Varie, 19 febbraio 2002
CECCARELLI
CECCARELLI Filippo Roma 22 luglio 1955. Giornalista. Dal 2005 a ”la Repubblica”. Prima era alla ”Stampa”. E prima ancora a ”Panorama”. Sposato con la collega Elena Polidori • «[...] esperto di uomini politici [...] un archivio megagalattico [...] ”[...] Arrivai a ”Panorama’ nel settembre del ”74. Due mesi prima avevo dato la maturità. Ricordo un giornale pieno di giovani, ma con una testa salda e matura. Gente di esperienza, Sechi, Tumiati. Una grande scuola di umiltà, di lavoro in équipe. [...] Il punto fondamentale della mia vita è Elena. [...] Stavamo a scuola insieme, abbiamo deciso di fare il giornalista insieme. Lei economica, io politico. Lei al ”Fiorino’, io a ”Panorama’ [...] Mio nonno era un giornalista del ”Tempo’, si chiamava Ceccarius ed era un erudito, un cultore di Roma. stata una figura fondamentale per me. Da lui ho appreso il gusto dell’archivio. Da subito ho capito che il ritaglio è indispensabile per comprendere gli eventi [...] Sono uno squalo da retrovia. Non parlo con i politici. Leggo quello che dicono e fanno”. [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 51/2000) • «[...] tutte le mattine legge e rilegge quotidiani, settimanali, mensili. Sceglie gli articoli più ”completi”. Impugna le forbici e comincia a tagliuzzare. Poi infila tutto nei cassetti che circondano la sua scrivania e una volta l’anno (’prima erano due”) cataloga tutto (’ci metto 15 giorni, una fatica mostruosa”). Risultato: otto armadi [...] zeppi di raccoglitori di cartone (’Sono 210”) che contengono oltre 1.000 cartelline per un totale di 100.000 ritagli [...] ”Ho iniziato a 19 anni, quando collaboravo con ”Panorama’. [...] Ma la classificazione ce l’ho nel sangue. Sono nipote di Ceccarius, l’erudito che ha passato la vita a raccogliere materiale sulla città di Roma. Il metodo di lavoro però non me l’ha insegnato nessuno, è venuto spontaneamente: c’è una mano invisibile che ti aiuta e tutto è collegato all’evoluzione del sistema politico [...] negli anni ”70 l’archivio è cresciuto sulla base delle tribù. La politica era fatta di recinti e steccati, di confini rigidi tra comunisti, democristiani, repubblicani e liberali. Con gli anni ”80 incominciano le personalizzazioni. Ora non ci sono più barriere tra gli argomenti, la politica è contaminata dalla giustizia, dallo spettacolo e da mille altre cose” [...] All’inizio degli anni ”90, con la transizione dalla prima alla seconda Repubblica, l’archivio ha cominciato a gonfiarsi in maniera incontrollabile. ”Dovevo continuare a raccogliere i ritagli su quelli che uscivano di scena e iniziare a concentrarmi sui nuovi protagonisti. L’archivio è meglio di un sondaggio: ti fa capire che cosa è importante per la gente e che cosa no. Ci sono faldoni che si sgonfiano improvvisamente e altri che crescono a ritmo superaccelerato”. [...]» (Vittorio Zincone, ”Sette” n. 31/2002).