Varie, 19 febbraio 2002
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CELENTANO Rosalinda Milano 15 luglio 1968. Attrice. Terzogenita di Adriano Celentano e Claudia Mori, ha scritto canzoni ha partecipato al Festival di Sanremo nel 1990) e girato diversi film, tra cui La passione di Cristo di Mel Gibson dove faceva la parte del diavolo
CELENTANO Rosalinda Milano 15 luglio 1968. Attrice. Terzogenita di Adriano Celentano e Claudia Mori, ha scritto canzoni ha partecipato al Festival di Sanremo nel 1990) e girato diversi film, tra cui La passione di Cristo di Mel Gibson dove faceva la parte del diavolo. anche una brava pittrice (’Corriere della Sera” 13/7/2004). «La figlia d’arte più imprendibile e versatile del nostro showman-guru per eccellenza» (Rodolfo Di Giammarco). «Inquieta, divisa tra musica, cinema e televisione, con un grande amore (dentro) e un forte risentimento (fuori) per quei genitori importanti che le hanno segnato la vita. [...] i capelli quasi rapati a zero, lo sguardo ”demoniaco” che aveva nel film di Mel Gibson [...] Personaggio complesso, Rosalinda. Sostiene di non saper più parlare italiano senza offrire altre alternative linguistiche se non i silenzi, la passione, le sue sculture, i suoi quadri. ”La musica – lounge o classica che sia’ è qualcosa che sta dentro l’anima. Non riempie lo spazio, ma ne costituisce un elemento di cui non riesco a fare a meno sia per dipingere sia per... dormire”. ”Per me sentire la musica è come ingrassare dentro... un cibo che ti entra dall’orecchio e finisce dappertutto. La musica è la maestra di tutte le arti: se scolpisci o dipingi con la musica il risultato ha uno spessore, se lo fai in silenzio ne ha un altro. La musica è vitale come l’acqua per il corpo umano”. Attrice per registi importanti – basti pensare alla gibsoniana Passione di Cristo e prima ancora a Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci [...] è assemblatrice di musica, pittrice, un privato complesso. Quale Rosalinda prevale? ”Nessuna. Sono tutti aspetti della ricerca dell’amore. Così vivo il paradiso nell’inferno e l’inferno nel paradiso. tutto fuoco”. E il fuoco della Celentano colpisce uomini d’ingegno: ”Almodovar mi chiama Adriana e mi ha detto che ho una faccia piena. Mel Gibson è un piccolo genio, umile come tutti i grandi. Ti coccola con silenzi e poche parole e poi sul set ti bastona nel senso più costruttivo del termine. Biagio Antonacci è carino e mi può chiedere quello che vuole”. Ma si considera eclettica? ”Sì, anzi no, in realtà io non mi considero. Io mi percepisco [...] La vita è un’università dove ci sono tante materie e io sono assetata di arte e di cultura perchè di base parto ignorante”. Comprensibile per la figlia del ”re degli ignoranti”... ”Lui ne va orgoglioso, io no”. Più degli altri figli del Molleggiato, Rosalinda sembra aver trovato la propria strada. Eppure sostiene di sentirsi come sospesa su un abisso: ”L’ho conosciuto e a tratti lo riconosco ancora. Ho voluto a un certo punto buttarmicisi dentro e non ci sono riuscita. Ho fallito. Salvo poi scoprire che amavo la vita. L’abisso prende molte forme, come il diavolo, non è una persona. Bevevo molta vodka per sentire un po’ meno il fuoco. durato un paio danni”. Quale fuoco? ”La passione, senza la quale non riesco a vivere”. Recuperato il rapporto con la famiglia? ”Sì, ma senza mescolarsi. Rispetto papà e mamma perché ho imparato a rispettare me stessa. Li sento raramente, quanto basta. Si sa che i genitori amano il figli, ma io non lo darei per scontato [...] discoteche ne frequento poche ormai. La notte per me è anzitutto ”silenzio e Schubert’. Se conosco Schubert e lo amo posso poi passare a lounge, rock, Nirvana, Sinead ”O Connor... Da ”piccola’ andavo in discoteca, adesso ci vado meno. Ma di notte la luna entra prepotentemente nella mia camera. La città che ha la notte più bella è Praga, seguita da Mosca e Riga” [...] Da cosa nasce il dolore? ”E chi lo sa. Da un papà che canta Azzurro ma non ti rimbocca le coperte, da una mamma della quale hai dimenticato l’odore, da una casa da cui te ne sei andata troppo presto senza sentire più chiamare ” pronto in tavola!’, dall’incapacità di morire presto [...]”» (Mario Luzzatto Fegiz, ”Corriere della Sera” 28/3/2006). «A 18 anni ho preferito andar via di casa anche a costo di dover far fronte da me a esperienze dure. Dovevo capire chi ero e chi non ero. Con lui e con mamma, due personalità forti, ho mantenuto un rapporto bello ma a patto di non vederci» (’la Repubblica” 17/9/2002). Pratica la scultura e la pittura: «Mi ispiro a Egon Schiele e prima o poi vorrei fare una personale» (M. G., ”Panorama” 30/9/1999).