Varie, 19 febbraio 2002
CHEREAU
CHREAU Patrice Lezigne (Francia) 2 novembre 1944. Regista • «[...] regista di fama mondiale, uno dei pochi, oggi, a possedere ancora un segno artistico personale e inconfondibile [...] Nel suo Paese, è fra gli autori più amati. Fuori di Francia, si guarda a lui come ad una garanzia di qualità e buongusto. Frequenta con lo stesso successo il teatro, il cinema e la lirica: ”Ma da qualche anno è il cinema a prendermi totalmente. Dal teatro mi astengo. Piccole incursioni nell’opera lirica, [...] Oggi il teatro è relegato dai nuovi media in luoghi e spazi frequentati da un pubblico di esperti, che si incontrano fra loro e occupano le sale come sacerdoti di un rito iniziatico. Il teatro non mi dà più i brividi. Il cinema ancora sì [...] Non si trovano facilmente, oggi, i bravi attori. In generale, sul piano tecnico sono meno attrezzati dei loro predecessori. Meravigliosi restano gli attori inglesi, duttili, seriamente preparati, continuatori di una scuola e di una tradizione meravigliose. Gli italiani? Se cerchi la brillantezza, il girotondo delle apparenze, vanno bene. Per loro è invece difficile scavarsi dentro, interiorizzare il ruolo [...] la televisione? L’anfiteatro antico costruito sul pendìo di una collina, verso il quale muoveva l’intera città , era ben altra cosa. Ma il processo è irreversibile. Indietro non si può tornare [...]”» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 5/11/2005). Con Intimacy (vincitore dell’Orso al Festival di Berlino 2001) ha fatto scandalo: «Dopo Berlino, l’ho presentato in tutto il mondo: sono fiero di quel lavoro e sono certo che migliorerà col tempo, nel senso che se ne comprenderanno appieno tutti i contenuti. Considerarlo, infatti, solo un film che parla di sesso sfrenato, attraverso immagini crude, è riduttivo: è come parlare solo di una parte di esso. L’ho portato anche a New York e ho avuto riscontri molto positivi [...] Ho fatto molto teatro finché avevo un rapporto con autori contemporanei, come Genet, Heiner Müller, Koltès: con loro potevo raccontare storie del mio tempo, quindi avvertivo l’urgenza di stare in palcoscenico. Ma loro, purtroppo, sono scomparsi e allora non avverto più quell’urgenza: un qualunque testo classico può aspettare. Il cinema, invece, per me in questo momento è una grande ginnastica: più mi alleno e più faccio film migliori. Adesso, per esempio, oltre alla sceneggiatura su Napoleone, sto pensando a un’altra sugli ultimi giorni del governo di Vichy» (’Corriere della Sera” 7/11/2001).