Varie, 19 febbraio 2002
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CAREY Mariah
CAREY Mariah Huntington (Stati Uniti) 27 marzo 1970. Cantante • «La bella cantante dall’ugola d’oro scoperta da Tony Mottola, boss della Sony, che è stato anche suo marito [...] Una donna problematica, capricciosa e per di più così romantica da deprimersi fino a tentare il suicidio (come riferito dai giornali americani e inglesi) per l’amore con Luis Miguel» (’Corriere della Sera” 24/1/2002) • «Le statistiche parlano da sole: è la donna che ha venduto di più nella storia del pop. Però questa è solo metà della storia. L’altra metà, la sua ascesa, è una specie di drammone hollywoodiano. In breve: nasce nel 1970, frutto di un matrimonio misto, una famiglia divisa che si trascina nella povertà; poi viene ”lanciata” come ingenua sex symbol e finisce con lo sposare il suo mentore, Tommy Mottola, uno dei manager più potenti dell’industria discografica. ”Non mi aspettavo di poter avere anche una vita sentimentale felice perché, man mano che crescevo, le cose non erano sempre perfette. Mi ero convinta che avere denaro e realizzare il mio sogno di cantare dovesse bastarmi: perché mi sarei dovuta aspettare di essere felice anche in amore?”. La sua carriera fulminea è infatti controbilanciata da una crescente infelicità personale, che culmina in un divorzio tumultuoso. Rompe con l’etichetta dell’ex marito, la Sony, e firma il contratto discografico più lucroso della storia con i rivali della Emi. Ma a questo punto piomba in un esaurimento nervoso che la vede farfugliare incoerente alla tv e finire ricoverata in ospedale dopo essere svenuta a casa di sua madre. Alla Emi decisero così che la super star degli anni ’90 non aveva un futuro, e le pagarono 28 milioni di dollari per rescindere il contratto: ”All’improvviso – dice lei – volevano controllare direttamente le mie canzoni, ma io avevo la sensazione che non fossero qualificati per farlo. Chi diavolo sono costoro, mi dicevo, per dirmi come devo fare la mia musica?” . Poi è uscito il nuovo disco Charmbracelet che ha venduto due milioni e mezzo di copie. Come mai? Morbida e dall’immensa estensione, la voce di Mariah non ne ha sempre fatto una beniamina dei critici, forse perché viene impiegata soprattutto al servizio del pop e del rithm and blues più commerciale. Un recente sondaggio di Mtv ha comunque sancito che la sua è ”la voce più grande degli ultimi due decenni”. Il Guinness dei primati afferma poi che è la cantante che riesce a tenere la nota più alta del mondo. L’unico mammifero capace di emettere una nota più alta pare sia un delfino. ”Oh, per favore! – ride lei – . Non so dove vadano a prendere quella roba... Non so nemmeno quale sia la mia gamma delle ottave. Oggi è probabile che sia di meno uno, perché non ho dormito. Qualche volta in studio dico: ’Spero che tu l’abbia registrata, ché per oggi non verrà fuori più niente’. Forse potrebbero ingaggiare un delfino”. ”Quel sondaggio di Mtv – aggiunge – esprime in realtà soltanto il voto della Mtv generation. E’ un grande complimento, ma non mi sento così. La verità è questa: non posso prendere sul serio tutte le cose simpatiche che dicono di me perché allora dovrei prendere sul serio anche tutte quelle cattive”. In effetti, la sua spettacolare caduta in disgrazia nel 2001 venne salutata dalla stampa con sgradevoli toni esultanti, come se un’ochetta montata e piena di spocchia stesse ricevendo quello che si meritava: « Dopo il mio svenimento hanno letteralmente raccontato bugie. Hanno detto che avevo i polsi bendati, cercando di insinuare che avessi tentato il suicidio. E’ pazzesco che si possano pubblicare certe cose senza verifica. Avrei dovuto fare causa, ma non ne vale il denaro o la scocciatura”. E’ stata regolarmente dipinta come una diva dalla testa vuota e con una propensione a pretese e capricci scandalosi, cui provvedeva un seguito di persone servili. [...] ”Penso che il modo in cui sono cresciuta, in una famiglia senza soldi, con complessi d’inferiorità nei confronti