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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CECCHI D’AMICO Suso

CECCHI D’AMICO Suso (Giovanna) Roma 21 luglio 1914, Roma 31 luglio 2010 Sceneggiatrice. In oltre mezzo secolo d’attività (esordio nel 1946 con Mio figlio professore di Castellani) lavorò con i registi più importanti: da De Sica a Blasetti, da Zampa a Monicelli, da Antonioni a Zeffirelli. Per vent’anni fu la sceneggiatrice fissa di Visconti. Negli anni Settanta cominciò a lavorare anche per la tv, soprattutto con adattamenti di romanzi: Le avventure di Pinocchio, Cuore, La storia. Raccontò la sua vita e il suo lavoro nel libro Storie di cinema e qualcos’altro (“liberal”, 30/7/1998) • «Ha scritto per Visconti e De Sica, Rosi e Monicelli, Zampa e Blasetti, Antonioni e Comencini, Zeffirelli e Bolognini; ha firmato Ladri di biciclette e Miracolo a Milano, Il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, Bellissima e Senso, Salvatore Giuliano e I soliti ignoti. [...] "Io sono rimasta legata a una mentalità. Uno faceva le cose che lo appassionavano. Mi è rimasto questo vizio. Non mi sono mai considerata professionista, nel senso di fare un mestiere, perché ho fatto le cose che mi piaceva di fare. Non che mi sentissi ’ispirata’, ma appartengo a quegli anni in cui abbiamo illustrato la società che stavamo vivendo. Tutti avevamo l’idea di partire da quello che avveniva. Questo non c’è adesso, forse a nessuno va di parlare di quello che succede, non ci piace". Perso per sempre? "Spero di no. Resta il fatto che non ci piace la società che stiamo vivendo e quindi non ne parliamo, in quanto non ne potresti parlare con la violenza negativa che vorresti [...] Quando ho cominciato non ci veniva in mente di domandarci: avrà successo? [...] L’atteggiamento è sempre stato: facciamo una cosa che ci piace e cerchiamo di farla bene. Con la consapevolezza, per quanto mi riguarda, di quello che sapevo fare. Magari poi il risultato non era quello che speravo, il punto di partenza però era sempre lo stesso" [...] è nata in una famiglia di letterati. Ma ha deciso di avvicinarsi al cinema che era visto come qualcosa di minore. "Era visto con enorme curiosità, con l’interesse per la novità. Per me è stata una scelta, e una conquista». Ha collaborato con tutti i grandi. Tranne Fellini. "Lavoravo molto con Flaiano, che mi raccontava. Le sceneggiature di Fellini con Flaiano erano gran passeggiate in macchina, credo che non abbiano mai fatto una vera seduta di sceneggiatura. Andavano in giro e poi Pinelli scriveva. Ogni équipe ha la sua storia". Ha condiviso i primi film di Antonioni. "Antonioni è estremamente spiritoso. Quanto ci siamo divertiti! Portava dialoghi che a lui sembravano normalissimi e io mi chiedevo: ma questi chi li dice? Avventure così belle è un pezzo che non mi capitano. Mi sono poi divertita a fare la commedia, in gruppo. Con Benvenuti e De Bernardi, con Age e Scarpelli". Resta un segreto impenetrabile il suo lavoro. Soprattutto per le coppie, si può solo immaginare quali siano i rispettivi ruoli e meriti. "Avendo lavorato con tutti, io lo so. Si creano equilibri. C’è sempre quello più creativo, fantasioso, ma anche più dispersivo se non c’è l’ altro. E non vuol dire uno più bravo dell’altro". C’era sempre quello che non scriveva, che si limitava a suggerire, sollecitare? "Flaiano scriveva pochissimo. Passato il momento dell’ idea brillante non gli interessava più, non gli andava di fare il compito a casa". [...] ha visto nascere Ladri di biciclette. "Prevale il ricordo di un’avventura in cui ci siamo divertiti tanto. C’era questo racconto di Bartolini dal quale siamo partiti decidendo, come oggi non ci verrebbe neanche in mente, di andare a spasso per la città. De Sica, Zavattini e io. Così si lavorava. In giro, vedere, parlare con la gente. Rubavamo, con grande piacere. Adesso sei solo in pensiero per evitare di finire sotto una macchina [...] non riesco a far nulla se non ho l’idea dell’ arco, devo sapere perché parti e dove arrivi. Secondo Zavattini finiva che questo aveva cercato tutto il giorno la bicicletta, tornava a casa e non l’aveva trovata. Ecco perché Sergio Amidei si ritirò, e io entrai al suo posto [...] Io proposi: finisce che la ruba lui la bicicletta. Zavattini aderì solo per farmi contenta ma per me era fondamentale". È la svolta che ha dato al film la forza che ha. [...] "Visconti è stata una grande amicizia. Con Monicelli nel comico e con Visconti nel drammatico, le mie esperienze migliori sono state tra amici". Attori e attrici? "Non sono mai stati la mia compagnia preferita. Ero molto amica con la Magnani, anche un po’ vittima, la Magnani aveva bisogno di una vittima che le piacesse. O Mastroianni, passavamo l’estate insieme a Castiglioncello. Mi è capitato poco di lavorare, lavori ai quali tengo, con persone che non fossero veramente amiche. È un lavoro che richiede complicità"» (Paolo D’Agostini, "la Repubblica" 17/7/2004).