19 febbraio 2002
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Case Steve
• . Nato a Honolulu (Stati Uniti) il 21 agosto 1958. «Forse il più illustre dei personaggi simbolo della New Economy, uno di quei visionari che contribuirono alla rivoluzione di Internet ma anche ai suoi formidabili eccessi speculativi. Il suo capolavoro finanziario e al tempo stesso l’inizio della sua fine, fu l’acquisizione di Time Warner, uno dei più antichi e prestigiosi gruppi multimediali degli Stati Uniti. [...] Fu considerato uno dei più credibili ”profeti” della società digitale, con la sua visione sulle sinergie tra chi offre l’accesso a Internet e i servizi di un portale online (come Aol) e chi produce contenuti di spettacolo, cinema, musica, informazione televisiva e carta stampata (come Time-Warner-Cnn). Quando fu annunciato il matrimonio il 10 gennaio 2000 il suo valore era di 156 miliardi di dollari: una delle più grandi acquisizioni di tutti i tempi. La capitalizzazione di Borsa del nuovo gruppo salì fino a un massimo di 260 miliardi di dollari nel maggio 2001, poi iniziò la caduta fino ai 66 miliardi d’inizio 2003. A guadagnarci sono stati gli azionisti di America Online, la società da lui fondata: l’acquisizione amichevole fu pagata con azioni Aol all’apice della loro valutazione. Di conseguenza all’inizio furono gli uomini di Aol a prendere il potere nel nuovo gruppo. [...] Sicuramente Time Warner ha retto meglio alla crisi, grazie soprattutto al successo della sua produzione cinematografica che ha azzeccato fra l’altro la serie del Signore degli Anelli. Nonostante il tracollo della sua operazione più grande, Case a soli 44 anni è già entrato nella storia del capitalismo americano. Fondò nel 1985 Aol quando pochissimi sapevano cosa fosse Internet. Aol ha contribuito alla diffusione della e-mail, divenuta uno strumento essenziale quanto il telefono e la posta. Oggi Aol è il più grande Internet service provider del mondo con 33 milioni di abbonati paganti. La sua crisi è stata provocata anzitutto dallìimplosione delle dot.com: le società nate esclusivamente su Internet, per esempio nel commercio elettronico, sono state una clientela importante per Aol come inserzionisti pubblicitari online. Il crack del Nasdaq iniziato nel marzo 2001, i fallimenti a catena che hanno decimato i ranghi delle dot.com, hanno avuto effetti pesanti sulle entrate pubblicitarie di Aol. Questa crisi della pubblicità è arrivata proprio mentre la crescita del fatturato derivante dagli abbonamenti rallentava vistosamente. Non perché il successo di Internet sia finito, tutt’altro. Anzi, gli utenti vogliono navigare online più velocemente e con prestazioni migliori (qualità delle immagini e della musica). Soprattutto negli Stati Uniti, si sviluppa il mercato della ”banda larga”, cioè i collegamenti Internet ad alta potenza. E in questo campo Aol, pur segnando dei punti con 4 milioni di abbonati alle linee Dsl, è insidiata da una concorrenza più folta e aggressiva, inclusi quegli operatori delle tv via cavo che sono entrati anche sul mercato della banda larga (primo fra tutti AT&T). A peggiorare le difficoltà di Aol e l’immagine di Case è intervenuta anche un’indagine della Securities and Exchange Commission (Sec), l’organo di vigilanza della Borsa americana, su irregolarità di bilancio: il sospetto è che Aol abbia gonfiato artificialmente il suo fatturato ai tempi della fusione con Time Warner. La partenza di Case era nell’aria dal settembre 2002. Contro di lui si è battuto per mesi il magnate televisivo Ted Turner, il fondatore della rete televisiva Cnn acquisita da Time Warner [...]. Decisivo è stato l’appoggio a Turner dei maggiori investitori istituzionali presenti nel capitale di Aol Time Warner. [...] Un triste epilogo per Case. Lo consola il fatto di essersi costruito, in soli 18 anni di successo imprenditoriale da self-made man (partì come gestore di fast-food nella catena Pizza Hut) un patrimonio considerevole» (Federico Rampini, ”la Repubblica” 14/1/2003). «Negli Anni Novanta sembrava invincibile. L’attenzione alle domande del mercato di massa l’aveva imparata da giovanissimo manager della Procter & Gamble e di Pizza Hut, la catena di ristoranti a prezzo basso. Poi, l’invenzione e più volte la reinvenzione del suo business online, il marketing ”populista” fondato sulle comunità di utenti e l’altro soprannome, Digital Dracula, guadagnato perché da dove mordeva usciva linfa vitale. E ancora, la quotazione al Nasdaq, la gloria e la sfida della Microsoft di Gates che nel ’93 prometteva di ”buy or bury” Aol, di comprarla o di seppellirla. Sfida che Case vinse e gli aprì la strada all’incontro con Time Warner. L’idea orwelliana Case la annunciò proprio il 10 gennaio 2000, data di inizio di quella che avrebbe dovuto essere l’era net economy trionfante. Si trattava di prendere i contenuti di un vecchio gruppo dei media - romanzi, fiction tv, cinema, musica - e metterli assieme in una ”esperienza” multimediale, cioè farli arrivare in ogni angolo della nostra vita, in modo che nessuno potesse sfuggirvi. Esempi che chiariscono il concetto, Il Signore degli Anelli prima e Harry Potter dopo: creare ”comunità” di fan che potessero passare dall’Internet al cinema, dalla televisione ai libri, ai cd, al merchandising. Le centinaia di società del gruppo e le migliaia di dipendenti furono mobilitati allo scopo. Obiettivo, il trionfo della ”sinergia totale” . Il coniglio Bunny sarebbe diventato il vero Grande Fratello. Che la costruzione non sarebbe stata in piedi, però, lo si è visto presto, quando ”Time”, ”Fortune”, Cnn e altre società non sono state al gioco della sinergia. Non solo quelle della old economy: Aol Music, per dire, se non voleva fallire, doveva offrire musica di tutte le etichette, non solo canzoni del catalogo della Warner. Insomma, la stessa idea di business si è via via accartocciata su se stessa.[...] Per un po’ di mesi la superfusione di America Online e Time Warner fece sognare centinaia di migliaia di giovani: con un colpo di mouse volevano scalare la old economy, con un dot-com pretendevano di conquistare il cielo» (Danilo Taino, ”Corriere della Sera” 14/1/2003).