Varie, 19 febbraio 2002
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Chapman Tracy
• Cleveland (Stati Uniti) 30 marzo 1964. Cantautrice (con laurea in antropologia) • «In carriera dal 1988 con un debutto strepitoso da oltre 10 milioni di copie vendute grazie a brani diventati manifesti nei campus universitari come Talkin’ ’bout a Revolution e Fast Car […] Le melodie sono semplici e vi predomina la chitarra, secondo la tradizione dei folk-singer Usa, la voce è in primo piano e i versi sono coinvolgenti. […] “Sono cresciuta con il gospel, mia madre ne era una grande appassionata”» (Gloria Pozzi, “Corriere della Sera” 1/10/2002). «Non sono una cantastorie, né una cantautrice che adegua il suo stile alle circostanze. E neanche una che cambia con le mode correnti. […] Sono cresciuta in una famiglia Battista, forse sono stata battezzata, non ricordo. Ma oggi m’interessa solo la spiritualità insita negli esseri umani e connessa col vivere quotidiano. Non credo nella reincarnazione, sono una persona estremamente razionale. Non venitemi a raccontare storie se non avete le prove di quello che dite» (g. v., “la Repubblica” 19/9/2002) • «[...] nelle mie canzoni non ci sono i dettagli della mia vita. Quella musicale è un’industria implacabile, il pop è considerato un linguaggio leggero, senza troppe complicazioni: si canta l’amore e basta, è il mercato che lo vuole. Molti lo fanno. Io non ci sto, sono una cantastorie e racconto la vita in tutte le sue sfumature: i sentimenti, certo, ma anche le ingiustizie, la violenza, la memoria [...] Canto il mondo in cui viviamo. Siamo diventati individualisti ed egoisti, però dobbiamo imparare a dividere questo pianeta con gli altri. Può essere un luogo fisico, uno stato della mente o un modo d’essere. So che spesso è difficile sentirci al sicuro su questa Terra [...] La musica può unire ma non cambiare le idee delle persone. Ogni artista ha il diritto di raccontare quello che vuole, però senza imporre il suo messaggio. È quello che faccio io per vivere» (Sandra Cesarale, “Corriere della Sera” 3/9/2005).