Varie, 19 febbraio 2002
CARBONI
CARBONI Luca Bologna 18 ottobre 1962. Cantante. Autore • «Si afferma nella seconda metà degli anni Ottanta con canzoni ironiche, ma anche riflessive e spesso amare, innervate da musiche ben ritmate di derivazione rock, come Ci stiamo sbagliando ragazzi (1984), Ho bisogno d’affetto (1987), Mare, mare (vincitrice del Festivalbar del 1992), Inno nazionale (1995) [...]» (Dizionario della Musica Italiana – La canzone, Newton&Compton 1997) • «[...] è l’uomo più misterioso del musicbusiness italiano. Un tipo tanto riservato e quieto che potrebbe fare qualunque mestiere al mondo meno che il suo, di cantautore: il quale gli ha invece sempre riservato un riscontro onorevole, malgrado l’allarmante assenza del narcisismo che si nasconde dietro ogni artista. [...] ”[...] non siamo in tanti della mia generazione a fare i cantautori [...] i cantautori storici hanno almeno 10 anni più di me, miei coetanei sono Barbarossa e Ruggeri che hanno un po’ scelto altre strade; poi si passa subito a quelli con 10 anni in meno. [...]”. Perché così pochi cantautori della sua età? ”All’epoca, la discografia non investì in questo ramo. Negli 80 puntarono sui gruppi dance. Dicevano che i cantautori appartenevano al passato, mentre in America è la generazione dei Rem. Era tornato di moda lanciare le grandi voci pop, uscì Ramazzotti che infatti è mio coetaneo [...]”» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 22/10/2006) • Nel 2006 ha pubblicato Le band si sciolgono • «’Dopo cinque anni a non fare niente era ora di ritornare in pista”. [...] il tour [...] e un libro biografico hanno fatto tornare alla grande il cantautore bolognese. ”[...] Oltre la musica amo molto anche il disegno, mi sono occupato delle scenografie alle mie spalle, quelle che formano degli archi che ricordano i portici della mia Bologna e poi le centinaia di disegni che commenteranno le canzoni una ad una” [...] in libreria per i tipi della Aliberti la biografia Segni del tempo scritta da Luca con il giornalista Massimo Cotto. Una lunga intervista/ carrellata dei momenti pubblici e privati di Carboni con un’ampia e scorrevole sintesi della carriera artistica e umana con molti aneddoti e qualche rivelazione. ”Voglio che mio figlio Samuele, ora ha 7 anni, da grande possa leggere qual’era il pensiero di suo padre, quali siano state le sue esperienze senza dover cercare interviste o recensioni... Con questo libro ho fatto piazza pulita e omaggiato, almeno nel titolo, il mio idolo Prince che scoprii grazie al suo disco più incredibile che si intitolava proprio Sign o’ the times”. Nel libro non c’è molta politica, anche se una parte si svolge durante l’incandescente 77 bolognese: ”Preferisco gli aneddoti perché le analisi si allontanano spesso dalla realtà: il ”77 era poco decifrabile anche per chi lo viveva; tutti sentivano un disagio, ma esprimevano la loro rabbia in modi diversi, anche a livello artistico non c’era una vera filosofia collettiva. Forse sono infantile, apolitico, ma quello che mi piace è l’idea di dovermi conquistare il mio spazio”. Carboni ha sempre detto che la sua (lui è nato nel 1962) è ”una generazione silenziosa, isolata, confusa, che non ha mai gridato la sua verità”. Per lui la via di fuga è stata la musica: ”Sono una persona felice, con dubbi, malinconie e incertezze che mi porto dietro da sempre, ma non ho paura di inaridirmi. Ho tanta voglia di intraprendere nuovi viaggi e partire per nuove avventure”. Di cantarle, e soprattutto di disegnarle: ”Amo talmente disegnare fumetti che prima o poi farò un film a cartoni animati, me lo sento”» (Luca Dondoni, ”La Stampa” 15/3/2007).