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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

Cavasin Alberto

• Treviso 19 gennaio 1956. Allenatore. Dalla 29ª giornata del campionato 2010/2011 alla Sampdoria. Nel 2009/2010 al Bellinzona (serie A svizzera). Due salvezze in A col Lecce, vinse la C2 con la Florentia Viola (2002/2003). Alla fine del campionato 2008/2009 sulla panchina del Brescia (B), fu esonerato dopo poche giornate del campionato 2009/2010. Nel 2007/2008 al Frosinone (B). Nel 2006/2007 qualche giornata sulla panchina del Messina (sostituendo Bruno Giordano al quale in breve restituì il posto). Nel 2005/2006 al Treviso (subentrato ad Ezio Rossi). Nel 2004/2005 prese il Brescia (A) in corsa e sfiorò una clamorosa salvezza. Inizi col Treviso in C2, nel 1990-91, poi in C2 con Trento e Fano e in C1 con Ravenna e Fiorenzuola, la B col Cesena • «Sono nato povero, ultimo di quattro figli, papà Olindo mugnaio, mamma Maria casalinga. Giocavo con la cenere e i chiodi delle cassette che servivano per fare legna […] Tatticamente, prediligo il mordi e fuggi. Per il resto baso il lavoro sulla stima, sulla fiducia, sul rispetto. Ai miei non chiedo l’amicizia. Troppo pericolosa. Preferisco il distacco. Non sono uno da cene di gruppo. Meno sto con i giocatori e meglio è: per me e per loro» (Roberto Beccantini, “La Stampa” 2/7/2001) • «Il calcio non si gioca alla PlayStation, quello è un’altra cosa. Il calcio vero è fatto da uomini, conta la creatività […] Chi fa venti passaggi di fila non gioca a calcio. Quello non è spettacolo, è come far l’amore e non raggiungere mai il piacere. […] Quali sono — continua — le qualità fondamentali per un tecnico? Per prima cosa la passione per quello che fa, poi l’esperienza. Solo quella ti consente di mettere a frutto le tue intuizioni. Ricordo, ad esempio, Osvaldo Bagnoli. Lui durante la partita riusciva a intuire il punto debole dell’avversario e ci diceva cosa fare. Inizialmente dubitavamo, ma poi ci siamo accorti che seguendo il suo suggerimento riuscivamo sempre a fare gol. Il gruppo lo seguiva, solo così ottieni risultati […] Il calcio non è una scienza esatta, devi essere bravo a osservare i particolari. A volte una semplice sfumatura cambia tutto. Penso al mio 3˚ anno a Lecce: eravamo più forti della stagione precedente, eppure non siamo riusciti a ripetere i nostri risultati. In questo mestiere mai esaltarsi, né deprimersi […] Il calcio che voglio è vincente, non solo tattica e fisico. Il più bello, per me, è quello che propone la Juventus di Lippi, con la sua disciplina, l’attenzione e l’equilibrio. I venti passaggi di fila li lascio fare agli altri, a quelli che non hanno individualità da sfruttare, a chi deve pensare a limitare i danni. Io voglio vincere» (Alessio Da Ronch, “La Gazzetta dello Sport” 25/7/2003).