varie, 19 febbraio 2002
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Canadas Esther
• Alicante (Spagna) 1 marzo 1977. Modella. « spagnola de fuego ma le piace volare basso. Dice: ”Devo tutto al mio broncio, alla mia faccia da dura. Rimane impressa nella memoria”. Sì però non è che sia brutta vero? ”Mah, come voto io mi darei 5. Al massimo 6, quando sono ben truccata”. [...] bionda, occhi blu, circa un metro e 80, professione top model e (almeno nel darsi i voti) bugiarda patentata. Nota con il soprannome, chissà come mai, di the lips (le labbra), conta da tempo su una variegata tipologia di fans. A New York di notte i ragazzi ritagliavano le sue labbra dai maxi-cartelli murali per farne dei poster da piazzare in camera. In Europa molte signore vanno dal chirurgo estetico con la sua foto implorando ambiziosamente una copia: come dire la differenza tra una rosa fresca e di plastica. [...] secondo matrimonio con il connazionale ex campione motociclista e rivale di Valentino Rossi, Sete Gibernau, celebrato nella primavera 2007 [...] ”[...] non è più mio marito, ora sono una single”. Due matrimoni, il primo con il modello olandese Mark Vanderloo, due destini comuni: durata meno di un anno. Caratterino difficile? ”In realtà quel dettaglio non significa nulla perché con entrambi ho convissuto parecchio prima. Le cose succedono, bisogna imparare dalle esperienze e guardare avanti. [...] Quando sono in Spagna mi vedo le partite del Barcellona, di cui sono tifosa, vado ad Alicante a trovare i miei genitori e mio fratello, che mi assomiglia come una goccia d’acqua, sento musica, cerco di fare una vita semplice: non amo nè le cose nè le persone troppo complicate” [...]» (Gian Luigi Paracchini, ”Corriere della Sera” 21/9/2008) • «Un metro e 80 di altezza, fisico asciutto, capelli biondi e lunghi fino al sedere, gli occhi azzurro cielo. E la bocca, quella bocca tanto carnosa da sembrare finta. [...] ”Papà ha una libreria, io e mio fratello sfogliavamo di tutto. A me piacevano i gialli, avevo deciso di diventare una detective. Come Pepe Carvalho, l’investigatore di Montalban”. Meglio sfilare che pedinare, però. La favola bella comincia da una mamma che, non per nulla, si chiama Biancaneves. ”A 14 anni ero così alta ... Allora ho insistito con mia madre perché mi portasse in un’agenzia di Alicante. Tre mesi dopo ero a Barcellona. Papà non voleva. Fu un patto: me la serai cavata da sola, sennò dietrofront. Così, d’inverno andavo a scuola e d’estate lavoricchiavo”. A 17 anni, finalmente Milano: ”Sei mesi a panini, dormire qua e là. [...] Non parlo coi giornalisti, di solito. La gente vuole sapere di più sul tuo conto, sapere chi sei, cosa fai”. [...]» (Paola Pollo, ”Sette” n. 8/1999).