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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CARR

CARR Raffaella (Raffaella Pelloni) Bologna 18 giugno 1943. Conduttrice tv • «Quei suoi capelli biondi di seta, la sua eleganza da diva anni ”40, un po’ Ginger Rogers un po’ Jessica Rabbit, pertutta quella energia giovane che ha sempre sprigionato, tutti quei programmi in cui ha trionfato, signora assoluta della nostra televisione maschilista, regina di lussuosi spettacoli sempliciotti ma mai maldestri, fata della bontà talvolta lacrimosa ma mai volgare. […] Entrata nel mondo dello spettacolo (un film) a 9 anni, in televisione a 22, sfrecciando bionda e ridente da Canzonissima a Fantastico, da Pronto Raffaella a Buonasera Raffaella, da Domenica In a Carramba che sorpresa, diventa la massima star della televisione italiana e un vero oggetto di culto in Spagna, dove tuttora la riceve contentissimo il re, con Hola Raffaella. Ha guadagnato miliardi, ha intrecciato amore e lavoro privilegiando probabilmente il lavoro, si è tenuta lontana da eventuali mariti: la diva della telefamiglia ha evitato forse per caso di farsi una famiglia sua, e del resto con quel suo fascino indaffarato, luccicante eppure un po’ monacale, non si è mai riusciti a immaginarla come moglie e mamma […]. Dopo aver avuto successi immensi, audience da 14 milioni di persone, una piccola incrinatura al Festival di Sanremo (che comunque ottenne più di 12 milioni di spettatori) […] molto brava, intelligente, puntigliosa, canta, balla, recita, sa piangere e far piangere, si entusiasma a contare fagioli, intervista Kissinger e Belafonte (è pubblicista), in perfetto inglese, parla francese e spagnolo, mette il naso nel programma, si impegna, lavora come una matta dalla mattina alla sera, sa quello che vuole e non vuole. [….] la diva della famiglia italiana, e la famiglia in Italia non c’è più, per lo meno quella televisiva, neppure nella pubblicità» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 18/6/1973). «Quando Silvio Berlusconi giocava duro per imporre le sue televisioni, le mandò a casa un bracciale di Bulgari per convincerla a lasciare la Rai. Lei non cedette, rimase ancora tre anni nella tv di Stato, ma si sfiorò la crisi di governo sul rinnovo del suo contratto […] ”Me la ricordo eccome quella sera. Stavo mangiando davanti al telegiornale, avevo una forchetta piena di spaghetti. Rimase a mezz’aria, sul video c’era il presidente del Consiglio Bettino Craxi che gridava: ”Il contratto della Carrà è una vergogna per gli italiani!”. I socialisti, loro sì, mi hanno fatto la guerra”. […] Correva l’anno 1984 e Raffaella Pelloni in arte Carrà (un nome datole da Davide Guardamagna, autore tv stufo di sentirla chiamare Belloni o Palloni dai tecnici con cui girava i primi sceneggiati, negli anni Sessanta) stendeva al tappeto due pesi massimi come Silvio e Bettino […] Il primo dovette aspettare il 1987 per conquistarla sul serio alle insegne della Fininvest e il secondo, allora vincitore di tante battaglie, fu battuto dal partito Rai […] Una che da quasi quarant’anni si affaccia nelle nostre case – identica a se stessa – e, illudendosi che il tempo non passi mai, ci fa sentire sempre giovani. Il nazional-popolare così sgradito ai socialisti negli anni Ottanta, quello stile che faceva imbufalire un grande intellettuale come Luigi Firpo (allora consigliere Rai, l’accusò di avere la cellulite e tentò di licenziarla) e storcere il naso alla sinistra radical chic, spingendola a invocare inchieste della magistratura sui costi proibitivi delle sue trasmissioni. […] ”Anche io ho il mio partito, il partito della gente. E allora i politici ci hanno sempre pensato due volte prima di andare contro i milioni di persone che mi aspettano davanti allo schermo”. Per tanti anni la leggenda Rai l’ha definita ”una comunista protetta dai fanfaniani”, un mix imbattibile che lei oggi non smentisce: ”Vuol dire che sono trasversale. Come cittadina ho sempre fatto scelte precise. I miei genitori erano di famiglia repubblicana, io ero più estremista” […] Nella stagione 1986/87, a Domenica in a farle da partner c’era Piero Ottone, ex direttore del ”Corriere della Sera” e supermaestro del saper vivere, che le regalò un passaporto per la buona società con questa dichiarazione: ”La signora è un personaggio da ammirare. E’ brava, preparata, dotata di una capacità di comunicare che non s’improvvisa. Basilare, per un successo come il suo”. […] Si è concessa di tutto e ha immortalato quel suo buttar su e giù i capelli stirati con la piastra. Una mossa che oggi definisce ”un gesto di libertà, un modo per liberarsi della lacche mentali, delle sovrastrutture (Antonio Ricci le ha augurato una volta ”di non ammalarsi mai di artrite ai capelli, visto che balla con quelli”, ma lei ci ride su). ”Guarda, penso proprio di aver dato libertà alle donne, di aver insegnato loro a farsi rispettare, come mi sono sempre fatta rispettare io, sempre. Tutto si può dire di me, ma non che io sia una donna oggetto”. Leader di partito? Femminista? Abilissima nel nascondersi quando è fuori dal palcoscenico, ”un tressette, un piatto di pasta, pochi amici, un tramonto al mare; una vita semplice e privata”, quando è davanti alla telecamera dice di riuscire ”a dimenticare anche grandi tragedie. Nessuno lo sa, ma io sono andata in onda anche in momenti per me difficilissimi. Mi aiuta la luce rossa che si accende: chiedo aiuto al pubblico e parto” […] Dice di detestare ”gli snob, quelli che non credono ai miei programmi e alle mie emozioni”» (Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 25/2/2001).