di tutto fuorché della musica, mi abbia condotta ad avere un vero culto del lavoro. Devo darmi da fare tre volte più di chiunque altro per compensare i miei difetti. Da un certo momento in poi non c’erano limiti, nessuno spazio privato, niente tempo personale. Lasciavo che la gente entrasse nella mia stanza e mi svegliasse alle 5.30 del mattino per un’intervista telefonica. Forzavo me stessa per il bene della mia carriera e cercavo di farci star dentro così tante cose... Ero esausta e a un tratto sono crollata, fisicamente ed emotivamente. Ho capito che non mi stavo prendendo cura di me”. Ha affrontato la cosa facendo il passo insolito di stilare un contratto con chiunque lavorasse con lei, specificando chiaramente il proprio spazio e tempo privato: ”In pratica, ho solo posto dei limiti”. Sua madre è irlandese- americana, il padre un misto venezuelano e afroamericano. Benché lei stessa abbia la pelle abbastanza chiara da essere scambiata per bianca, il ricordo delle emarginazioni subite da piccola evidentemente non si è ancora rimarginato. La mamma era stata ripudiata dalla propria famiglia per la questione del matrimonio interrazziale e i suoi genitori si divisero quando lei aveva tre anni. ”Hai problemi d’identità quando non somigli esattamente all’uno o all’altro dei tuoi genitori – dice Mariah – . Mi porto dietro questa cosa da tutta la vita. E’ strano. Già a 12 anni mi dicevo: ’Quando diventerò famosa?’”. Sua madre era una cantante d’opera che si esibiva nei locali jazz e folk per tirare avanti, e pare abbia fatto bene la sua parte nel coltivare il talento della figlia e nutrirne le ambizioni. ”Sì, aveva le idee chiare; mi diceva: ’Non dire se lo farai, ma quando lo farai’. Mi ha spiegato di aver scelto il nome Mariah perché le sembrava adatto al palcoscenico”. Dopo il crollo, è stata in terapia. E’ evidente dai termini che usa nella conversazione: ha stabilito ”dei limiti”, prende ”tempo per se stessa”, ha imparato a ”cogliere l’attimo”» (Neil McCormick, ”Corriere della Sera” 3/4/2003). «’Sì, sono stata ferita, sono cresciuta confusa, sono stata povera, ho guardato la vita da molti punti di vista, sono stata messa all’indice, mi sono sentita inferiore perché sono bianca e nera” [....] Un malizioso wonderbra dorato che stenta a trattenere il bellissimo seno. [...] I capelli inanellati in riccioli biondi che le scivolano lungo il collo di cera, il trucco solo apparentemente discreto che ha cancellato i segni di notti insonni, delusioni d’amore e un collasso nervoso [...] ”Ho attraversato un periodo difficile, la rottura di un matrimonio (con Tommy Mottola, ndr), la fine di una relazione (col cantante Luis Miguel) [...] Ho avuto un’infanzia difficile, figlia di genitori separati, insicura per il fatto di essere una nera a metà, catapultata in un mondo pazzesco, lusingata da un mercato che mi ha offerto il massimo (oltre 130 milioni di dischi venduti). Poi un matrimonio col mio boss che mi ha creato intorno una prigione, personale e professionale. Cerco di liberarmi, e finisco con un’altra casa discografica che poi mi liquida dalla sera alla mattina (la Virgin, dopo il fallimento di Glitter, il film e il disco). Mi rifugio da mia madre, dico che sono sfinita. Ma neanche lì mi lasciano in pace. C’è da stupirsi se sono finita in clinica? Non mi alimentavo bene, non dormivo più, ero disidratata e stressata [...] Non nascondo che quando mio padre - morto di cancro nell’estate 2002 - si dileguò con tutti i nostri risparmi, i miei guadagni hanno salvato la mia famiglia. Ho avuto la sfortuna di trovarmi giovane e vulnerabile nelle mani di persone senza scrupoli. Alla fine ero un prodotto, in trappola in un oceano di pescecani. Al punto ho fatto un film come Glitter solo perché l’industria riteneva che era quello che Mariah Carey doveva fare in quel momento. Era Hollywood che sceglieva, non io. Tutto questo ha un prezzo e io l’ho pagato [...] La mia vita è stata piena di pagliacci, più di un circo”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 12/11/2002).