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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CASELLI

CASELLI Caterina Modena 10 aprile 1946. Cantante. Nel 1966 con il famoso «casco d’oro» è a Sanremo con Nessuno mi può giudicare. Altri suoi successi sono Perdono, Cento giorni, Insieme a te non ci sto più. Dopo le nozze con Piero Sugar e la nascita di Filippo nel 1971 smette di cantare e diventa produttrice. Oggi è vicepresidente del gruppo Sugar che ha in scuderia Andrea Bocelli, Elisa, Avion Travel, Gazosa, Iva Zanicchi. «Una protofemminista sui generis. Viveva in una piccola frazione di Sassuolo: nel ”64 finì dritta a Castrocaro, allora fucina di talenti; e nel ”65 la notò al mitico Piper di Roma il futuro suocero, mettendola sotto contratto con la CGD dove nacque la partecipazione al Festival dell’anno successivo. Furono, i suoi, successi strepitosi fra un Festivalbar e un Cantagiro: Perdono, 100 giorni, cover come Sono bugiarda, Il cammino di ogni speranza, Il volto della vita e quel gioiellino di Paolo Conte ripreso massicciamente ancora oggi che s’intitola Insieme a te non ci sto più. Già allora era una pasionaria: trasportava un entusiasmo naturale, arietino, nell’interpretazione; sembrava credesse sempre a ciò che cantava, sembrava dovesse durare per sempre. Finì invece con il matrimonio con Piero Sugar, e la nascita nel ”71 del figlio Filippo [...]. Appese l’ugola al chiodo, ”quasi” per sempre. E tornò come talent scout a fine 70, lanciando Ruggeri, Raf, costruendo il successo internazionale di Paolo Conte. E non era che l’inizio» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 5/3/2002) • «Ora che è un’elegante signora dell’alta borghesia milanese, un’imprenditrice di successo che lavora i suoi prodotti in chiave mondiale, fa un certo effetto immaginarla [...] nelle balere emiliane: una ragazza scatenata che cantava seguendo i primi balbettii del beat e suonava il basso elettrico, ma è proprio così che ha cominciato Caterina Caselli. Una carriera folgorante [...] interrotta nel 1971, quando accettò la proposta di matrimonio di Piero Sugar, figlio del grande Ladislao, l’editore che nel 1965 l’aveva scoperta e portata alla Cgd. Non ha mai rimpianto quel brusco abbandono, nel pieno del successo? ”Quel periodo era eccitante, ma anche molto stressante. La logica era diversa da oggi, bisognava fare un 45 giri ogni tre mesi, e ogni volta più forte del precedente. Ero stanca. Mi sono fatta cullare, io avevo sempre lavorato, da quando avevo sedici anni. Col matrimonio e la maternità ho scoperto il mio lato femminile che avevo trascurato molto, come succede quando bisogna fare la locomotiva e tirare il carrozzone per tutti. E poi per me cantare significava soprattutto fare concerti in giro e quello, dopo la nascita di mio figlio Filippo proprio non lo potevo fare più. Ci sono stati momenti difficili, ma soprattutto perché non capivo ancora bene come avrei potuto rimanere a contatto con la musica, poi ho trovato la mia strada [...] Dopo tre serate in televisione era cambiato tutto. Allora Sanremo aveva il monopolio, lo guardavano tutti. Pace, un autore importante, mi portò Nessuno mi può giudicare, mi disse che era per Celentano, che però stava incidendo qualcos’altro, potevamo approfittarne, poi ho saputo che stava incidendo Il ragazzo della via Gluck, quindi meglio così, per tutti e due, solo che la canzone era un tango, allora si portavano, e io dissi che non se ne parlava proprio, avevo tutt’altro temperamento. La incidemmo alla mia maniera e andammo a Sanremo. Da lì è partito tutto [...] Mi ricordo che appena finito Sanremo avevo degli impegni presi precedentemente e decisi di onorarli. Allora successe che avevo una data alle Rotonde di Garlasco, dove ero già stata, con pochi spettatori, e quando arrivai vedemmo chilometri di macchine parcheggiate, e io non capivo, pensavo ci fosse stato un incidente, allora qualcuno mi disse, ma guarda che sono tutti qui per te. Di sicuro è stato il momento più sorprendente. Ancora oggi mi sembra assurdo, perché io venivo dalla provincia e allora la provincia era veramente distante dalle grandi città dove avvenivano le cose [...] Insieme a te non ci sto più. L’incontro con Paolo Conte, e soprattutto l’innamoramento per quella canzone. Pensare che veniva ritenuta troppo colta, erano tutti preoccupati, pensavano: qui non si vendono più dischi. Ma è la canzone che mi ha catturata, per una settimana non riuscivo a fare altro che sentirla, non potevo farne a meno, era mia, era nata perché la facessi io, era come se mi chiamasse. Conte aveva due punti di riferimento come voce, Celentano e me, perché, diceva, gli piaceva il mio modo di cantare senza liricità, con naturalezza [...] Tutta la mia vita è stata scandita dalla musica. Quando ero giovane stavo ore a strimpellare il pianoforte, anche senza saperlo suonare. Mi dimenticavo di tutto. E questa cosa mi è rimasta, anche quando incontro una persona di talento. Sappiamo che il talento non è tutto, bisogna lavorarci sopra, ma è la prima cosa. Per me non c’è l’impossibile, e per fortuna mi sono trovata nelle condizioni in cui una mia decisione poteva essere sostenuta economicamente, e quindi quando c’è un talento che ti salta addosso, mi viene subito voglia di fare qualcosa, penso che il talento sia bellezza, e quindi ho voglia di accudirlo, proteggerlo, farlo arrivare a più gente possibile, è il mio piacere massimo, come se a cantare fossi io”» (Gino Castaldo, ”la Repubblica” 25/6/2004) • « da tempo una raffinata talent-scout, una discografica di successo che ha scoperto e lanciato Andrea Bocelli ed Elisa. Ma per i più agés, Caterina Caselli resterà sempre Casco d’oro, scatenata ragazza degli Anni Sessanta un po’ buffa e un po’ grintosa che in una manciata di anni, nel boom economico, diede un contributo notevole a sprovincializzare il pop italiano e l’immaginario femminile ad esso legato: con il suo basso rosa shocking, dentro una band tutta maschile, prendeva a randellate l’icona ingessata dell’interprete virtuosa e perbenino. [...] il primo disco fu [...] nel ”64. Avevo partecipato a Castrocaro, cantando Tous les garcons e les filles, e Mr.Paganini per far vedere che ero brava. La Carish mi scritturò e mi fecero incidere Ti telefono tutte le sere. Ma io vedevo che dal vivo con la mia band piacevano più Ray Charles e i Beatles, capii che non ero per il melodico [...] L’ambiente della provincia, prima Magreta poi Sassuolo, non era certo d’aiuto. La fortuna fu di leggere dietro la scuola che frequentavo una targa, ”Maestro Calligari insegnante di musica e di canto”. Ho talmente insistito a casa che finalmente una mia zia mi portò a un’audizione. Il verdetto fu ”Acerba ma con molta musicalità e timbro originale’, e questo mi incoraggiò [...] Mia madre non me ne passava una. ”Stai facendo un lavoro che non è un lavoro’, diceva. Mi salvava che nel gruppo fossero più grandi di me”» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 25/6/2004).