Varie, 19 febbraio 2002
CANZIAN
CANZIAN Red (Bruno) Treviso 30 novembre 1951. Cantante. Chitarrista. Dei Pooh (dal ”73 in sostituzione di Riccardo Fogli). Nel 1990 vinsero il Festival di Sanremo (Uomini soli) • «[...] Né di destra né di sinistra, né rock né pop, buoni per tutte le stagioni [...] hanno attraversato più di 40 anni della nostra storia sognando di essere i Beatles italiani. Magari credendoci pure. Ricchi di buoni sentimenti (sostengono il Wwf, hanno fatto una canzone’ ”Pierre” – per gli omosessuali qualche decennio prima della Tatangelo), propongono un messaggio conciliante e ottimista. Anche se con ”Tanta voglia di lei” (’mi dispiace devo andare”) hanno firmato il testo più egoista del nostro canzoniere. [...]» (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 18/8/2008) • «Roby, Dodi, Red e Stefano sono una macchina da guerra. Loro direbbero ”la macchina della musica” citando una canzone quasi autobiografica, Banda nel vento. [...] Pooh, da Winnie the Pooh, l’orsetto, un simbolo disneyano. [...] Dire Pooh significa evocare un’eco che viene dagli anni Sessanta [...] Per capire qualcosa dei Pooh bisogna assistere a un loro concerto. Professionalità pura. Megaproduzione, luci, effetti, suoni. Qualche tir di attrezzature. Canzoni conosciutissime o semidimenticate eseguite con l’intonazione perfetta di chi non si concede la minima imperfezione. Ritornelli che scatenano i cori. Un pubblico entusiasta, e di ogni età, per smentire i critici, o quelli che appena dici Pooh rispondono Piccola Katy, consegnandoli al passato. Macché, il popolo dei Pooh conosce a memoria tutte le canzoni in scaletta, comprese le più recenti. Scandisce le strofe in coro, si sgola, si entusiasma [...] Hanno cantato tutto, il beat, il pop sinfonico, la dance. Spettacolo e impegno, il Wwf e il volontariato, un musical (Pinocchio), tour infiniti. [...] Non solo intrattenimento, comunque: il loro disco di esordio, Per quelli come noi, comprendeva un brano, Brennero 66, dedicato agli attentati contro la Guardia di finanza in Alto Adige: vittoria al Festival delle Rose e censura della Rai, che impose un titolo diverso (Le campane del silenzio) e la cancellazione della frase ”t’hanno ammazzato quasi per gioco”. In seguito, canzoni problematiche sull’omosessualità (Pierre), il razzismo (Gitano), sui marginali, gli aborigeni, i genocidi, gli immigrati, la prostituzione. Ma a guardarli si vede che la loro vita è il palco. Nei primi Settanta hanno creato la prima macchina del fumo, in collaborazione con un idraulico bolognese [...] hanno un tocco, uno stile. Hanno attraversato varie crisi, un grave inceppamento nella carriera intorno al 1970, e una specie di paralisi creativa alla fine degli anni Ottanta, ”quando la scoperta della nuova tecnologia ci aveva mangiato le emozioni”. Ne vennero fuori con l’album Uomini soli, e con quella canzone che vinse anche il Festival di Sanremo del 1990, ”Dio delle cittàààà, e delle immensitàààà”, con la voce di Facchinetti che si lanciava lassù in alto a descrivere la solitudine della vita contemporanea, l’abbandono, l’impossibilità di comunicare. [...]» (Edmondo Berselli, ”la Repubblica” 16/12/2007).