Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 19 Martedì calendario

Carrey Jim

• Toronto (Canada) 17 gennaio 1962. Attore. «Si sente un incompreso, un artista apprezzato soprattutto per ragioni sbagliate. Al suo nome si associano subito titoli come Scemo & + scemo e Ace Ventura. Un attore dotato di un senso comico molto fisico fatto di contorsioni pirotecniche, di smorfie, di rutti e di flatulenze. Una maschera dalla quale l’attore canadese ha cercato per anni di liberarsi con successo in The Truman Show e perdendo per strada una buona parte del suo pubblico in film come The Cable Guy e Man on the Moon. Poi [...] ti fa un Una settimana da Dio, torna insomma alle commedie pure che lo hanno reso celebre, e i suoi fans tornano alla grande. Ma a Carrey tutto questo sta un po’ stretto, non vuole venire percepito semplicemente come un mimo che fa ridere con scene e battute un po’ grossolane. [...] ”Non ho mai ragionato in questi termini, quando mi butto in un nuovo progetto non mi metto a pensare a quale particolare segmento di pubblico fare appello. [...] Desidero amore, desidero pizze nel mezzo della notte e di correre una 10 miglia a 90 anni. [...] cerco di vivere sul momento apprezzando quello che ho. Tutto qui» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 11/3/2004). «Aveva nel dna l’arte di far ridere. Lo faceva con i compagni di scuola, e a 15 anni già aveva il suo spettacolo allo Yuk Yuk´s, il più famoso ”comedy club” di Toronto. Prima di approdare, appena diciannovenne al Mitzy Shore’s Comedy Store di Los Angeles, il locale dove sarebbe ritornato da star, dopo il successo di Ace Ventura e The mask (entrambi del 1994, il suo anno d’oro), a festeggiare il ventennale del locale completamente nudo, con un calzino bianco che gli copriva le parti intime» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 5/5/2003). «Non vuole venire considerato semplicemente un comico che fa ridere con smorfie, facce, rutti e battute grossolane. Per ogni Ace Ventura e Scemo + scemo che ha realizzato ha sempre cercato di presentarsi subito dopo al suo pubblico con una maschera più tragica, con film come The Cable Guy o Man in the Moon. Con l’eccezione di The Truman Show le sue incursioni nel cinema serio gli sono però sempre andate maluccio: quando sente che c’è un film con Jim Carrey il pubblico vuole ridere, non pensare o tantomeno piangere. Per lui una delusione che lo ha portato sull’orlo della depressione» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 5/5/2003). «Come accade con buon ogni comico che si rispetti, ha molto poco in comune con i suoi pesonaggi. Jim Carrey l’attore è diventato celebre con i Scemo & + Scemo e gli«Ace Ventura, facendo ridere grandi e piccoli con le sue pirotecniche contorsioni, le sue incredibili smorfie, i rutti, le flatulenze, le battute molto spesso grossolane e volgari. Jim Carrey l’uomo è invece un tipo diviso e tormentato, il figlio di un maniaco depressivo diventato un comico non per scelta ma come forma di difesa per la sua stessa sopravvivenza, uno che ancora adesso soffre di lunghi periodi di paralizzante depressione. "Jim si porta dentro molto dolore", commenta Martin Landau, che nel film The Majestic era stato suo padre. " molto di più che scemo e più scemo". uno, soprattutto, che non vorrebbe più essere percepito come quello che fa ridere con la sua straordinaria fisicità ma come un attore drammatico ed è anche per questo che, nell’arco degli ultimi anni, ha cercato di lasciarsi indietro i personaggi e il tipo di cinema che lo hanno reso famoso. Una carriera parallela, insomma, che con l’eccezione di The Truman Show ha avuto però scarso successo. The Majestic, in particolare, con quel suo tentativo di affrontare temi come il maccartisimo e la questione dei diritti civili nell’era del dopo 11 settembre, si era rivelato un vero disastro, con un incasso totale di venti milioni di dollari che non è bastato neppure a coprire il suo compenso personale» ("La Stampa" 2/6/2003).