19 febbraio 2002
Tags : Tirzo Chazaro
Chazaro Tirzo
• . Nato a Città del Messico (Messico) il 13 aprile 1950. «Rampollo di un’altolocata famiglia di architetti con intrecci massonici che portano fino agli Usa. ”Perfetto per una telenovela”, dicono di lui, sottolineando il fascino maturo di quell’uomo atletico e sempre abbronzato, i capelli brizzolati e l’espressione decisa [...] Figlio di un ricco imprenditore alberghiero che ha costruito la sua fortuna tirando su complessi residenziali nella città di Huatulco, nello stato di Oaxaca, ha studiato nei migliori collegi del suo paese, parla quattro lingue ed è arrivato a un passo dalla laurea in legge. La sua è una famiglia potente, uno zio è stato ministro della Marina mercantile. Conta su amicizie importanti, in particolare quella dell’ex governatore dello stato di Morelos, Jorge Carrillo. Ma è un tipo modesto, introverso. All’inizio degli anni Novanta aveva conquistato la fiducia di Maurizio Raggio, che lo aveva messo accanto a Francesca Vacca Agusta; doveva accompagnarla, proteggerla, farle da consigliere, poi è andata a finire diversamente. La relazione con la contessa è cominciata nel 1994, dal 1998 si era trasferito a Villa Altachiara e dormiva con lei. Sveglia all’alba, mezz’ora di corsa con la tuta rigorosamente bianca lungo i sentieri del Parco di Portofino, ginnastica e colazione a letto con la padrona di casa: ”Lei lo trattava come un cagnolino: siediti qui, fai quello, vammi a prendere quell’altro. E lui obbediva, in silenzio” ricordano i maligni. Voleva salvare Francesca: ”Però dovevo portarla lontano, in Messico - ha detto ai carabinieri – Quando ci trasferivamo laggiù diventava più tranquilla, serena, libera da tutte quelle brutte persone che la facevano stare male. Stavo organizzando il prossimo viaggio”. Sognava di sposarla a Cuernavaca, lei se n’è andata prima e gli ha lasciato quasi tutto il patrimonio. Lui nei primi giorni della scomparsa ha pianto di continuo, rimproverandosi di non aver fatto nulla per salvarla. Eppure, quella notte sulla scogliera era arrivato giusto a pochi metri da lei» (Massimo Calandri, ”la Repubblica” 6/2/2001).