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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CAPITANI

CAPITANI Giorgio Parigi (Francia) 29 dicembre 1927. Regista. Debutta sul grande schermo nel 1965 con Ercole, Sansone, Maciste e Ursus, gli invincibili, cui seguono, tra gli altri, L’Arcangelo, con Vittorio Gassman, La pupa del gangster, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni (1975), Io tigro, tu tigri, egli tigra (1978), Rimini Rimini un anno dopo (1988). Apprezzato regista televisivo, dirige numerosi serial per il piccolo schermo, tra cui tre edizioni di Un cane sciolto, due serie del Maresciallo Rocca, la prima fiction di Un prete fra noi, Commesse. Dice: «La fiction televisiva ha preso il posto di quel cinema commerciale di qualità che da vent’anni in Italia non si fa più. [...] Storie quotidiane di gente comune, un modo per raccontare gli italiani. [...] Certo, in Tv lo schermo è più piccolo e allora ci vogliono più primi piani; poi occorre fare attenzione al pubblico nelle cui case si entra: mentre un film al cinema sono gli spettatori a sceglierlo, la fiction televisiva uno se la trova lì, sullo schermo domestico. [...] Sei più libero, non hai imposizioni per il cast. Anche le decisioni sono più rapide: se il soggetto funziona, l’idea è buona, la cosa si fa. Infine il film che realizzi viene visto da tanta gente, a differenza di ciò che capita al cinema.. [...] Io la trafila l’ho fatta tutta. E so che fare cinema non è un diritto sancito dalla Costituzione. Devi aver delle storie da raccontare, e saperle raccontare. Non puoi rincorrere la ”grande idea”. [...] L’inizio vero fu a Parigi, quando avevo 13 anni. I miei vivevano là; mia nonna era appassionata di cinema, mi portava sempre con sé. Una volta andammo a vedere La grande illusione di Renoir: mi ricordo che all’uscita io dissi: ”Questo è il mestiere che voglio fare”. Poi venni in Italia. Mi proposi come segretario di edizione, ma ero troppo distratto; per caso era venuto a mancare l’aiuto-regista, mi proposero di farlo. Accettai, andò bene. Cominciò tutto così. Per sei anni ho lavorato con Gianni Franciolini, a lui devo moltissimo. Ho lavorato anche con Luciano Emmer. Fra i registi di allora, ammiravo moltissimo Renato Castellani, e soprattutto Pietro Germi: lui sapeva mescolare commedia e dramma come nessun’altro. [...] Frank Capra: tengo la sua foto in camera da letto, e rileggo in continuazione la sua autobiografia. [...]» (Ranieri Polese, ”Sette” n. 17/1999).