Varie, 19 febbraio 2002
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CHASTAIN Brandi San José (Stati Uniti) 21 luglio 1968. Calciatrice • «L’immagine del calcio femminile è ferma a quel celebre fotogramma fissato dentro lo stadio Rose Bowl di Pasadena, California: 10 luglio 1999, finalissima del Mondiale delle donne, Bill Clinton e la First Lady Hillary, che cinque anni prima avevano disertato la finale dei maschi (Italia-Brasile, dentro lo stesso stadio) in tribuna assieme a un popolo record di 90
CHASTAIN Brandi San José (Stati Uniti) 21 luglio 1968. Calciatrice • «L’immagine del calcio femminile è ferma a quel celebre fotogramma fissato dentro lo stadio Rose Bowl di Pasadena, California: 10 luglio 1999, finalissima del Mondiale delle donne, Bill Clinton e la First Lady Hillary, che cinque anni prima avevano disertato la finale dei maschi (Italia-Brasile, dentro lo stesso stadio) in tribuna assieme a un popolo record di 90.185 spettatori (qualche centinaia in più rispetto a quanti applaudirono gli uomini nel ’94). Stati Uniti e Cina chiudono le ostilità (anche politiche della vigilia) di tempi regolamentari e supplementari sullo 0-0. Si va ai rigori. Per ultima tocca tirare alla signorina Brandi Chastain, già olimpionica nel ’96, in arte Hollywood per la sua vivacità dentro e fuori del campo. Per la cronaca, qualche mese prima la simpatica Brandi si era fatta immortalare sulla rivista ”Gear” pronta per entrare in doccia con due palloni (ovviamente da calcio) sistemati nei posti strategici. Rincorsa, tiro e palla che finisce nella rete della stessa porta davanti alla quale Baggio aveva spedito il suo rigore in cielo. Le donne Usa sono campionesse del mondo per la seconda volta nella storia della loro Nazionale. Brandi cade in ginocchio folgorata dalla gioia. Ma prima di accucciarsi sul prato, compie il gesto classico che fra i colleghi maschi è forse il più gettonato: si toglie la maglia. Naturalmente non è uno spogliarello in piena regola: rimane con un reggiseno nero sportivo con la griffe della Nike. Oggi Brandi Chastain spiega: ”Rimasi scioccata dalle attenzioni che ricevetti. Non me l’aspettavo, tutto per quel gesto istintivo. Certo in campo femminile una ragazza che si toglie la maglia era forse qualcosa che non si era mai visto prima. Ma in altri sport come l’atletica si gareggia con body attillatissimi e c’è addirittura chi fa i calendari”. [...] Finisce sulle copertine di ”Times” e ”Newsweek”, sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo e serve da sfondo a una manciata di libri degli argomenti più vari. E Brandi detta Hollywood, a Hollywood, pochi isolati dietro lo stadio, ci va davvero: in pochi giorni colleziona più interventi in tv di un candidato alle elezioni. Firma contratti per due milioni di dollari, che nel calcio femminile valgono lo stipendio di Ronaldo e Del Piero messi assieme. Spiega Brandi: ”Non posso negare che da quel momento la mia vita è cambiata: ho incrementato gli sponsor, il numero delle apparizioni in pubblico e anchei soldi nelle mie tasche. Ma ora lagente ci cerca, sa chi siamo e che giochiamo a pallone”. Vero fino a un certo punto. Perché la maggioranza degli americani oggi del calcio femminile ricorda ben poco. Indovinato, giusto Brandi Chastain in reggiseno in ginocchio su un prato poco prima di essere sommersa dall’abbraccio di altre dieci signorine in calzoncini. In questi quattro anni il soccer delle donne è rimasto ancora fissato su quell’immagine. In verità sull’onda dell’entusiasmo di quei giorni aveva fatto subito passi da gigante: nel 2001 era nata la Wusa, la lega professionistica. Ma [...] la Lega [...] ha annunciato il proprio fallimento con una perdita di 88 milioni di dollari in appena tre stagioni giocate. [...] Intanto quello storico reggiseno nero che ha fatto la fortuna di chi lo vende (Missy Park, la fondatrice della Title 9 Sport, linea di reggiseni sportivi ha raccontato al ”New York Times” di aver raddoppiato le vendite), Brandi lo custodisce neppure troppo gelosamente in un cassetto di casa: ”Lo tengo assieme agli altri indumenti da gioco e qualche volta che mi sono trovata a corto di roba pulita, me lo sono pure rimesso”, ci rivela. Notizia che farebbe venire i sudori freddi a migliaia di collezionisti disposti a staccare cospicui assegni pur dimetterselo in credenza nel tinello. Insiste Brandi: ”Non capisco che cosa sia successo, perché la gente dalla finale mondiale ci cerca continuamente. Sono finiti i tempi in cui eravamo noi a dover inseguire il pubblico per spiegare che eravamo un gruppo di calciatrici. Persone che non ci avevano mai seguito prima, ora so per certo che sono intrigate dall’inizio di questa coppa del Mondo. Merito anche di quel rigore e di quello spogliarello? Probabilmente sì, ma se questo ha fatto del bene al calcio e innamorare del nostro sport un sacco di ragazzine non m’importa. Basta che la gente venga dentro gli stadi”» (’La Gazzetta dello Sport” 20/9/2003).