Varie, 19 febbraio 2002
CECCARELLI
CECCARELLI Daniela Frascati (Roma) 25 settembre 1975. Sciatrice (alpina). Medaglia d’oro in superGigante alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002 • «Ogni mattina si prepara come se dovesse andare ad una festa. Una manìa. Quasi un rito. Per una che si deve alzare presto e fare tutto in fretta, è un sacrificio nel sacrificio: ”Non posso rinunciare alla mia femminilità”, dice alle amiche. All’inizio la guardavano male. Dopo hanno capito: ”Non è una civetta, è una che vuol rispettarsi”. Lei è nata a Rocca Priora, che sta sopra Frascati, figlia di un top gun dell´aeronautica militare, un colonnello pilota che è stato in missione anche nel Golfo Persico: ”Papà si chiama Roberto, è stato lui il colpevole, è lui che mi ha insegnato a sciare. Aveva la passione per le picchiate con gli F-104, ma anche per le picchiate con gli sci. Ho imparato a Campo Catino, in provincia di Frosinone”. L´idea che una sciatrice di Roma e dintorni abbia battuto le orchesse austriache, la fuoriclasse Kostelic e tutte le altre col genoma alpino nel sangue è un’impresa più ardua che aver vinto questa gara. Gli americani l’hanno subito adottata: ”La sciatrice del vino Frascati”. Fa niente. C’è di peggio, nel mondo. […] Ha la faccia simpatica e una parlantina svelta, arguta. […] Per allenarsi, da piccola, papà Roberto la portava in roulotte sullo Stelvio, come il padre dei Kostelic coi suoi figli Janica e Ilica. La gavetta dei campioni segue tracce identiche. Aveva 13 anni, Daniela, quando la scoprì il povero Toni Morandi (scomparso di recente). Si trasferisce nelle valli bergamasche, entra nel giro delle nazionali sette anni fa, ”ma mi pagavo le spese. Sciatrice di città? A parte che vivo da tredici anni su al nord, tra i monti, mi sento cittadina. Non importa di dove sei: per vincere occorre porsi un obiettivo preciso e raggiungerlo con assoluta determinazione. Il mio obiettivo erano le Olimpiadi”, confessa candidamente. […] La prima vittoria della carriera che coincide con la corsa olimpica. Da sballo» (Leonardo Coen, ”la Repubblica” 18/2/2002).