Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CELLI Giorgio

CELLI Giorgio Verona 16 luglio 1935, Bologna 11 giugno 2011. Etologo. Protagonista di fortunate trasmissioni televisive • «[...] docente di entomologia all’Università di Bologna, ha l’aria del santone, del profeta, del pastore, e un po’ anche dell’anacoreta, solo con i suoi libri e i suoi gatti. L’aspetto è eccentrico e dimesso, l’approccio cordiale e conviviale, l’accento, quello della sua terra, l’Emilia, il tono confidenziale, il piglio didattico. Parla degli animali come di vecchi amici con amabile semplicità e passione scientifica. [...] Quando, e come, nacque la sua passione per gli animali? “Quando, bambino, vidi una gatta allattare i piccoli e, poco dopo, una giovane contadina allattare il figlioletto”. Un corto circuito conoscitivo? “Un corto circuito conoscitivo”. I suoi maestri? “A quindici–sedici anni scoprii Darwin. Non un maestro: un santo protettore”. Altri maestri o santi protettori? “Un maestro alla lontana, l’etologo austriaco Konrad Lorenz. Nobel nel 1973”. [...]» (Roberto Gervaso, “Il Messaggero” 28/11/2005) • «[...] Non sono propriamente un etologo. Piuttosto un entomologo. Studio gli insetti, le api soprattutto, da un punto di vista scientifico. E poi i gatti, ma in questo caso mi considero un etologo da camera”. È un grande divulgatore del mondo degli animali, con decine di libri al suo attivo, alcuni tradotti persino in giapponese. [...] Quando era bambino, sfollato insieme alla famiglia da Bologna, stremata dai bombardamenti alleati, la sua prima gatta - chiamata Giuditta per quel suo artiglio sempre affilato, che richiamava alla memoria la tragedia di Oloferne - sfornò 4 gattini morbidi e arruffati. “Da quell’episodio nacque tutta la mia passione per il mondo animale e per i suoi misteri”. [...]» (Paolo Ligammari, “Specchio” 11/12/1999).