefonata di congratulazioni. [...] vorrebbe far conoscere Palermo non più come la capitale mondiale della mafia e dell’antimafia, ma come ”una grande città europea capace di stupire l’Italia per le cose buone che riesce a fare”, impresa più ardua del ponte sullo Stretto» (Sebastiano Messina, ”la Repubblica” 27/11/2001) • «Pare che il famoso manifesto in cui dà la mano a Berlusconi sia un fotomontaggio. La differenza della misura delle teste sta lì a dimostrarlo, e sempre a proposito di teste, il manifestone con il faccione (bello!) in primissimo piano, tagliato su un dito scarso di fronte, è stato ritirato dal comitato elettorale perché non ne potevano più. Tutti chiedevano: ”Ma perché ci tagliastivu la testa?”. E quelli, carogne: ”Perché tanto è inutile”» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Il Foglio” 22/11/2001). Vedi anche: Felice Cavallaro, ”Sette” n. 4/2002;