Varie, 19 febbraio 2002
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Castagna Alberto
• Castiglion Fiorentino (Arezzo) 23 dicembre 1945, Roma 1 marzo 2005. Giornalista. Conduttore tv • «[...] il giornalista che ha sfidato i limiti della professione per raccontare le storie d´amore della gente comune, lacrime e speranze di cuori infranti. La tv nella quale nove, dieci milioni di italiani si identificano, altri milioni non la sopportano, come un intruso nei sentimenti più intimi. Nessun giudizio a metà per Castagna: amato o detestato. E lui ne era consapevole, a volte reagiva con amarezza ai giudizi sprezzanti, ma credeva onestamente in quello che faceva, non il giornalista né il presentatore, faceva televisione, regalava momenti di felicità o di dolore, comunque di protagonismo a quanti nella vita passano inosservati. E il successo lo ripagava, perché si avvicinava alle persone con interesse sincero, spesso affettuoso, partecipe dei loro sentimenti. Regalava i riflettori della tv, spesso un paio di biglietti per una spiaggia di sogno, nel paese di Stranamore entrava il quotidiano. Mistificazione? Verità? Ai milioni di italiani che lo seguivano non importava, bastava lo spettacolo del dolore per l´amato che non entra dalla porta, la gioia e l´abbraccio appassionato delle storie a lieto fine. E l´espressione del volto di Castagna accompagnava le emozioni e, anche se nel sorriso c´era il lieve disincanto dell´ironia, gli italiani lo amavano come un condottiero dei sogni. Lo amavano al punto di essere disposti a regalargli un rene per salvargli la vita. Era nato a Castiglion Fiorentino nel ’45, da madre toscana e padre napoletano, ufficiale dell´esercito poi trasferito a Trieste dove Alberto era riuscito a collaborare stabilmente al Piccolo. La scelta aveva amareggiato suo padre che lo voleva medico, un primo tradimento, anche se in quel caso veniale. Trieste, i primi servizi esterni oltre confine, poi il trasferimento a Roma, dove le ambizioni di crescere lo portarono a tradire di nuovo, la carta stampata per la tv al Tg2 di Zatterin. Quando Michele Guardì lo chiamò a sostituire Fabrizio Frizzi nella conduzione di I fatti vostri, Castagna non esitò. Un altro tradimento, i non amici si scandalizzarono, gli amici che da sempre conoscevano la sua vitalità, l´allegria, la voglia di divertire gli altri con barzellette e imitazioni, l´istinto alla provocazione, non si sorpresero. Le regole saltarono del tutto all´avvento di Stranamore, il programma che nel 93 segnò la svolta, da Rai a Mediaset, dai 5 milioni al mese al miliardo l´anno per tre anni, un dettaglio che suscitò invidie e malanimi e rese più feroci le critiche. Si è scritto di tutto: un mercenario; parla a vanvera e ha gli occhi inutilmente azzurri (in verità erano verdi); cinico sfruttatore della tv del dolore; colpevole dell´Italia resa più imbecille da Stranamore... E le sue risposte non erano di aiuto. ”Non sono i miliardi, è stato Berlusconi a sedurmi. Mi ha affascinato, è aperto e pieno di informazioni, irresistibile”. Non era provocazione, anche quando Berlusconi entrò in politica, Castagna votò per lui. ”Mi hanno convinto le sue idee e non me ne vergogno. Ho un excursus politico niente male, ho fatto le barricate, ho votato Pci, poi i radicali. Ho sempre difeso le mie posizioni e lo farei anche ora”. Allo stesso modo ha difeso sempre il suo programma: ”Non siamo noi che ci intrufoliamo di nascosto nella vita privata della gente, è la gente che chiede aiuto alla televisione, per implorare un perdono, per parlare d´amore, per riacciuffare sentimenti perduti”. Con l´esplosione del successo di Stranamore anno dopo anno, otto, dieci milioni di spettatori, cresceva la fama di Castagna teledivo, personaggio da cronache rosa da sorprendere in momenti compromettenti, perfino nudo. E non era difficile, dato l´interesse di Castagna