Varie, 19 febbraio 2002
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Campion Jane
• Wellington (Nuova Zelanda) 30 aprile 1954. Regista • «Il nome di Jane Campion è ancora oggi legato a Lezioni di Piano, il film che nel 1993 ha regalato alla regista neozelandese la fama internazionale, la Palma D’Oro e tre Oscar. Il suo cinema, popolato di eroine femminili dalla tempra forte ma romantica, mette a fuoco il tema della ricerca d’una identità femminile difficile da conquistare. [...]» (Simone Porrovecchio, ”L’espresso” 4/2/2010) • «Della Nuova Zelanda il resto del mondo conosce tre cose: la danza haka degli All Blacks del rugby, le procellose regate veliche e gli sfondi del Signore degli Anelli. Poi c’è Jane Campion. Con le sue lezioni di piano e le sue stelle lucenti ci ha riempito i vuoti dello stereotipo sull’isola lontana da tutto, ce ne ha offerto uno sguardo femminile e di straordinaria profondità. ”Io sono neozelandese e credo che questa terra così lontana, silenziosa, mi abbia regalato una visione unica sul mondo e sull’umanità”. La Nuova Zelanda e le donne, lo sfondo e il centro del cinema della regista forse più studiata in assoluto, la più amata e controversa esploratrice della passione e della sensualità femminile. Non è un caso che il capolavoro simbolo della sua filmografia, Lezioni di piano, abbia raccontato l’esplodere della passione carnale nel mondo ottocentesco dei primi coloni dell’isola. [...] Il fatto di essere figlia di due professionisti dello spettacolo ha regalato a Jane Campion la voglia ribelle di occuparsi d´altro: ”L’idea di seguire bovinamente il percorso dei genitori è orribile, ho cercato di evitarlo per molto tempo”. Si è occupata, ragazza, di psicologia e pedagogia, poi si è laureata in antropologia all’Università di Wellington. E ha iniziato un vorticoso itinerario che l’autrice regalerà a tante protagoniste dei suoi film. Si è messa in viaggio per l’Europa, ha studiato arte a Venezia, ha trovato lavoro in una casa di pubblicità a Londra. rientrata a Sydney per conoscere la pittura, quindi è stata ammessa alla prestigiosa Australian Film Television and Radio School. Sono ormai gli anni Ottanta e l’antropologa ha finalmente trovato la sua strada nel cinema. Alle sue prime opere viene riservata quell’accoglienza controversa che accompagnerà tutta la carriera. Alti e bassi, riconoscimenti e stroncature. Il Festival di Cannes scopre e premia il suo primo corto. Leggenda vuole che il patron Gilles Jacob abbia detto all’Australian Film Commission: ”Datele tanti soldi e in due anni tornerà qui con un film”. Ce ne vogliono tre, in verità, per presentare Sweetie, ferocemente stroncato. ”Non vedevo l’ora di pagare il conto dell’albergo e fuggire da Cannes”, racconta. Eppure alla Croisette sarebbe tornata per entrare nella storia del cinema: prima donna a vincere la Palma d’oro. Con Lezioni di piano. Sembrava l’avvio di una carriera gloriosa e invece, con poche eccezioni, le opere che verranno saranno perlopiù contestate. Dopo i virulenti attacchi riservati al thriller erotico In the Cut, nel 2003, Jane Campion si è presa una pausa lunga sei anni. ”Quel film l’ho fatto perché mi volle vedere Nicole Kidman, entusiasta del libro di Susanna Moore. Anche a me era piaciuto, ma sapevo che un film avrebbe incontrato un’opposizione feroce. Nicole, però, ne aveva comprato i diritti, continuava a ripetere che da tempo cercava qualcosa di diverso, forte, eccitante. Sentiva, a quel punto della sua carriera, la responsabilità di uscire dagli schemi. Poi ha abbandonato il progetto, di colpo. Mi ha semplicemente mollata. Aveva da risolvere questioni enormi, un divorzio traumatico, si sentiva fragile e aveva perso la voglia di essere radicale. Meg Ryan, invece, era stanca di essere considerata la fidanzata d’America e così ha preso il suo posto”. Oltre all’ostilità aperta di una larga fetta di critici, l’opera di Jane Campion ha spesso conosciuto la diffidenza dei produttori. ”Nel mio Paese, il primo in cui le donne hanno acquistato il diritto al voto, l’egualitarismo è al centro della cultura nazionale e c’è una forte presenza cinematografica femminile. Ad Hollywood, che è ancora regno di produttori maschi, tutto è diverso. [...] Due settimane dopo aver vinto la Palma d’oro a Cannes ho perso mio figlio, aveva dieci giorni. Ero completamente distrutta. Per un anno sono uscita dalla vita, niente mi toccava. Poi è stato il cinema, l’amore per il mestiere, a riportarmi a vivere. E anche il fatto che un anno dopo il lutto è nata mia figlia Alice, la mia opera migliore. Dopo un dolore come quello ti devi reinventare, sai che non crederai più alle stesse storie, guardi il mondo in modo diverso e meno meraviglioso. [...] io sono una che ha impiegato cinque anni per capire l’importanza dell´Oscar che aveva vinto per Lezioni di piano. Non sapevo che era stato un evento straordinario, il sogno di ogni cineasta americano. Mi sembrava, anche quello, semplicemente uno stereotipo. Forse perché da neozelandese vivo davvero in un altro mondo”» (Arianna Finos, ”la Repubblica” 6/9/2009) • «A vent’anni mi sentivo perduta, non sapevo assolutamente cosa fare della mia vita ed ero depressa. A scuola ero troppo timida per partecipare alle recite, così decisi di filmarle con una Super 8. Divenni completamente ossessionata dal cinema, lavoravo 16 ore al giorno ed ero felice. Non avrei mai pensato di diventare regista e, al termine del primo cortometraggio, mi ricoverarono in ospedale per il troppo stress. Quando oggi i giovani film-maker mi chiedono un consiglio gli dico: ”dormite”, bisogna imparare a controllare l’energia. In realtà più che depressa ero senza scopo: il cinema è stato come quando succede qualcosa di decisivo. Prima avevo avuto un ragazzo, ma il cinema è stato molto meglio. Poi ho imparato a incanalare la mia energia [...]» (Franco Giubilei, ”La Stampa” 29/10/2004).