per le donne, e la disinvoltura con cui era pronto a dichiarare innamoramenti e passioni. Il 23 maggio del ’93, quando si diffusero le foto del matrimonio con Maria Cristina Romano, detta Pucci, medico dermatologo stimatissimo, dalla quale aveva già una bambina di due anni, sembrò la scelta definitiva. Durò 15 mesi» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 2/3/2005). «Il pubblico lo vedeva davanti alle telecamere, con il suo cappelluccio di lana sul camper di Stranamore, poi seduto nel salotto della trasmissione davanti alle lacrime dei fidanzati lasciati. Lo vedeva grondante una solidarietà spesa per amore di ascolto. Lo vedeva inventarne sempre una nuova (il rapporto tra omosessuali, la violenza a una minorenne, i continui sospetti di falso, la partecipazione di un bambino al programma che gli fruttò la radiazione dall’Ordine dei giornalisti) per attirare pubblico, per non scomparire dall’elenco degli uomini di successo, influenti. Non immaginava che, forse, tutto questo gli costava fatica. Restare, come si dice, sulla cresta dell’onda, è un compito onerosissimo: e se la mente regge, il cuore può cedere. Poi Castagna, ad onta delle apparenze, era uno che se la prendeva. Gli dispiaceva che si parlasse male di lui e delle sue trasmissioni, visto che l’uomo, in questo caso, si identificava con il prodotto. Ostentava cinismo, ma forse il cinismo era la sua corazza, il suo modo per non porsi più tanti dubbi e perseguire l’unico scopo consentito in televisione, soprattutto nella televisione commerciale: fare ascolto. E non perdere il contatto con il pubblico, che vuole dire anche perdere contratto. Pubblicitario. Dall’alto dei suoi ascolti, durante il periodo d’oro, avrebbe potuto infischiarsene di quello che scrivevano i giornali, spesso critici nei confronti di un programma che fu il precursore di tanti reality. Lui invece reagiva malamente, si dispiaceva che Stranamore fosse da qualcuno considerato un esempio di cattiva televisione, con il conduttore stillante carità pelosa da ogni atto, da ogni movenza, con il pubblico stesso che faceva spettacolo, portando in piazza i fatti propri. E perché questi fatti reggessero lo show, dovevano essere sempre più pesanti, sempre più forti. Si raccontavano delle cose, in trasmissione, davanti a milioni di telespettatori, che nella vita vera, non quella filtrata dal video, non si sarebbero raccontate nemmeno al migliore amico. Cose tristi, turpi, umilianti. E allora si sperava che quei casi fossero inventati, che fosse tutto finto, tutto sceneggiato apposta. Alberto Castagna ha svolto un compito importante: non ha allontanato gli spettatori dalla televisione, ma li ha allenati a crederle meno, a giocarci, a capire che si tratta sempre di spettacolo, e che i casi di Stranamore andavano seguiti come dei piccoli romanzetti sceneggiati, e non come spaccati di vita vissuta. Lo specialista nella ricomposizione delle coppie aveva complicato la sua, di coppia. E se ne era parlato tanto. La vita è paradossale rispetto alla tv. Poi era tornato in video, con Casa Castagna, e si era mostrato in una versione moderata. Aveva anche recitato, nella Villa dei misteri, ed in modo piuttosto naturale. Era tornato, testardo, con Cosa non farei, definito un non-reality, dove faceva persino tenerezza; e poi con il suo classico ormai diventato programma di serie B, superato da tanti Grandi Fratelli. Giornalista, aveva cominciato la sua attività al ”Piccolo” di Trieste, poi era stato a lungo inviato del Tg2; però lo ricorderemo soprattutto come l’uomo dei Fatti vostri prima, di Stranamore dopo, come uno dei simboli di una tv miliardaria e ruffiana; lo ricorderemo come un personaggio contraddittorio, bravo e ribaldo; lo ricorderemo come colui che ci ha reso più disincantati, di fronte alle lacrime e ai dolori televisivi» (Alessandra Comazzi, ”La Stampa” 2/3/2005).